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(ANSA) - È stata lanciata la prima class action europea a livello sanitario contro la Philips, per alcuni suoi prodotti per la terapia respiratoria e del sonno. Promotore dell'iniziativa è lo studio legale associato Ambrosio e Commodo di Torino.
A depositare il ricorso al tribunale di Milano è stata una coalizione internazionale di avvocati, la Global Justice Network, il cui presidente è l'avvocato Stefano Bertone (dello studio torinese), per conto di tutti gli utenti europei colpiti da difetti nei respiratori a pressione positiva continua delle vie aeree (Cpap) e nei ventilatori meccanici salvavita.
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Si tratta di macchinari che utilizzano la pressione dell'aria per mantenere aperte le vie respiratorie durante il sonno, per i pazienti affetti da disturbi dell'apnea notturna. I ventilatori meccanici sono usati nelle unità di terapia intensiva e nell'assistenza domiciliare. Nel 2023 la Philips era stata condannata a riparare o sostituire alcuni di questi dispositivi ritenuti pericolosi ed era stato stabilito una penale di 20mila euro per ogni giorno di ritardo.
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"Già nel 2021 la Philips ha lanciato una campagna per il ritiro di questo prodotto, a causa della schiuma che serve per insonorizzare le macchine, definendolo essa stessa pericoloso - ha spiegato l'avvocato Stefano Commodo -. Siamo nel luglio del 2024 è questa campagna non è ancora terminata".
"Le persone che possono essere interessate a questa class action sono in Europa un milione e centomila, in Italia centomila persone - sostiene l'avvocato Renato Ambrosio -. Negli Stati Uniti le azioni legali promosse dalla persone colpite hanno già portato a un ampio accordo con l'azienda. Stiamo parlando di una transazione che ha raggiunto un miliardo e cento milioni di dollari".
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Più di venti avvocati di quindici diversi studi legali sono coinvolti nel contenzioso in Europa. Inoltre sono stati inoltre ingaggiati otto esperti in diverse aree scientifiche. I ricorrenti di diversi Stati membri dell'Unione europea sono i rappresentati nominati della class action, compresi i parenti di persone decedute per cancro ai polmoni.
"I dispositivi sono affetti da un grave difetto di progettazione che consente al paziente, mentre il dispositivo è in funzione, di respirare particelle e gas generati dal loro isolamento interno - viene evidenziato dagli avvocati - L'inalazione di tali particelle e gas può causare lesioni gravi e pericolose per la vita, come malattie infiammatorie polmonari e autoimmuni, tra le altre.
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Anche l'angoscia e la paura generate dall'uso del dispositivo sono comuni tra gli utenti". "Se l'azione collettiva avrà successo, come crediamo, tutte le persone colpite avranno la possibilità di aderire alla richiesta di risarcimento e di essere adeguatamente risarcite per i danni, sia fisici che mentali", conclude Renato Ambrosio.
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