Estratto dell'articolo di Francesco Battistini per il "Corriere della Sera"
MARESCIALLO TITO
Ai suoi tempi si diceva che la Jugoslavia fosse fatta di sei Stati, cinque nazioni, quattro lingue, tre religioni, due alfabeti e un solo Tito. Adesso che la sua Jugoslavia non c’è più, è rimasto tutto uguale tranne Tito. Anzi, tranne la sua tomba: al paesello natale di Kumrovec, in Croazia, gli jugonostalgici ne avevano già preparata una seconda per accoglierne le spoglie.
Perché il sindaco nazionalista serbo di Belgrado, dove il Maresciallo è sepolto da 44 anni, s’era convinto che il grande Josip Broz non c’entrasse più nulla con la memoria dei serbi e che dunque fosse ora di restituire le sue ossa ai croati. Via, sciò. «Per noi è una questione molto importante — diceva Aleksandar Sapic — al posto del mausoleo titino è meglio costruire un monumento a un eroe nazionale che i serbi ammirano decisamente di più»: per esempio Dragoljub «Draza» Mihailovic [...]
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La riesumazione a Belgrado era già pronta. La seconda tomba a Kumrovec, pure. Ma, all’ultimo, è intervenuto il presidente serbo Vucic, altro nazionalista e per nulla entusiasta dell’idea: «Io non sono mai stato un grande fan dei comunisti — ha detto, bloccando l’operazione trasloco — però Tito fa parte della nostra storia, ha vissuto qui ed è stato sepolto qui. E dunque rimarrà una parte della storia serba e jugoslava». [...]
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