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    TIZIANO AL DIFENSORE: MARRONI E’ RICATTABILE – L’INTERCETTAZIONE E’ STATA DISTRUTTA DALLA PROCURA DI ROMA, MA A PALAZZO DI GIUSTIZIA TUTTI LA CONOSCONO – I MAGISTRATI DI NAPOLI VOLEVANO USARLA PER DIMOSTRARE LE PRESSIONI DI BABBO RENZI: L’AD DI CONSIP E’ IL PRINCIPALE ACCUSATORE DELLA CRICCA – QUEI PIZZINI PASSATI A LOTTI ALL’ALBA ALLA STAZIONE…


     
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    Giacomo Amadori per la Verità

     

    Federico Bagattini Federico Bagattini

    Uno dei testimoni chiave dell' inchiesta Consip, l' amministratore delegato Luigi Marroni, «è ricattabile». È questo in soldoni il senso delle parole che Tiziano Renzi ha pronunciato al telefono parlando con il suo avvocato, Federico Bagattini. Marroni è il principale accusatore di babbo Renzi, il quale, a causa delle dichiarazioni dell' ad, è stato iscritto sul registro degli indagati della Procura di Roma per influenze illecite.

     

    luigi marroni luigi marroni

    Babbo Tiziano lo avrebbe definito «ricattabile» dopo essere venuto a conoscenza degli attacchi che Marroni gli aveva rivolto. I carabinieri del Noe che lo stavano intercettando su ordine della Procura di Napoli (l' indagine parte dalla Campania) quando hanno sentito la conversazione con la frase incriminata, l' hanno inviata ai pm di Roma valutandola di grande interesse investigativo.

     

     

    Ma visto che uno dei due interlocutori era l' avvocato Bagattini, i magistrati della Capitale, di fronte al documento, sono saltati sulla sedia e ne hanno ordinato l' immediata distruzione come previsto dall' articolo 103 del codice di procedura penale, che tutela le conversazioni tra indagati e difensori.

     

    MATTEO E TIZIANO RENZI MATTEO E TIZIANO RENZI

    Una decisione sacrosanta, anche se capita spesso di trovare negli atti delle inchieste sunti e trascrizioni di conversazioni di questo genere e la Cassazione ritiene che «il divieto di intercettazioni di conversazioni o comunicazioni non riguarda indiscriminatamente tutte le conversazioni di chi rivesta la qualità di difensore». Per esempio sono utilizzabili processualmente conversazioni che configurino esse stesse un reato o quelle che contengano confidenze o commenti fatti in un contesto «amicale».

    PAOLO IELO PAOLO IELO

     

    Però in questo caso l' ordine della Procura di Roma è stato perentorio: distruggete tutto. Pertanto, anche se ne fossimo in possesso, non potremmo mai pubblicare la trascrizione dell' audio cancellato. Ma reputiamo che meriti di essere raccontata la storia che ruota intorno a quella telefonata. Infatti nei corridoi delle due procure, tra pm, carabinieri e finanzieri, il contenuto della chiamata è ampiamente circolato ed è diventato argomento di discussione, essendo giudicato da alcuni investigatori determinante ai fini accusatori.

     

    Soprattutto in considerazione del fatto che nello stesso periodo il legale di Tiziano Renzi aveva chiesto di poter riconvocare nel proprio studio il teste chiave per risentirlo nell' ambito delle indagini difensive. Ma Marroni si è rifiutato di recarsi nella tana del lupo.

     

     

    Resta l' interrogativo: chi poteva ricattare Marroni? Il Giglio magico che lo aveva posto alla guida di Consip o i suoi nemici? Tiziano intendeva dire che Marroni poteva essere convinto a ritrattare? O considerava le sue accuse come orientate da qualche burattinaio in grado di tenere in pugno l' ad? Ovviamente per gli inquirenti campani che hanno trasmesso la conversazione a Roma è valida la tesi colpevolista, ovvero che Tiziano pensasse di poter mettere sotto pressione Marroni.

     

    L' avvocato di babbo Renzi, Federico Bagattini, non è dello stesso avviso: «Se Tiziano ha detto questa frase vuol dire che non mi ha colpito perché non la ricordo.
    Ricattabile dagli altri? Boh, non lo so; ricattabile da parte nostra? I fatti hanno dimostrato che non è così: infatti quando l' ho chiamato con il cavolo che è venuto. Se il caro Tiziano senior con le sue parole voleva dare quel senso l' ha fatta fuori dal vaso per l' ennesima volta: a volte dice una cosa, tu la verifichi e ti accorgi che non ha né babbo né mamma». Ovunque si trovi la verità, la conversazione è stata distrutta e l' unica traccia che resta negli atti del procedimento è l' ordine di cancellarla.

     

    Nel frattempo la Procura di Roma ha aperto un fascicolo per violazione del segreto istruttorio e per pubblicazione arbitraria di atti di un procedimento penale nei confronti del giornalista del Fatto quotidiano, Marco Lillo, colpevole di aver riportato un' intercettazione del 2 marzo scorso tra Matteo Renzi e il padre, in cui il primo invitava il secondo a non mentire ai magistrati nell' interrogatorio previsto per il giorno successivo: «Devi dire se hai incontrato Romeo una o più volte e devi riferire tutto quello che vi siete detti».

     

    Nel brogliaccio Tiziano ricorda un evento elettorale del 2012 per le primarie dell' allora Rottamatore contro Pier Luigi Bersani al Four Seasons di Firenze a cui avrebbero partecipato diversi imprenditori, tra i quali probabilmente Romeo, e pure i genitori del premier.

    «Non dire che c' era la mamma altrimenti interrogano anche lei» gli intima Matteo.
    Comunque Tiziano nega di avere incontrato Romeo al ristorante, come dichiarato da un testimone, perché «le cene se le ricorda, ma il bar no». Il segretario del Pd lo accusa di non aver detto la verità a Luca, forse Lotti («e non farmi aggiungere altro» chiosa), indagato nello stesso procedimento per aver diffuso notizie riservate sull' inchiesta. In pochi sanno che negli ultimi mesi il padre per comunicare con il figlio utilizzava come staffetta proprio Lotti: lo incontrava la mattina presto presso la stazione Campo di Marte di Firenze e qui gli consegnava comunicazioni e pizzini destinati all' ex premier.

     

    Restano i dubbi sulla genuinità di una telefonata che avviene il giorno dopo l' arresto di Romeo e il giorno prima dell' interrogatorio da indagato di Tiziano. Anche perché per i carabinieri del Noe Renzi senior sapeva di essere intercettato a partire dal 7 dicembre scorso. In quel 2 marzo di fuoco davvero babbo e figlio erano convinti di non essere più ascoltati dalla Procura di Napoli che stava ancora indagando sulla cricca? Una domanda a cui risulta difficile dare una risposta.

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