Alberto Simoni per “La Stampa”
armi in america 1
Il presidente andrà in Texas e la Casa Bianca sta studiando i dettagli di uno dei viaggi più difficili per Joe Biden. Rivivrà la scena e lo strazio di Sandy Hook, quando nel 2013 venti bambini furono uccisi in una scuola elementare del Connecticut. Allora era vicepresidente.
A lui Obama aveva affidato il compito di studiare il dossier armi, di presentare idee, proposte per far avanzare leggi in Congresso affinché in America fucili e revolver non circolassero liberi di finire nelle mani del primo acquirente, sano o mentalmente instabile fosse.
joe biden e barack obama
Biden lavorò alacremente, Obama siglò venti executive action, ma la grande legge, quella che metà America invocava e l'altra disprezzava, è stata affossata.
Democratici e qualche repubblicano di buona volontà andarono vicini a un accordo. Il senatore Joe Manchin - lo stesso che oggi guida la fronda interna a Biden su temi sociali ed economici - e il conservatore Pat Toomey arrivarono a un passo dal far votare al Senato una legge che irrigidiva i controlli (background check, ovvero la valutazione sull'idoneità di acquisire un fucile) e allentava qualche lacciuolo.
armi in america 2
Teneva insieme parte delle richieste degli attivisti anti-armi e le preoccupazioni della Nra (National Rifle Association, lobby delle armi). Naufragò mancando la soglia dei 60 voti (si fermò a 54) che avrebbe permesso di superare l'ostacolo procedurale e approdare sul tavolo di Obama.
Brindarono le lobby e i produttori di armamenti che oggi possono in uno Stato come il Texas avere norme che consentono agli under 21 di comprare una pistola anche se non possono, gli stessi under 21, bere una birra al pub.
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Era il 17 aprile del 2013 e quel giorno, commentando la sconfitta Biden disse: «Adesso però si creerà un grande movimento popolare a sostegno del controllo degli armamenti».
Non andò così. Quasi dieci sono un buon arco temporale per dire che la previsione di Biden era se non sbagliata quantomeno intrisa di un ottimismo di basso lignaggio.
il governatore del texas greg abbott con le armi
L'America è un Paese spaccato sulle armi come nemmeno sull'aborto. «È più facile comprare un'arma che abortire», era uno dei cartelli a Washington durante la marcia di dieci giorni fa contro la soppressione della legge Roe contro Wade.
Ieri il senatore Chris Murphy, del Connecticut, ha tenuto un bellissimo discorso in Senato, chiedendo ai colleghi cosa ci stessero a fare a Washington se nemmeno «riusciamo a metterci d'accordo su una norma sulle armi», quelle che uccidono i bambini. Non ha sortito grandi effetti, se non tanti like su Facebook.
mitch mcconnell donald trump
Mitch McConnell, gran capo dei repubblicani al Senato, ha tenuto un discorso altrettanto carico di passione, ma ha parlato di gesto di un maniaco e di instabilità mentale. Silenzio sulla facilità con cui in alcuni posti d'America si compra un revolver.
Marco Rubio, senatore della Florida, ex candidato alla presidenza, vuole mettere ai voti una legge per rafforzare la sicurezza nelle scuole, non fermare i Ramos d'America dal comprare fucili.
L'idea è schierare uomini in divisa. Insomma, l'esercito per fermare i 18enni armati di Ar-15 comprati in armeria con caricatori modificati e sbandieratori dei loro istinti killer sui social.
il governatore del texas greg abbott con le armi
D'altronde è la stessa politica a fomentare e incentivare il business. Greg Abbott, governatore del Texas, falco su armi e immigrazione diceva così anni fa: «Dobbiamo comprare più armi, in California ne hanno di più». Ha così tanto seguito che nello Stato ne sono state registrate 1 milione nel solo 2021.
il governatore del texas greg abbott con le armi
In tutta America nel 2020 ne sono state acquistate 11 milioni. Fra nuovi e vecchi grilletti, in circolazione ce ne sono 400 milioni, più degli abitanti: 331 milioni. In almeno un terzo delle case degli States c'è un'arma: nella credenza in salotto, o nel comodino, o nel garage.
La Nra domani aprirà la due giorni di convegno a Houston, 500 chilometri da Uvalde. Ospiti d'onore: Abbott, Ted Cruz, senatore repubblicano e impegnato a dire che ci sono «troppi mass shootings» e altrettanto impegnato a bloccare qualsiasi legge regoli i commerci; e Donald Trump. Che da presidente aveva pure ordinato al suo staff di scrivere una legge sulle armi e che in seguito alla strage del 2017 di Las Vegas esplose in un «dobbiamo fermare queste cose».
GLI AMERICANI E LE ARMI
Ma anche allora finì tutto nel dimenticatoio. Il tema armi è l'emblema dello stallo in cui la democrazia americana è precipitata. Con un Congresso spaccato in due e la palla nel campo repubblicano, Biden è apparso alquanto rassegnato nelle sue prime dichiarazioni riguardo Uvelda.
ARMI IN THE USA
Il realismo non gli fa difetto. Ha riconosciuto quanto è difficile fermare la circolazione di fucili semi automatici e caricatori modificati per reggere più proiettili. Ci sono due leggi approvate alla Camera e che languono in Senato. Non andranno da nessuna parte, nessun repubblicano oserebbe mettersi contro la propria base elettorale.
GLI AMERICANI E LE ARMI
Biden è inoltre memore dell'esperienza del passato. Non solo il caso Sandy Hook. Nel 1994 da senatore fu uno dei principali sponsor di una legge che bandiva i fucili d'assalto. Il massimo che si ottenne fu la legge del 1994 che però ebbe vita appena dieci anni.
le armi postate da ramos sui social
Nel 2004 non venne confermata. Charles Schumer, capo democratico al Senato, ieri ha invitato i repubblicani a lavorare insieme per fermare le stragi con le armi. Ma prima di finire il ragionamento ha detto che «sarà improbabile».
La storia e le grida di dolore si ripeteranno al prossimo mass shooting: ce ne sono stati 213 nel 2022, più di uno al giorno. In qualche angolo d'America mentre leggete queste righe ne sarà accaduto un altro. Alle statistiche, persino a quelle tragiche, non si sfugge.