Cristina Marconi per “il Messaggero”
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Si può nel 2020 concludere un grande appuntamento nazionalpopolare cantando versi che celebrano la grandezza dell' impero britannico e di un passato coloniale in cui molti cittadini del Regno Unito non si riconoscono più?
Nel dubbio, i vertici della BBC hanno diplomaticamente deciso di limitarsi a una versione strumentale di Rule Britannia! e Land of Hope and Glory, i due pezzi incriminati, uno del 1735 e uno del 1901, con la scusa che il Covid non permette di riunire un coro abbastanza grande per interpretarli con tutta la magnificenza del caso, nella serata finale dei Proms, ossia le otto settimane estive di appuntamenti di musica classica che finiranno il 12 settembre con la cerimonia alla Royal Albert Hall.
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Una decisione che ha fatto infuriare molti spettatori, buona parte dei conservatori e il premier Boris Johnson: «Credo sia ora di smetterla con il nostro pusillanime imbarazzo sulla nostra storia e sulle nostre tradizioni».
IL NO DELLA SINISTRA E non ha trovato sostegno neppure nel Labour - «Ascoltare musica patriottica non è e non deve essere un ostacolo al fatto di ragionare sul nostro passato e trarne lezioni» - con il leader Keir Starmer che ha criticato la scelta di privare i telespettatori di uno dei tradizionali momenti di gioia di fine estate.
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Nella serata finale dei Proms, di solito non è solo il coro a cantare ma tutti e 5mila gli spettatori alla Royal Albert Hall e spesso la gente da casa, creando uno dei grandi appuntamenti nazionali del paese.
Secondo il direttore generale uscente della BBC, Tony Hall, è proprio perché questo clima sarà impossibile da ricreare con le restrizioni dovute al Covid che è meglio limitarsi alla versione strumentale, mentre il suo successore Tim Davie, che subentrerà la settimana prossima, avrebbe fatto pressione per fare in modo che i due pezzi, in un modo o nell' altro, fossero suonati e che si evitasse la scelta drastica di censurarli.
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«Per fugare ogni dubbio, queste canzoni verranno cantate l' anno prossimo», ha spiegato un portavoce della tv di stato, spiegando di «capire la delusione» delle persone e di non vedere l' ora di poter assistere allo spettacolo completo nel 2021.
Parole diplomatiche, che però celano a malapena quello che è il vero problema, svelato da un articolo del Sunday Times nel fine settimana, ossia che molti membri dell' orchestra si sentono a disagio all' idea di suonare pezzi così connotati da un punto di vista storico nell' anno del Black Lives Matter e dell' abbattimento, tra le altre, della statua del mercante di schiavi Edward Colston a Bristol.
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Un terzo pezzo, Jerusalem, verrà presentato in una nuova versione, dedicata alla generazione Windrush, dal nome della prima nave che portò immigrati dei Caraibi nel Regno Unito nel 1948.
IL CANONE Ma la mossa della BBC rischia di attirare più critiche che altro, dal momento che i britannici sono obbligati a versare un canone da circa 180 euro all' anno e che in molti, davanti all' avanzata di concorrenti come Sky o Netflix, sono sempre più riluttanti a pagare, tanto più con un governo che fin dall' inizio ha dimostrato di voler attaccare il ruolo della Bbc, la cui missione è quella di «informare, educare, intrattenere» ma che viene sempre più spesso accusata di essere parziale, politicizzata, irrilevante.
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In realtà in molti, nella querelle su Rule Britannia!, hanno fatto notare come proprio la mancanza di diversità etnica ai piani alti abbia portato a una decisione dettata dal panico, che sta privando i britannici di tutte le origini di uno dei rari momenti di gioia collettiva di questo strano 2020
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