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Estratto dal capitolo “Gli uomini giusti al posto giusto - Come il Sistema previene gli scandali”, dal libro “Lobby & Logge”, di Alessandro Sallusti e Luca Palamara (ed. Rizzoli), pubblicato da “il Messaggero”
Usiamo una metafora, quella dei pacchi bomba, non al tritolo ma con dossier comunque devastanti per la democrazia, confezionati in Sicilia da Piero Amara e da Antonello Montante.
Pacchi che risalgono l'Italia facendo tappa prima alla procura di Trani, poi a Roma nel quartier generale della magistratura, il Csm, dove alcuni vengono disinnescati come abbiamo visto nella vicenda dei magistrati coinvolti nel caso Montante , altri innescati con cariche ancora più pesanti, altri ancora rimandati al mittente perché gli esplodano nelle mani, tipo cartone animato Willy il Coyote e Beep Beep.
SALLUSTI PALAMARA
Alcuni, i più pesanti, arrivano fino a Milano dove hanno il potere è cronaca recente di fare saltare in aria il fortino della procura più blindata del Paese.
Il tutto dentro una guerra tra guardie e ladri che ha però una caratteristica: entrambi i contendenti vestono la stessa casacca, quella dei magistrati e dei servitori dello Stato, Carabinieri, Polizia, Guardia di Finanza e uomini dei servizi segreti.
I CASI
PIERO AMARA
Qualche esempio. A Siracusa il pm Giancarlo Longo viene arrestato per associazione a delinquere, corruzione e falso dopo essere stato immortalato mentre si issa sulla propria scrivania a caccia di telecamere e microspie, in effetti piazzate nel suo ufficio dai colleghi che lo braccavano.
Con lui sono finite in galera altre quattordici persone tra consulenti giudiziari, imprenditori e un giornalista, e l'ex presidente del Consiglio di Stato Riccardo Virgilio, accusato di corruzione in atti giudiziari.
pm Giancarlo Longo
Stessa fine per uno 007, Francesco Sarcina, corrotto con 30.000 euro. A Trani va ancora peggio, tanto che quella procura vince il titolo della «più fuori controllo e inquinata d'Italia».
Già, perché in questa città, che nel XIII secolo era la capitale giuridica del Regno delle Sicilie e chiamata l'Atene delle Puglie, viene prima architettato da Amara e magistrati compiacenti e muove poi i primi passi il complotto contro l'Eni, mamma di tutti gli intrighi più recenti.
carlo maria capristo
Qui il pm Antonio Savasta è stato arrestato insieme al gip Michele Nardi per tangenti. E il 20 maggio 2020 finisce ai domiciliari per corruzione un pezzo grosso, Carlo Maria Capristo, già capo della procura di Trani e poi di Taranto, e con lui un ispettore di Polizia. Il pm che prese il suo posto, Antonino Di Maio, se la caverà con un semplice abuso d'ufficio.
FACCENDIERI
Finiamola qui, l'elenco completo di guardie passate nelle file dei ladri e dei faccendieri come Amara o tipo Amara in cambio di favori e soldi sarebbe assai più lungo.
IL PUBBLICO MINISTERO MICHELE NARDI
Sono notizie che l'opinione pubblica per lo più non conosce, annegate come sono nel bailamme quotidiano, anche perché nella maggior parte dei casi riguardano persone sconosciute al grande pubblico.
Dottor Palamara, lei per anni è stato al centro di questo grande bordello. Alcuni di questi signori erano anche amici suoi, come immaginava di uscirne senza uno schizzo?
Esistono due livelli di potere. Uno è quello del Sistema, che abbiamo raccontato nel precedente libro, fondato sulla spartizione correntizia delle nomine e all'interno del quale la magistratura si muove in accordo con il mondo politico e con l'informazione. È vero che parliamo di un Sistema che agisce dietro le quinte, ma su binari di legalità formale e quasi sempre sostanziale.
fabrizio centofanti
Questo mondo, che era il mio mondo, è parallelo a quello che stiamo raccontando oggi. Il sistema delle correnti non avrebbe alcun tipo di vantaggio a mettersi allo stesso tavolo con le logge, anzi perderebbe solo potere e autonomia.
Vero è invece il contrario: le lobby hanno tutto l'interesse a infiltrarsi nel sistema per raggiungere i propri obiettivi economici o politici senza troppi problemi.
LA DOMANDA
Che lei sappia è mai successo?
Se la domanda ne sottintende un'altra, del tipo: «a lei è mai capitato di partecipare a questo gioco?», la mia risposta è no, e sono sicuro che riuscirò a dimostrarlo nel processo che mi riguarda. Che invece in generale sia accaduto, non sono io a dirlo, ma i fatti di cronaca, quelli che lei ha citato ma anche tanti altri.
LUCA PALAMARA ALESSANDRO SALLUSTI
Le faccio un esempio, il caso Capristo, il procuratore di Trani e Taranto che secondo le accuse che gli vengono mosse sarebbe finito nella gestione del caso Ilva al servizio di Amara.
All'interno della magistratura a me è stato introdotto e presentato come un uomo di Unicost, peraltro in rapporto di parentela con Francesco Mannino, storico esponente catanese della mia corrente.
Tanto che, come erano soliti fare tanti di questi colleghi, anche io andai da Capristo durante la mia campagna elettorale per essere eletto al Csm.
Potevo immaginare che facesse il doppio gioco dentro e fuori tra legalità e illegalità? Proprio no, nessuno ne aveva sentore.
antonello montante
Se è per questo il prestigioso e potente procuratore di Roma, Giuseppe Pignatone, frequentava come me Centofanti, poi rivelatosi socio di Amara, lo stesso Montante e addirittura sentiva spesso (una volta Pignatone scherzando mi disse che se fossero uscite le loro intercettazioni sarebbe andato nei guai per il solo fatto che ci parlava) Silvana Saguto, presidente della sezione Misure di prevenzione del tribunale di Palermo, condannata in primo grado a otto anni e sei mesi di carcere per essere al centro di un ramificato sistema corruttivo.
giuseppe pignatone
Ecco, guardi, il problema non è chi conosce chi i magistrati, a un certo livello, si conoscono più o meno tutti tra di loro ma chi usa chi e con quale scopo.
Ma, fatti penali a parte, le correnti che governano la magistratura, di cui lei è stato uno dei capi, assistono inermi allo spettacolo delle logge che provano a spadroneggiare?
GIANCARLO LONGO
LE DUE FUNZIONI
Sa, un conto è gestire la politica giudiziaria, altro sono le inchieste, che per loro natura fino a un certo momento sono segrete. Parliamo di due mestieri, due funzioni diverse che però possono entrare in contatto perché nei fatti le inchieste, anche quelle che riguardano colleghi, sono sì segrete ma non proprio per tutti.
carlo maria capristo
E allora dentro il Sistema scattano degli alert, si drizzano le antenne e inizia il riposizionamento dei colleghi per mettersi al riparo dalla tempesta in arrivo. Guardi il mio caso: tanti hanno partecipato al «Sistema Palamara», ben sapendo che cosa si stava facendo, ma quando è cambiata l'aria, quando da Perugia sono trapelate voci sull'inchiesta che mi riguardava, è stato un fuggi fuggi al motto di «Palamara chi».
michele nardi
Anzi, le aggiungo che dopo aver scritto Il Sistema un mio amico magistrato mi ha mostrato un messaggio del seguente tenore: «Luca l'ha fatta grossa, non doveva raccontare queste cose, si è scavato la fossa da solo».
Ebbene, questo messaggio da cuor di leone è stato scritto da un collega appartenente alla corrente dei duri e puri esattamente il giorno dopo aver ottenuto quello per cui mi tampinava quando io ero al Csm, allorquando pur di ottenere l'incarico a cui aspirava era arrivato perfino a offrirmi le dimissioni della moglie con la quale era in una situazione di incompatibilità in quello stesso ufficio.
luca palamara picconato da cossiga nel 2008
IL VERTICE
Diciamola così: chi è al vertice del Sistema deve sapere ciò che avviene nelle segrete stanze delle procure, e in qualche modo ciò accade.
Mi dissocio dalla formulazione, ma apprezzo la sua chiarezza. Io dico che per conoscere cosa accade sul campo devi avere seminato bene, cioè piazzato nei punti strategici del sistema giudiziario persone amiche e fidate, in modo da creare una rete informale di comunicazione e avere così tutto sotto controllo: più sai più conti, più conti più hai potere.
giuseppe pignatone 1
E uno che aveva tanto potere all'interno del Sistema era il procuratore della Repubblica di Roma Giuseppe Pignatone.
Questo nome torna in continuazione.
Non lo faccio a caso: io ero a capo del Sistema, e lui per me è stato un riferimento, o almeno io lo consideravo tale, e anche sulle vicende di cui stiamo parlando non si limitò a fare da spettatore (...)