mario calabresi 2
1 - TROPPO POCO
Mario Calabresi per “la Repubblica”
Avevamo bisogno di un governo leggero, efficiente e dotato di senso pratico, capace di chiudere i dossier più urgenti mentre il Parlamento lavorerà a scrivere le regole per tornare al voto in tempi brevi. Avevamo bisogno di un governo capace di affrontare l'emergenza bancaria, gestire il fenomeno migratorio e le sfide di politica estera in un quadro che sta cambiando radicalmente dopo l'elezione di Donald Trump.
GENTILONI RENZI MATTARELLA
Avevamo bisogno di un presidente del Consiglio serio e allergico ai protagonismi e di un ex premier capace di fare un passo indietro e provare a ricostruire il suo partito e il rapporto con i cittadini. Tutto ciò sembrava a portata di mano, ci si è mossi in tempi brevissimi, e Gentiloni è certamente la figura giusta. È riuscito anche a resistere alle pressioni di Verdini e tenendolo fuori ha evitato una macchia politica che sarebbe stata letale per il suo esecutivo.
VIGNETTA DI GIANNELLI - IL GOVERNO GENTILONI - RENZI E MATTARELLA
Matteo Renzi ha fatto gli scatoloni, ha scritto la sua lettera d'addio al governo nel cuore della notte e promesso di dedicarsi solo al Pd. Sembrava un nuovo inizio. Poi sono arrivati i dettagli, quelli in cui è solito nascondersi il diavolo: Maria Elena Boschi, la madre della riforma costituzionale bocciata dagli italiani, anziché fare un doveroso passo indietro ha chiesto e ottenuto una promozione. Per farle posto si sono resuscitati due vecchi ministeri, uno per il fedelissimo Lotti l' altro per De Vincenti.
Angelino Alfano si è spostato alla Farnesina, un passaggio incomprensibile in una fase così delicata dato che non si conoscono sue competenze in politica estera. Come non pensare ad una mossa dettata dalla voglia di allargare il curriculum? O dalla necessità di allontanarsi dalla patata bollente dell' immigrazione? Ma non era meglio restare e rivendicare il lavoro fatto?
BOSCHI RENZI
Scelte evitabili che rafforzano diffidenze, gonfiano il qualunquismo e lasciano un retrogusto di furbizia e immaturità. A pagare gli errori del passato la sola ministra Giannini, senza che il governo abbia mai fatto un minimo di autocritica sulla riforma della scuola. Troppo facile e troppo poco.
2 - ESTRAZIONE DEL LOTTI
Massimo Gramellini per “la Stampa”
GENTILONI RENZI
C'è mai qualcuno che paga il conto delle sconfitte in Italia? Nel governo RsR (Renzi senza Renzi), nato dalle ceneri di un referendum perduto, Renzi continua a governare per interposto Gentiloni. Se non è lui ad avere perso, sarà la ministra delle Riforme? Macché, la Boschi resta a Palazzo Chigi con poteri raddoppiati, dopo avere annunciato che in caso di vittoria del «No» avrebbe lasciato la politica: evidentemente è la politica che non vuole saperne di lasciare lei.
RENZI GENTILONI
L'eminentissimo grigissimo Letta-Lotti resiste intrepido alle purghe natalizie, riparando allo Sport in quota Giglio Magico: ma non era più adatto Antognoni? La buona notizia è che finalmente Alfano sgombera gli Interni. Quella cattiva è che invade gli Esteri, grazie alla sua preparazione in storia e geografia del Kazakistan maturata nella vicenda Shalabayeva. Anche Galletti resta all'Ambiente (è l'Ambiente che vorrebbe andarsene).
E Poletti non molla l'osso del Lavoro, malgrado una sua legge dal nome inglese che gli inglesi hanno dovuto tradurre - in inglese Jobs Act non significa nulla - sia costata al governo RcR (Renzi con Renzi) l'ammutinamento elettorale dei giovani. Tutti sconfitti e tutti confermati, tanto che non si è trovato neppure uno strapuntino per l'offesissimo Verdini. Tutti tranne la signora preside Giannini alla Pubblica Distruzione. Il disastro del referendum è da considerarsi solo colpa sua. Lo storico voto sulle riforme istituzionali viene così definitivamente archiviato alla voce: congiura di bidelli.
DALEMA
3 - MASSIMO D' ALEMA: «COSÌ TRAVOLTI A PROSSIME ELEZIONI»
Da “Avvenire”
«Se la risposta al voto contrario dei giovani è spostare Alfano agli Esteri per far posto a Minniti, abbiamo già perso 4 o 5 punti, e alle prossime elezioni sarà un' ondata. Devono rileggersi la storia: nel referendum sulla scala mobile il Pci prese il 45% circa e poi alle elezioni fece il 27».
RENZI BOSCHI