Federico Novella per “la Verità”
«Sì, sono arrabbiato. Mi vergogno, da italiano, della figura che stiamo facendo». Toni Capuozzo, giornalista di razza, storico inviato di guerra, dalla Somalia, al Medio Oriente, all' Afghanistan, allarga le braccia.
toni capuozzo
Cosa la sconcerta di più di questa emergenza virus?
«L' umiliazione. Siamo diventati, in effetti, la Cina d' Europa. Anzi, persino i cinesi hanno posto limitazioni a chi arriva dall' Italia. Rendiamoci conto».
Molti Paesi, tra cui Israele, bloccano i voli dall' Italia. Vengono cancellate le vacanze studio. Le nostre navi da crociera restano a largo. Siamo isolati?
«È inevitabile. Si tratta di legittime precauzioni. Se in Molise se la prendono per una famiglia tornata da Codogno, e hanno ragione a preoccuparsene, lo stesso accade all' estero».
Secondo lei, abbiamo la consapevolezza del danno di immagine?
DONNA CON LA MASCHERINA A MILANO
«Quando l' Economist diceva che Silvio Berlusconi era inadatto a governare, quando Matteo Salvini faceva una sparata, tutti a rimarcare il colpo di immagine. Adesso, invece, noto che molti commentatori fanno finta di nulla. Mi preoccupa soprattutto il destino del nostro turismo balneare e culturale.
Viviamo di quello».
È il periodo più umiliante del dopoguerra?
«L' Italia non è così malvista all' estero dai tempi dell' assassinio di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, quando passammo per un Paese di stampo messicano. Certo, i due fatti non sono paragonabili, anche perché qui ci sono più responsabilità politiche».
Come mai abbiamo il record di contagiati?
coronavirus
«Premetto che non voto da molti anni. Non seguo. Però temo che questo sia un governo del tutto inadatto a gestire la situazione. Messo in piedi soltanto per evitare le elezioni, gli è capitato tra capo e collo la sfortuna di dover affrontare il virus».
Sfortuna?
«Come quando esci di casa con i calzini bucati, e incontri una grande attrice che ti invita in albergo. Detto questo, Giuseppe Conte non può certo dare la colpa solo al destino cinico e baro. C' è dell' altro».
Qual è stato l' errore più grave?
GALLERA E ATTILIO FONTANA
«Quello di pensare, all' inizio, che il nemico non fosse il virus, ma il razzismo contro i cinesi. Per carità, qualche episodio c' è stato. Ma quelli che parlano di razzismo non conoscono il significato della parola. Non sono mai stati in Ruanda, o nei Balcani, o nel Sudafrica dell' apartheid, o in alcune zone degli Stati Uniti. Insomma, del razzismo hanno una visione frou frou».
Il politicamente corretto ha avuto la precedenza sul virus?
«Fino a ieri l' altro se non ti facevi fotografare a Milano in giro per Chinatown con un involtino primavera, passavi per criminale. È stata un' incredibile sottovalutazione del problema. E pensare che avevamo tutto il tempo per organizzarci, anziché insistere sul fantasma razzista».
Speculazione politica?
«Credo si tratti di pigrizia culturale. È un governo che vive in funzione anti Salvini: insistere sul razzismo consente di dirigere l' attenzione sulla questione dei migranti. Il risultato è che oggi abbiamo i porti aperti e gli aeroporti chiusi».
Cosa avrebbe dovuto fare il governo?
giuseppe conte dalla annunziata durante l'emergenza coronavirus
«Mettere in piedi un piano. Avviare la macchina dell' emergenza, stabilire una linea di comunicazione, consultare gli esperti scientifici, costruire un protocollo di intervento. Invece hanno dato l' impressione di non sapere come muoversi. La cosa peggiore».
E poi siamo passati dalla minimizzazione al panico esagerato.
«Prima erano allegre vispe terese, che si preoccupavano solo degli incassi dei ristoranti cinesi. Poi siamo arrivati all' enfasi che ha alimentato il panico, alla gente che svuota i supermercati. Un disastro comunicativo».
Il governatore della Lombardia che si autoisola, indossando pubblicamente la mascherina, non ha aiutato a placare gli animi.
«Sembra che questi politici vivano su Facebook, più che in ufficio. Ci hanno detto mille volte che la mascherina serve solo a chi è già stato contagiato. Forse Attilio Fontana dovrebbe passarla alla signora del suo staff che si è ammalata».
giuseppe conte dalla d'urso durante l'emergenza coronavirus
Perché nel resto d' Europa il numero dei contagiati è, per ora, più basso che in Italia?
«Questo dovrebbero dircelo le persone deputate a farlo. Noto soltanto che l' Europa, descritta da sempre come il nostro alveo naturale, non ha una linea comune sulla difesa della salute. Ogni Paese decide per sé. Un' ammissione di sconfitta per ogni europeista».
Magari francesi e tedeschi sono semplicemente più furbi di noi?
«Nel senso che hanno fatto passare il virus per una normale influenza senza chiudere bottega? Se è così, siamo i Tafazzi del mondo».
giuseppe conte da mara venier durante l'emergenza coronavirus
Intanto adesso in Italia si eseguono controlli solo su chi manifesta i sintomi.
«La realtà è che hanno finito i tamponi. Avevano ragione prima, quando controllavano tutti, oppure hanno ragione adesso? È l' ennesima scelta confusionaria che alimenta il delirio».
Il premier Conte, in maglioncino nella war room, l' ha colpita?
«Ricordo il 1986, mia figlia era piccola. Dopo il disastro di Chernobyl, in Friuli avevamo il problema della contaminazione delle verdure a foglia larga, quelle che si usavano per fare le pappe ai bambini. All' inizio le mamme correvano a comprare verdura surgelata, ma poi fini lì. Non ci fu panico collettivo, solo normale preoccupazione, e qualche precauzione».
GIUSEPPE CONTE AL DIPARTIMENTO DELLA PROTEZIONE CIVILE
E come se lo spiega?
«È vero che non esistevano i social, ma senza dubbio quella classe politica sapeva mantenere un atteggiamento più sobrio. Per come hanno gestito l' emergenza, oggi è peggio di Chernobyl».
Perché ha definito il premier un «domatore di pulci»?
«È un' immagine classica: insegna alle pulci a saltare perché non ha l' autorità per tenere a bada un elefante o un leone. Insomma, una figura tragicomica».
Lo ha chiamato «Circo Italia», dove non si sa chi decide, e ogni Regione va per conto suo.
«Se non fosse che questo governo è un argine per prolungare la legislatura e salvare lo stipendio dei parlamentari, Conte sarebbe già a casa. In un Paese normale lui e il ministro della salute avrebbero già detto: "Mi spiace, abbiamo fallito, ecco qui le dimissioni". Invece no. E gran parte del giornalismo tentenna e giustifica».
Quindi Conte dovrebbe lasciare?
giuseppe conte da fazio durante l'emergenza coronavirus
«Certo. Almeno offrire le dimissioni. Poi chi è chiamato ad accettarle prenderà le sue decisioni».
Salvini apre a un governo di unità nazionale per affrontare l' emergenza. A patto che Conte si faccia da parte.
«Non mi interessa. Dico solo che Salvini oggi può permettersi di tacere e fare bingo. I suoi nemici lavorano per lui».
Come vive l' atmosfera da coronavirus un inviato di guerra di lungo corso?
«Paura no, anche se in effetti ho tutti i parametri a rischio: ho 72 anni, sono cardiopatico e diabetico. Ma ho vissuto tante guerre. Prima dell' Iraq, ho imparato a farmi le iniezioni nella gamba contro le armi biologiche. Sono preoccupato piuttosto per i figli. E mi dispiace aver dovuto rinviare il battesimo della mia nipotina».
Evita luoghi affollati?
«Evito i mezzi pubblici. Ma solo perché, da pensionato, ho il tempo di andare a piedi».
Ha scritto che il «vero razzismo di questi giorni è quello contro noi vecchi».
TONI CAPUOZZO
«Sì, e non posso accettarlo. Frasi come: "Eh, ma era già malridotto", "Ma hai visto quanti anni aveva". Si dà la precedenza ai bambini, che in televisione funzionano sempre. Ma fin da giovane, nei servizi di guerra, a commuovermi erano i vecchi, che vedevano il loro mondo crollare, senza possibilità di ricominciare».
Dobbiamo aspettarci l' assalto ai supermercati anche negli Stati Uniti?
«No, anzi. Di fronte alle difficoltà cinesi, gli americani avranno avuto qualche brivido di soddisfazione. Non credo entreranno in emergenza».
La stampa in queste settimane sta facendo il suo dovere?
«È un giornalismo spesso militante, che prende posizione in maniera prevenuta. Impoverito dal fatto che non ci sono in giro né inviati né esperti. Si va avanti con servizi fatti a tavolino, e ognuno fa copia e incolla dall' altro».
Forse certo giornalismo ha esagerato con i toni, per qualche copia in più?
toni capuozzo lettera a berlusconi
«È strano pensare che solo qualche giorno fa avevamo paginate di giornali sul festival di Sanremo, e su quel tale Bugo che litigò con quel tale Morgan. Era uno psicodramma nazionale. Noi italiani siamo allenati a drammatizzare, in ogni caso».
Oggi forse non siamo abituati a sopportare il pensiero della sofferenza fisica?
«Sì, fortunatamente siamo un popolo che ha più il problema della chirurgia estetica. Se penso ai miei genitori, alle vecchie generazioni, le vedo più forti e solide di noi. Una volta si moriva in casa, e si viveva con un po' più di fatalismo. Noi invece siamo i primi a invecchiare senza l' esperienza di una guerra, o semplicemente della scarsità. Non sappiamo quanto dura una candela, o per quanto tempo devi farti bastare una scatoletta di cibo. Anche quello è un addestramento antipanico».
attilio fontana si mette la mascherina 1
Quando saremo tornati normali, il virus ci avrà insegnato qualcosa?
«Direi di no. Forse impareremo a lamentarci un po' meno del quotidiano. Forse, solo per qualche giorno, apprezzeremo il ritorno alla normalità: la spesa, gli aperitivi, la routine. E magari, riscopriremo il privilegio della noia».
attilio fontana si mette la mascherina 2 attilio fontana si mette la mascherina fontana toni capuozzo lettera a berlusconi