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    “HO PENSATO AL SUICIDIO MA NON SAPEVO COME FARE” – TORMENTI E SEGRETI DI MARIA LUISA GAVAZZENI, VEDOVA DI NICOLA TRUSSARDI: “FRANCA SOZZANI CI DICEVA: SIETE BELLI, RICCHI, INTELLIGENTI? VI ODIANO!” – IL RAPPORTO CON VITTORIO FELTRI E IL MOMENTO PIÙ BUIO DOPO LA MORTE DEL PRIMOGENITO: “FELTRI MI HA AIUTATO IN QUEGLI ANNI: MI CHIAMAVA DI NOTTE E MI TROVAVA IN LACRIME” – SULLA SEPARAZIONE TRA TOMASO E MICHELE HUNZIKER: “MI È SPIACIUTO, NON L’AVEVO PREVISTA. L’INCONTRO CON MICHELLE È STATO TENERO: SI CAPIVA CHE..."


     
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    Michela Proietti per il “Corriere della Sera”

     

     

    Nicola e Maria Luisa Trussardi Nicola e Maria Luisa Trussardi

    «Ero una promessa della scherma, Nicola un bravo giocatore di golf. Ma appena ci siamo conosciuti abbiamo smesso di allenarci: uscivamo di casa solo per vederci». Maria Luisa Gavazzeni, classe 1945, vedova di Nicola Trussardi, mamma di Beatrice, Francesco, Gaia e Tomaso, ha conosciuto il marito da giovanissima, a Bergamo, la città dei Trussardi. «E dei Gavazzeni: c’era il direttore d’orchestra Gianandrea e anche le Cliniche Gavazzeni. All’Università mi chiedevano: “lei è parente di?”».

     

    Già da giovanissima alle prese con un cognome ingombrante?

    «Non come quello che ho avuto successivamente: ma ho continuato ad usarli entrambi».

     

    Come è stata la sua infanzia?

    «Serena. Dopo lo Scientifico mi sono laureata in Economia. Dissi a mia madre: “Vorrei fare la diplomatica o la giornalista a New York”. La sua risposta fu. “Tu non sei diplomatica, fai Economia che è meglio”».

     

     

    famiglia trussardi famiglia trussardi

    Lei non è diplomatica?

    «Sono difficile, non sono quel tipo di signora bene tutta un “ciao tesoro come stai”».

     

    Il primo incontro con suo marito Nicola.

    «A una festa. Io che fino ad allora non mi ero mai filata nessuno, mi innamorai: avevo 16 anni e Nicola 18. Le mie amiche mi sfottevano: “Alla fine hai trovato quello giusto, eh...”».

     

    Due ragazzini.

    «Però ci siamo sposati dopo 10 anni: l’azienda di guanti di Nicola, dopo Woodstock, attraversò un momento di crisi: nessuna voleva più vestirsi da ragazza perbene. Era arrivato Fiorucci in piazza San Babila: era tutto una zeppa e un fiore. Anche mio marito ha dovuto reinventarsi e ha cominciato a far borse».

    maria luisa trussardi michelle hunziker e tomaso maria luisa trussardi michelle hunziker e tomaso

     

    Fino a quella intuizione: il levriero.

    «All’inizio quelle borse fatte di pellami magnifici erano brutte, un po’ mollicce, destrutturate. Poi gli venne l’idea di stamparle. Era la chiave vincente, mancava il simbolo: dopo una ricerca dalla quale era uscito un ferro di cavallo e una carrozza, è saltato fuori il levriero».

     

    Cosa rappresentava?

    «Un Rinascimento di eleganza e dinamismo. E poi era nuovo: piacque anche a Francesco Alberoni, nostro professore alla Cattolica».

     

    Il giorno del vostro matrimonio.

    «Abbiamo scelto la chiesa di San Tomè, una basilica preromanica. Indossavo un abito di sartoria milanese, con un lungo velo in pizzo».

     

    maria luisa gavazzani trussardi maria luisa gavazzani trussardi

    E siete diventati un simbolo di lifestyle.

    «Eravamo una famiglia che viveva in provincia, ma con un affaccio internazionale».

     

    Lei ha continuato a lavorare anche dopo la nascita dei figli.

    «Era tutto scandito da regole efficienti. Alle 13 e alle 20 dovevamo essere a tavola, mi congedavo dall’ufficio mezz’ora prima. Gaia iniziava a raccontare e Tomaso le tappava la bocca: “Devo parlare io”. Ai nipoti, i miei figli raccontano: “La nonna ci diceva che a tavola dovevamo sentire uno spillo nella schiena”».

     

    Una famiglia numerosa e un’azienda.

    nicola trussardi nicola trussardi

    «Quando è nata Gaia mi si sono rotte le acque di ritorno dalla fabbrica. Nicola riposava, così mi sono fatta la valigia e alla fine l’ho svegliato: “Muoviti, andiamo che è ora!”».

     

     

    Un’etica del lavoro lombarda.

    «Non ho mai fatto la sciura delle camelie. Ho avuto poche amiche, ma con loro si parlava di letteratura, di arte, non di estetista. Mio marito voleva che gli stessi accanto nel lavoro».

     

    Era una donna ascoltata?

    «Molto. Lui era istintivo, io più analitica. Da ragazza comperavo riviste francesi e magazine piuttosto introvabili in Italia: potevo dire la mia anche sullo stile. Ma più che mai ero molto influente su alcune trattative».

     

    Una zarina...

    maria luisa trussardi maria luisa trussardi

    «Spesso si ottenevano cose che neppure i nostri dirigenti più capaci erano in grado di portare a casa. Si alzava il telefono e situazioni irrisolvibili imboccavano la strada giusta».

     

    I suoi figli.

    «Beatrice da piccola ti incantava, con i suoi capelli biondi: aveva già un carattere puntiglioso, una tosta. Francesco voleva girare per la casa con il suo camion, lei lo ostacolava».

     

    Tomaso.

    «È sempre stato speciale. A pochi mesi già si affacciava dalla culla poggiando il gomito e guardandosi intorno. Quando si è messo a studiare Filosofia mi faceva una capa tanta sui massimi sistemi. Ha un talento per i motori: una volta ha corretto persino Pininfarina. E cammina come suo padre».

    feltri maria luisa trussardi feltri maria luisa trussardi

     

    Gaia.

    «Era pazzesca, cantava, si sdraiava per terra: erano tutti innamorati del papà».

     

    La morte di suo marito.

    «Fu Tomaso a rispondere al telefono: “Mamma, il papà ha avuto un incidente”. Al Fatebenefratelli ricordo che gli sussurravo cose all’orecchio, ma non sentiva più. Gaia era a Londra, Beatrice a New York, Francesco in Giappone: tornarono alla spicciolata».

     

    Come è cambiata la vita dopo il lutto?

    «Era vietato cadere in depressione, cosa impossibile dopo che è mancato Francesco. Beatrice dopo la morte del fratello mi disse: “Mamma ci devi aiutare”, ma la perdita di mio figlio era un fatto per me inspiegabile».

     

    Anche Francesco è morto in un incidente.

    trussardi hunziker 11 trussardi hunziker 11

    «Il mio amico Vittorio Feltri mi ha aiutato in quegli anni: mi chiamava di notte e mi trovava in lacrime. Sognavo di andare in barca a vela e di approdare in una spiaggia dove arrivavano Nicola e Francesco. Dicevo: “Non è che ora ve ne andate subito, eh...”. E poi mi svegliavo».

     

    Come ha superato tutto?

    «Andando in cura. Dopo la morte di mio marito, che era socio fondatore, mi hanno dato la Presidenza dell’Associazione Centro Dino Ferrari del Policlinico di Milano, che ho da 18 anni. Mi sono affidata al professor Elio Scarpini, un neurologo: prima di lui ho pensato al suicidio ma mi sono trattenuta per i miei figli. In fondo non sapevo come fare, perché avrei voluto che sembrasse una morte naturale».

     

    E lentamente è guarita.

     

    nicola Trussardi nicola Trussardi

    «Le mie amiche mi volevano trovare uno psicanalista Lacaniano, 10 anni di terapia, mi viene da sorridere. Io non avevo tutto quel tempo: quando perdi un figlio è come se ti strappassero la pelle di dosso».

     

    Va spesso al cimitero?

    «Sulla tomba di mio marito e mio figlio c’è sempre un mazzo di rose rosse. Non sono credente, non sono stata aiutata dalla fede».

     

    L’azienda che contraccolpi ha avuto?

    «Ho vissuto la cessione di una parte dell’azienda con dispiacere e rammarico, riconoscendo che erano stati fatti errori da alcune persone esterne che si sono rivelate deleterie. Non ci siamo accorti che c’erano criticità».

     

    Che suocera è?

    «Credo di essere una suocera amata e anche una nonna benvoluta dai miei 6 nipoti. Ho ottimi rapporti con Federico, il marito di Beatrice e con Adriano, il marito di Gaia: ogni tanto fa la gobba e gli dico “stai dritto!” Andavo d’accordo anche con Michelle».

     

    La separazione tra Tomaso e Michelle.

    vittorio feltri e maria luisa trussardi vittorio feltri e maria luisa trussardi

    «Mi è spiaciuto, non l’avevo prevista, ma non potevo escludere che accadesse. L’incontro con Michelle è stato tenero: si capiva che non aveva avuto tante cose positive dalla vita. Ho un ricordo di semplicità: prendeva il caffè e sistemava la tazzina sul lavandino. Dopo sei mesi che la conosceva Tomaso mi disse: “Mamma la sposo, è una brava persona”».

     

    Vi siete sentite dopo la separazione?

    «Sì, in modo normale. Li ha presentati Feltri, gli ho chiesto cosa pensasse dell’addio, mi ha risposto: “Che vuoi farci, dopo 10 anni ormai si separano tutti!”».

     

    Come può descrivere il legame con Feltri?

    «Una persona che aderisce in modo così profondo alla tua vita lascia un segno che comunque rimane, al di là dei percorsi diversi. Si può chiamare amicizia, anche se non c’è frequentazione, ma credo che sia qualcosa di simile o forse di più».

     

    tomaso trussardi tomaso trussardi

    La sua famiglia era molto invidiata?

    «Ricordo che Franca Sozzani ci diceva: “Siete belli, ricchi, intelligenti? Vi odiano!”».

     

    Siete stati i pionieri in molte cose.

    «All’inizio sei incompreso, poi imitato. Ci hanno seguiti tutti a ruota».

     

    Il piatto che sa cucinare meglio?

    «L’ossobuco oppure lo stinco. Per Oriana Fallaci cucinai storione, un pesce che non sa di pesce. Mi raccontò quando durante la guerra in Kuwait i militari le dissero: “You smell so good”. Indossava il profumo Trussardi uomo».

     

    Le amicizie importanti.

    «Pavarotti: in Italia era un grande tenore, ma in America era Dio. E poi Zeffirelli, Strehler, artisti come Consagra e Mitoraj, di cui abbiamo collezionato le opere. Più le persone erano geniali, più erano semplici: Albert Sabin, l’inventore dell’antipolio, era affascinato dalla moda. E Rita Levi Montalcini parlava della sorella pittrice e non del suo Nobel».

    COPERTINA OGGI 20-27 GENNAIO 2022 COPERTINA OGGI 20-27 GENNAIO 2022

     

    La sua casa all’Elba era un cenacolo.

    «Avevo l’abitudine di festeggiare lì il vincitore dello Strega: vennero Margaret Mazzantini, Ernesto Ferrero, Niccolò Ammaniti. Oltre a Re Juan Carlos, che gareggiava con il suo Bribón».

     

    La milanese fa molta beneficienza.

    «Presiedo l’Associazione del Centro Dino Ferrari e porto avanti le attività di fundraising. Faccio anche parte del Comitato del Restauro del Museo Poldi Pezzoli di Milano: ho restaurato due Tiepolo che raffigurano dei cieli, immagino mio figlio Francesco tra le nuvole».

     

    Lei è anche professoressa alla Sapienza.

    «Insegno dal 2004 Fashion studies: un corso in inglese suggerito dal professor Francesco Forte. Alla prima lezione c’era gente in piedi: ora ho l’Aula Magna».

     

    Che cosa è lo stile?

    «Ha stile una persona raffinata, chi segue la moda tout court spesso non lo ha».

     

    E la famiglia?

    adriano giannini e gaia trussardi adriano giannini e gaia trussardi

    «Vivere bene in una famiglia è un grande impegno: della mia oggi fanno parte anche gli amici che mi hanno dato tanto appoggio».

    maria luisa trussardi e camillo ricordi maria luisa trussardi e camillo ricordi Nicola Trussardi Nicola Trussardi

    maria luisa trussardi maria luisa trussardi

    maria luisa trussardi e vittorio feltri maria luisa trussardi e vittorio feltri

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