Marco Bonarrigo per il "Corriere della Sera"
Nella trama del primo giallo dei Giochi di Pechino ci sono una stella 15enne del pattinaggio di figura, la solita Russia, una cerimonia di premiazione cancellata all'ultimo secondo e una sostanza chimica dal nome oscuro: la trimetazidina. Succede tutto martedì sera, poco prima che Russia (oro), Usa (argento) e Giappone (bronzo) salgano sul podio della prova a squadre: la cerimonia viene rinviata. Si parla di un «problema legale», poi di doping. Si vocifera di cannabis o droghe ricreative.
KAMILA VALIEVA
La verità arriva nella notte cinese: Kamila Valieva, bambina russa stella della disciplina (la prima aver eseguito il difficilissimo quadruplo), sarebbe non negativa alla trimetazidina, un antischemico inserito nella categoria S4 (Ormoni e modulatori metabolici) della lista dei farmaci vietati sia in competizione che fuori. Molecola «non specifica»: se la trovano non hai diritto (in teoria) a sconti di pena. Il prodotto aumenta il flusso coronarico e quindi migliora la resistenza alla fatica.
Ai Giochi 2018 la bobbista russa Sergeeva rimediò una sanzione ridotta (8 mesi invece di 4 anni) per via della bassa concentrazione rilevata dalle analisi. Coperto dai cinesi, il celebre nuotatore Sun Yang prese solo tre mesi. Il caso Valieva è complesso: Kamila è una superstar e una russa positiva dimostrerebbe come la redenzione del Paese dopo anni di doping selvaggio resta sulla carta.
KAMILA VALIEVA
Non avendo ancora 16 anni, l'atleta non è però sanzionabile: il risultato verrebbe cancellato ma lei si risparmierebbe la squalifica perché troppo giovane. Fonti del laboratorio di Pechino parlano di quantità infinitesimale della sostanza, rilevata solo grazie all'enorme precisione dello strumento di misura. Otterrà clemenza, comunque senza precedenti? I russi hanno schierato uno stuolo di legali. La decisione oggi: Kamila è la favorita per l'oro individuale.