Estratto dell’articolo di Gianni Oliva per “La Stampa”
margherita cagol col marito renato curcio
Il 4 giugno 1975 un nucleo della colonna torinese br sequestra l'imprenditore Vittorio Vallarino Gancia: il giorno successivo una pattuglia di carabinieri giunge nel cortile della cascina Spiotta D'Arzello, vicino ad Acqui Terme, senza sapere che è il luogo dove l'imprenditore è tenuto prigioniero.
I due terroristi che fanno da guardiani, Margherita Cagol, e un uomo rimasto sconosciuto, sentendosi scoperti tentano una sortita sparando e lanciando una bomba a mano: i carabinieri rispondono al fuoco in uno scambio concitato durante il quale muoiono l'appuntato Giovanni D’Alfonso e la brigatista Cagol, mentre il capo pattuglia tenente Umberto Rocca perde un occhio e un braccio. Il secondo terrorista riesce invece a dileguarsi.
renato curcio
Qui finisce la versione ufficiale e iniziano i dubbi. Chi era il secondo terrorista? Lo stesso Renato Curcio, che della Cagol era marito e che con lei aveva fondato le br? Oppure qualche esponente di quelle «seconde file» del terrorismo che di lì a poco, dopo l'arresto dei capi storici, avrebbero assunto la direzione del movimento «alzando il livello dello scontro» e passando dai sequestri alle uccisioni? E la Cagol è morta nello scontro oppure è stata freddata quando era a terra ferita o addirittura arresa con le mani alzate?
[…] La riapertura delle indagini e la lunga memoria dello stesso Curcio sono però la spia di un passato archiviato con troppa fretta e che, drammaticamente, sta tornando di attualità tutto insieme.
IL CADAVERE DI MARA CAGOL DOPO IL BLITZ PER IL RAPIMENTO GANCIA 1975
Le turbolenze violente degli anarchici resuscitati all'attivismo dal caso Cospito; l'aggressione squadristica agli studenti di Firenze; ora la vicenda della cascina Spiotta. Gli Anni Settanta del piombo rosso e del tritolo nero sembrano riemergere da un silenzio che era assai più rimozione che superamento.
[…] Ma non sottovalutiamo, perché le derive della storia procedono sempre da segnali non percepiti. Gli squadristi vanno chiamati con il loro nome e condannati, allo stesso modo degli anarchici e delle loro violenze. E Renato Curcio può legittimamente chiedere ragione di quanto accaduto alla cascina Spiotta: ma se vuole essere credibile non finga di ignorare chi era l'altro terrorista e ne faccia il nome.
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