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Dopo i roghi e la guerriglia a Torre Maura, a Roma, ecco l'inchiesta. La procura della capitale ha aperto un fascicolo di indagine in relazione agli scontri avvenuti nella tarda serata di ieri nella zona, dove circa 200 abitanti della zona, supportati anche da militanti di Casapound, sono scesi in strada per protestare contro il trasferimento di alcuni rom in un centro di accoglienza. A piazzale Clodio sono in attesa di una informativa dalle forze dell'ordine intervenute. I reati ipotizzati, al momento, sono di danneggiamento e minacce aggravate dall'odio razziale.
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«Sono intervenuta per evitare che la situazione degenerasse. C'era un clima molto pesante, di odio». Così la sindaca di Roma, Virginia Raggi, parlando delle proteste a Torre Maura contro l'arrivo di un gruppo di nomadi in un centro di accoglienza della zona. «Sono intervenuta per tutelare i tanti cittadini onesti di quel quartiere e i 33 bambini (del gruppo dei nomadi, ndr) che rischiavano la vita e l'incolumità personale. Dovere dell'amministrazione è quello di tutelare la vita e l'incolumità delle persone», aggiunge in riferimento alla decisione di ricollocarli in altre strutture.
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«Andate via. Da qui non ce ne andiamo fino al loro trasferimento». Sono alcune delle urla indirizzate agli ospiti nomadi nel centro di accoglienza, rivolte da alcuni abitanti della zona di Torre Maura, alla periferia di Roma, dove ieri si sono verificati disordini contro il trasferimento dei nomadi nel centro. Davanti alla struttura, dove c'è un assembramento di alcune decine di persone, c'è ancora l'auto di alcuni operatori del centro che era stata incendiata ieri durante le proteste. Ad essere parzialmente danneggiato è anche un camper parcheggiato vicino, diventato bersaglio degli sputi di alcuni giovani: «È di quei rom di m... è qui da qualche giorno», spiegano.
Una donna rom, che aveva in braccio il suo figlioletto, è stata accerchiata da alcuni residenti di Torre Maura, nella periferie di Roma, che si trovavano a protestare davanti alla struttura dove nelle ultime ore sono stati trasferiti alcuni nomadi. «Vai via ladra, ti sei portata tuo figlio per proteggerti», hanno urlato alcuni contro la donna, che non è un ospite del centro, giunta sul posto per verificare lo stato del suo camper rimasto parzialmente bruciato dopo i disordini di ieri.
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Gli scontri di ieri sera, per scongiurare l'ingresso dei rom nel centro di accoglienza «Savi» in via dei Codirossoni, sono - per chi vive lì - il culmine di una violenza dettata dalla esasperazione. I residenti di Torre Maura denunciano una situazione insostenibile, con 15 dei 49 Sprar su tutta Roma proprio nel VI municipio. Era il 16 gennaio scorso quando 118 e 112 intervennero al centro di accoglienza tra via Paolo Savi e via dei Codirossoni per una rissa tra extracomunitari all'interno del centro. Si picchiarono con tazze e bottiglie di vetro rotte e un uomo finì in ospedale con una ferita lacero contusa al cranio.
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«Qui non abbiamo mai avuto problemi. Sono gli zingari, la gente non li vuole». Così un gambiano racconta all'Adnkronos gli scontri di ieri sera. «Sono ancora qui, ieri non si dormiva - spiega un altro -. Hanno paura che vanno a rubare». «Ieri sono tornato alle 21 - spiega un altro - c'era il delirio. I rom non hanno dato problemi a noi, ma i residenti del quartiere li vogliono fuori».
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«La notte scorsa è venuto qui il capo di Gabinetto, Castiglione, spiegandoci che nella prima mattina di oggi avrebbero portato via i rom. Non abbiamo dormito, presidiamo». Così uno dei tanti residenti di Torre Maura ancora davanti all'ingresso del centro di accoglienza protetto dai poliziotti del Reparto Mobile. La guerriglia della notte ha tolto la voce ai più che stamattina sono tornati in via dei Codirossoni, chi in ciabatte, chi con tute infilate in tutta fretta. «Ai pochi extracomunitari che ancora sono nella struttura, un tempo polo fisioterapico funzionante, si sono aggiunti almeno 75 rom. Che stanno ancora qui, anzi li abbiamo visti a fare colazione».
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Noi restiamo qui - incalza Rita, una residente - ci siamo dati il cambio con chi ha fatto la notte. Finché non li mandano via non molliamo. Gli hanno dato 7 giorni di tempo per andarsene, aspettiamo». «Finché resta in piedi, questa struttura sarà per noi sempre un problema - spiega Carlotta -. Dentro è uno schifo adesso, e pensare che è stata una casa degli studenti e poi una struttura ospedaliera che aiutava chi aveva problemi. Adesso hanno trovato il modo di farci i soldi, mettendoci gli extracomunitari prima e i rom poi».
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