Alessandra Camilletti e Lorenzo De Cicco per il Messaggero
pasionaria torre maura
«E mica sono solo i Rom. È tutto, è che siamo abbandonati», dice Giuseppina Pisanò, 72 anni, ex custode della clinica di via dei Codirossoni a Torre Maura, diventata, da 48 ore, centro d'accoglienza per i nomadi e prima ancora, per quattro anni, casa di profughi e richiedenti asilo. «Sono le bollette dell'affitto, che sono appena aumentate mentre nelle case popolari cade tutto a pezzi», dice mentre sventola i cedolini del Campidoglio per il suo appartamento: «Vede, a febbraio erano 62 euro, ora, ad aprile, sono diventati 83. E io ho la pensione sociale...».
torre maura
Sono gli alberi, venuti giù da tre anni e che nessuno raccoglie dal ciglio delle strade. «La gente viene con la motosega per farsi la legna. Altrimenti non li tocca nessuno, mai visto un operaio», si sfoga Guido, ex guardia giurata, «ho preso pure le pallottole». Anche lui è avvelenato per il rincaro dei costi negli alloggi comunali. «Ad aprile le spese accessorie, si chiamano così, sono schizzate a 69 euro, fino a marzo ne pagavo 41. E in camera da pranzo la parete sta venendo giù, quelli del Comune sono venuti, hanno fatto le foto, poi basta, tanti saluti».
«Non mi vergogno di dire che la Raggi l'ho votata. Lo rifarei? Per carità, una delusione, tutto fumo negli occhi. Un disastro», confida, come tanti da queste parti, Antonio Del Giudice, 69 anni, ex responsabile di una ditta di pulizie. A Torre Maura, nel VI Municipio, distretto da 250mila abitanti, come Verona, i 5 stelle nel 2016 veleggiavano intorno all'80%. E ora fanno i conti con la delusione che davanti all'arrivo massiccio dei rom si è trasformata in rabbia feroce.
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Troppo facile parlare solo di Casapound e dell'ultradestra che soffia sui malumori. «Non siamo razzisti, a quelli che c'erano prima, i profughi, portavo la colazione, tutti i giorni. Erano rispettosi, non come questi», racconta Fedora, per nulla stanca, nonostante i suoi 75 anni e le ore passate di picchetto davanti al centro d'accoglienza. «Non ho niente da fare, posso star qui tutto il giorno, finché questi non se ne vanno». E dicono lo stesso i disoccupati e i ragazzi che non studiano e aspettano un lavoro.
«Le buche? Guarda le radici degli alberi, guarda che hanno fatto...», sbuffa Olimpia e indica gli ammassi di asfalto informe e subito dopo gli sprofondi, il bitume sgretolato come farina sporca. «Non riusciamo a parcheggiare, tanto sono alti».
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Non sono solo i rom, è anche l'autobus che non passa mai. È il 556 che da queste parti non si vedrà più, come si legge in un volantino che passa di mano in mano. «Per 450 famiglie la linea non farà più sei fermate. E come ci vanno a scuola i ragazzini? Come ci andiamo a lavoro?».
È l'immondizia che trabocca dai cassonetti stracolmi. Infilata perfino nelle carcasse delle auto abbandonate. Vicino alle roulotte e ai camper dove vive chi una casa non ce l'ha più (quattro caravan parcheggiati solo davanti al mercato rionale, quasi tutte le serrande abbassate, per la crisi). «Ci vengono dagli altri quartieri, a scaricare la monnezza. Perché lì fanno il porta a porta e non hanno più i bidoni. Ma i netturbini non passano e allora la portano tutta qui. Come una discarica», spiega Tonino R., invalido «al cento per cento, ho pure la 104».
Giuseppe De Marchi, carpentiere, si accalora per i furti. «Mi hanno portato via pure i passeggini dei nipoti, i passeggini, capisce? racconta E proprio qui accanto c'è un campo rom».
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Ci sono i giardini pubblici che potrebbero essere dei gioielli, ridotti invece a giungle impraticabili. «Dobbiamo far tutto da soli racconta ancora Giuseppina Chi taglia l'erba? Chi pulisce? Sono caduti sei alberi sull'area giochi per bambini, nessuno li ha portati via. Per un po' se n'è occupato un signore, abitava qui vicino, poi si è stancato e se n'è andato. Anche i ragazzi, i profughi, davamo loro 5 euro e tagliavano l'erba, ora non lo fa nessuno». E la guerra contro i rom diventa l'unico scalpo che si può ottenere subito, perché sugli altri fronti sembrano esserci solo battaglie perse.
«IL RAZZISMO NON C' ENTRA NULLA LOTTIAMO SOLO PER SOPRAVVIVERE»
Camilla Mozzetti per il Messaggero
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«Badi bene, non è una questione di razzismo ma di sopravvivenza e lo scriva a caratteri cubitali: siamo solo stanchi». Stringe i pugni e alza il tono della voce quasi volesse liberarsi da quelle parole che le opprimono il respiro. Gabriella «romana de Roma, nata al Quadraro» è appena uscita dall' appartamento popolare che da dieci anni condivide con la madre 80enne a due passi dal centro Sprar di via dei Codirossoni dove sono stati ospitati una settantina di nomadi. È lei la pasionaria di Torre Maura che la notte di martedì scorso ha preso parte al tavolo convocato dal Campidoglio, con il capo di gabinetto della sindaca Raggi, Stefano Castiglione, in VI Municipio per gestire l' emergenza della rivolta nata dal basso contro l' arrivo dei rom. Si parla di odio sociale ma è solo una guerra tra poveri. «È stata la goccia dice la donna che ha fatto traboccare il vaso».
Gabriella, perché? Ci spieghi il motivo.
«Noi viviamo in case popolari che cascano a pezzi. Se scendiamo nelle cantine non si sa quello che si trova, con l' acqua che scende dai soffitti e le ringhiere divelte. Nessuno si occupa di noi come accade con queste persone. Trovi gente che urina in mezzo alla strada, questi molestano i ragazzini, ti entrano dentro casa».
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Ha mai subito un furto o un borseggio da parte dei nomadi?
«La figlia di una mia amica è rimasta coinvolta in un tentato furto ma a prescindere da questo non è gente che vuole integrarsi. Dicono di volerlo fare ma prendono in giro tutti, hanno una cultura diversa dalla nostra. Erano meglio i ragazzi di colore che c' erano prima».
Infatti proprio in quel palazzo per diversi anni ci sono stati degli extracomunitari.
«E infatti si erano integrati senza problemi, aiutavano le persone, gli anziani come mia madre a cui le offrirono una mano per scendere dall' autobus. Nel mio palazzo hanno dato un appartamento di due stanze a una famiglia nomade. In 12 tra cui 8 bambini piccoli che vivono in due camere, contravvenendo tutti i principi di igiene e sicurezza è normale? Ed è normale per lei che ci siano famiglie di italiani con figli piccoli che vivono nelle cantine?».
Quando li avete visti la prima volta?
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«Io ho saputo che arrivavano ieri pomeriggio (martedì ndr) ma già la notte precedente c' era stato movimento e così non si fa. Vogliamo integrarli? Per carità di Dio, iniziassero a lavorare e a pagare le tasse ma prima, gli italiani. Per queste persone i soldi ci sono invece per noi, per mettere a posto le case dove viviamo, non c' è mai nulla.
Abbiamo dovuto protestare per farci tagliare due alberi pericolanti e per farci fare una strada che c' è via Walter Tobagi che non si sa come sta: aspetteranno il morto per metterla in sicurezza. Ci hanno alzato gli affitti e pure paghiamo tutti anche se qualche giorno c' è chi non riesce a portare il pane a casa».
Vi accusano di essere razzisti e la Procura di Roma ha aperto un fascicolo per danneggiamento e minacce aggravate dall' odio razziale. Che risponde?
virginia raggi
«Che è ora di finirla. Non è razzismo questo è spirito di sopravvivenza perché non ce la facciamo più. Se eravamo razzisti avremmo provato a mandar via anche i ragazzi di colore che c' erano prima. Non è mai accaduto. Siamo razzisti con chi è zozzo e molesta i ragazzini».
A guidare la protesta è CasaPound?
«Ma dove? Qua c' è la gente del quartiere. Non mi importa chi ci sostiene, ben venga se si combatte insieme per qualcosa».
Il Comune ha promesso di allontanarli ma voi restate in strada.Perché?
«Non andrà via nessuno fino a quando non saranno andati via tutti i rom. L' amministrazione ha detto che concluderà le operazioni entro sette giorni, questo è stato l' accordo.
Viviamo nel degrado e nell' abbandono: le cose devono cambiare».
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