GIOVANNI TOTI FESTEGGIA LA VITTORIA CON UN PIATTO DI PANSOTI
1 – TOTI, IL VINCENTE TRADITO DALLA FRETTA
Stefano Zurlo per “il Giornale”
T roppa fretta. E troppa insofferenza. Peccato. Non gli piacevano rituali ormai logori, discorsi precotti come certi cibi d'asporto e cerchi magici, veri o verosimili che fossero. Giovanni Toti ha la faccia di velluto, ma con Forza Italia, quando è arrivato quello che lui considerava il momento, ha lacerato la tela fino a strapparla.
matteo salvini giovanni toti al papeete di milano marittima 2
Aveva le sue ragioni, negli ultimi due o tre anni la fronda era cresciuta, poi il governatore della Liguria - appena riconfermato con percentuali mai viste dal centrodestra in questa striscia di terra stretta fra le montagne e il mare - si è sentito prigioniero nel ruolo di coordinatore del partito e ha rotto gli ormeggi.
giovanni toti in tuta con berlusconi
Oggi, forse, tornerebbe indietro, al 2019 e alla scelta fatale di troncare il cordone ombelicale che portava al Cavaliere, con cui ha vissuto almeno due vite, nel giornalismo e nella politica, per mettere in rampa di lancio la sua impaziente creatura: Cambiamo!
Operazione fallita, causa capriola mortale di Salvini che puntava a formare un nuovo governo di cui Toti sarebbe stato forse ministro, finendo invece nell'angolo, tradito da Zingaretti e incartato da Renzi. La rivoluzione di velluto è svanita sul nascere, il neonato è rimasto imbottigliato nelle retrovie della confusa estate 2019.
ferruccio sansa
Oggi, però, si capisce che il sogno non si è interrotto, ma è passato attraverso la cruna della buona amministrazione, la ricostruzione virtuosa del Ponte Morandi, quasi un format positivo per l'Italia perennemente ingarbugliata, per le mille emergenze tamponate dall'onnipresente assessore alla Protezione civile Giacomo Giampedrone.
TOTI E SALVINI INSIEME A PRANZO A PORTOFINO
Se cinque anni fa era stata la sinistra a perdere con le sue eterne faide, oggi è lui a vincere. La Liguria, regione quasi etnicamente rossa, ha premiato il moderato Toti e ha riempito di consensi la sua creatura, primo partito davanti al Pd, alla Lega e ai grillini, in caduta libera nella città di Beppe Grillo. In questi mesi, Toti ha ripreso la sua centralità, non è più, ammesso che lo sia stato, un satellite salviniano destinato fatalmente ad essere assorbito dal pianeta più grosso.
matteo salvini giovanni toti al papeete di milano marittima 3
S' intravede un altro stile, forse pure un'altra eleganza. Diciamo che, in qualche modo, Toti sta a Forza Italia come Zaia alla Lega. Zaia, pure trionfatore nel suo Veneto, sembra un po' il leader di un partito alla bavarese, gemellato e legato a filo doppio alla motrice salviniana, in realtà indipendente. Ma non è così, è dentro la Lega, ne rappresenta un'evoluzione quasi democristiana, senza asperità, antropologicamente più seducente, attenta al Mose, alla Pedemontana, all'emergenza Covid.
paolo romani renato brunetta matteo salvini giovanni toti
Meno sbavature e meno fumo per una Lega 2.0 che potrebbe rappresentare il domani delle truppe salviniane. Lo stesso discorso si potrebbe quasi applicare, da Nord Est a Nord Ovest, con Toti, ma lui ha tagliato i ponti, ha accelerato mentre Zaia stava immobile, muovendosi freneticamente ma dentro i confini del Leone di San Marco.
marco bucci giovanni toti inaugurazione nuovo ponte di genova
Certo, le parabole e le storie di Berlusconi e Salvini sono diverse ed è sempre difficile azzardare paragoni. Ancora più problematico ragionare mettendo in fila i se e i ma. Resta però quella strada abbandonata, molto più di un problema di nomenklatura o di figurine del potere azzurro. L'elettorato sembra cercare profili rassicuranti, magari decisionisti, ma dal piglio manageriale se non dalle fogge sartoriali. Forse è solo una tendenza in un momento di smarrimento, ma magari indica una traiettoria. Zaia è una carta di riserva, Toti, almeno in questa fase, è fuori dal mazzo. Poi si vedrà.
silvio berlusconi licia ronzulli francesca pascale
2 – «MATTEO NON È CAPACE DI GESTIRE LA COALIZIONE DA LUI ASPETTAVO BRINDISI NON MUSI LUNGHI»
Marco Imarisio per il “Corriere della Sera”
Presidente Toti, adesso che ha stravinto, cosa se ne fa di questa vittoria?
«Metto l'esperimento ligure a disposizione del centrodestra nazionale. Per Giorgia Meloni, Matteo Salvini, Silvio Berlusconi. Per chiunque voglia cogliere la morale di questo risultato».
Ma il laboratorio non doveva essere quello dell'alleanza giallorossa?
«Credo che abbiano avuto qualche problema con gli alambicchi e la combinazione degli elementi. Noi invece abbiamo dimostrato come una coalizione con una solida gamba moderata, accogliente ma non succube delle idee sovraniste, possa unire nel centrodestra antiche culture e nuove esigenze».
giovanni toti marco bucci
Ricorda come cominciò?
«Sembra ieri. Marzo 2015, cena ad Arcore. Berlusconi, io, Salvini e Licia Ronzulli. Matteo insisteva per candidare un leghista. A essere sinceri, noi di Forza Italia dicevamo che non avremmo mai vinto in una regione all'epoca considerata rossa. Lui ci accusava di non crederci abbastanza. Fu allora che dissi nell'orecchio a Berlusconi: prova a dirgli se gli vado bene io. Ed eccoci qui».
GIOVANNI TOTI RENZO PIANO MARCO BUCCI
Quanto ha contato la fortuna nella sua prima affermazione?
«Quando seppi di aver vinto, la prima cosa che pensai fu "che culo..." Sapevamo che la sinistra ligure era lacerata, ma non speravamo nel suo suicidio. Contando i Cinque stelle, ci votò contro il sessanta per cento degli elettori, però sparpagliato in liste diverse. Buon per noi».
Dov' era quando crollò il ponte Morandi?
silvio berlusconi borsalino giovanni toti 3
«In auto con mia moglie, diretti in spiaggia per il nostro primo giorno di vacanza. Al telefono con Giorgia Meloni per gli auguri di Ferragosto. Sotto, decine di altre chiamate. Le dissi che dovevo riattaccare».
Cosa pensò?
RONZULLI SALVINI
«E vabbé, saranno caduti dei calcinacci. Poi mi mandarono la foto. Tornai subito a Genova. Quarantatré vittime sono una enormità. Ma quel giorno temevamo un bilancio ancora più tragico. Per via della pioggia battente e del poco traffico, i morti furono molti meno di quel avrebbero potuto essere».
La vicenda del ponte l'ha aiutata in questa campagna elettorale?
«Senz' altro. E credo di essermelo meritato. Quella crisi poteva essere la fine di una classe politica, o la resurrezione di un'idea di comunità, di un sentire comune. Se oggi si parla tanto di sistema Genova, vuol dire che abbiamo lavorato davvero bene. E ne sono orgoglioso».
le carcasse delle auto sotto il ponte morandi
Merito suo o del sindaco-commissario Marco Bucci?
«Proprio in quei mesi, tra noi è nato un sodalizio umano. Ognuno ha il suo ruolo. Lui è ruvido, schietto, muscolare. Io sono il poliziotto buono. Siamo amici, non rivali».
Perché nell'estate del 2019 abbandonò Forza Italia quando stava per diventarne coordinatore nazionale?
«C'era e c'è ancora necessità assoluta di dare aria alla casa dei moderati. Io ero a disposizione. Berlusconi, verso il quale proverò sempre e comunque gratitudine, era d'accordo».
edoardo rixi giovanni toti marco bucci promozione pesto patrimonio dell'umanita'
Poi cosa accadde?
«Diciamo che come nella Russia degli anni Sessanta, l'apparato militare-industriale di Forza Italia fece resistenza. Stava per diventare una operazione gattopardesca. Non c'erano più le condizioni. Così me ne andai».
Lo avrebbe fatto anche se non ci fosse stata la sirena di Salvini che chiedeva pieni poteri?
«Non ho mai pensato di portare persone che mi erano fedeli dietro le baionette di Matteo. A me interessava costruire una vera ala moderata nel centrodestra».
GIORGIA MELONI E GIOVANNI TOTI
Non le bastava il partito di Berlusconi?
«Oggi Forza Italia è come se fosse una macchina gloriosa ma vecchia, parcheggiata su un passo carraio che ostruisce sia l'entrata che l'uscita dalla casa dei moderati».
Salvini è ancora il leader del centrodestra?
«Per essere il capo, servono due cose. I numeri e la capacità di gestire la coalizione. I primi ci sono, la seconda per ora no. Matteo potrebbe essere l'architetto del centrodestra, ma al momento non mi risulta che abbia alcun progetto. Si concentra solo sulle sue battaglie, va per conto suo. Non ascolta chi gli vuole bene. E a forza di dare spallate, finisce per rimediare una lussazione dopo l'altra».
In Liguria Toti ha cannibalizzato la Lega?
giovanni toti matteo salvini giorgia meloni quagliariello
«Analisi sbagliata. Questo è anche un suo successo, non solo della mia lista o di Fratelli d'Italia. Un candidato premier come Matteo deve avere a cuore i numeri della coalizione, non solo quelli del suo partito. Deve intestarsi le vittorie, come faceva molto bene Berlusconi, e non gioire solo per un consigliere in più della Lega o un suo candidato al ballottaggio».
Non eravate amici?
«Lo siamo ancora, almeno credo. Ma da lui e dai suoi mi aspettavo sorrisi e brindisi, non i musi lunghi di questi giorni. Questa dovrebbe essere la differenza tra il segretario di un partito e il leader di uno schieramento». Lei ha battuto la prima grande alleanza giallorossa o un candidato debole? «Entrambi. I mali non vengono mai da soli».
TOTI MELONI SALVINI
giovanni toti matteo salvini giorgia meloni