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    LA VERSIONE DI TOTTI: “VIA DALLA ROMA PERCHÉ ERO INGOMBRANTE. TORNARE? MAI DIRE MAI. CON UN’ALTRA PROPRIETÀ E CON UN ALTRO RUOLO...” - L'EX CAPITANO SI CONFESSA A 'DAZN': “CI HO MESSO DUE ANNI A METABOLIZZARE DOPO AVER SMESSO, ANCHE PERCHÉ NON È STATA UNA SCELTA MIA. QUANDO ERO FUORI A VOLTE MI SAREI STRAPPATO I VESTITI DA DIRIGENTE PER ENTRARE IN CAMPO. POTEVO ANCORA DIRE LA MIA SOPRATTUTTO VEDENDO QUELLO CHE C'E' IN GIRO" – VIDEO


     
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    Massimo Cecchini per gazzetta.it

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    Potrà avere un uso dei social discutibile, potrà aver affrontato il tramonto della carriera da calciatore in modo criticabile, potrà aver iniziato la sua vita da dirigente in maniera timida, ma una cosa è certa: Francesco Totti si conferma un protagonista del calcio italiano. Stavolta lo fa in una intervista su Dazn, che apre anche spiragli a un possibile (difficile) futuro alla Roma.

     

    “Quando ero fuori a volte mi sarei strappato i vestiti da dirigente per entrare in campo. Da fuori è tutto più facile, tutti siamo più forti e più bravi – “perché non ha fatto questo, perché non ha fatto quello” -, ma se sei stato anche dentro il campo sai che sono due cose diverse. Parecchie partite avevo voglia di spogliarmi, potevo ancora dire la mia. Soprattutto vedendo quello che ci sta in giro...”.

     

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    Il passato, però, non combacia col calcio di oggi. “Un Totti a 25 anni non giocherebbe sicuramente alla Roma, già se lo sarebbero comprato”. Lo dice quasi da procuratore, la sua nuova carriera. “Ma è una parola vecchia. Preferisco dire scouting. Perlustro, vedo, riesco a trovare qualche giovane promettente. Io mi metto sempre in gioco, mi piace conoscere quello che c’è al di là. Il futuro sicuramente riserva cose positive: voglio vedere cosa riserva a me”.

     

     Il pensiero va sempre al suo addio alla Roma, dopo le dimissioni da dirigente. “Da calciatore ero più espansivo, ero più me stesso; da dirigente devi essere più pacato, stare attento a quello che dici. Le parole sono fondamentali. L’addio al calcio? Io ho sempre avuto la passione: quando c’è quella, per un giocatore è tutto. Quando lo fai con la determinazione, con la voglia, con la spensieratezza, poi ti vengono cose che non avresti mai immaginato… poi la fine deve arrivare.

     

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    E’ arrivata un po’ inaspettata, ma giusta. Ora l’ho metabolizzata, ma ci ho messo due anni, perché non è stata una scelta mia. In ogni caso, non mi sono mai pentito delle decisioni, anche se quando avevo 25 anni e mi chiamò il Real Madrid dei Galacticos avevo avuto un po’ un momento di disorientamento. Infatti quando oggi vedo qualcuno di quei giocatori del Real mi dicono: ma tu sei matto, hai rinunciato alla squadra più forte del mondo… Vuol dire che la testa ogni tanto non ragiona, devi essere matto. Comunque ho fatto una scelta d’amore che non rinnego. Anzi è stata una doppia vittoria stare per 25 anni con la maglia della mia squadra del cuore”.

     

     Ma se adesso con i colori giallorossi c’è stato il divorzio, l’avvenire è ancora da definire. “Tornare alla Roma con un’altra proprietà e con un altro ruolo? Mai dire mai”. E quando gli si chiede perché il dirigente non gliel’hanno lasciato fare, replica sicuro: “ Perché ero ingombrante”.

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