beppe grillo giuseppe conte luigi di maio
DAGOREPORT
Quel para-guru di Grillo ha capito di aver commesso l’ennesima stronzata a dare retta alla vanità di Conte con quel tweet in gloria di una Elisabetta Belloni già incoronata regina del Quirinale (“Benvenuta Signora Italia, ti aspettavamo da tempo"). Ora cerca di capire le forze in campo di quello che resta del suo movimento.
giuseppe conte beppe grillo luigi di maio
Intanto, tra il ruolo di pacificatore tra i duellanti Di Maio e Conte o quello di terminator di uno dei due, BeppeMao si sollazza a seminare zizzania tra i due indebolendoli, all’eletto scopo di essere sempre lui il king maker. Non per niente l’Elevato Indagato ha sondato i dimaiani Raggi e Appendino e sa che il “deputatino” Giggino non farà felice Conte e non porterà avanti nessuna scissione.
BEPPE GRILLO GIUSEPPE CONTE LUIGI DI MAIO
Infatti Di Maio sa bene che una diaspora dal M5S è un atto risolutivo destinato al fallimento: basta vedere le misere percentuali che raccolgono oggi gli scissionisti del Pd: da una parte Bersani e D’Alema (LeU) e dall’altra Matteo Renzi (Italia Viva).
Alla fine all’ex comico genovese non resterà che prendere atto che il suo movimento si è trasformato in un partito, all’interno del quale convivono due correnti, l’una contro l’altra. Secondo: se Letta si sta convincendo, giorno dopo giorno, di andare verso la legge elettorale proporzionale con sbarramento al 4 per cento e no al cambio di casacca, vuol dire che il Pd non si fida più del pensiero volatile di Conte (è lui che ha scavalcato Letta e proposto all’ex compagno di governo Salvini la candidatura Belloni). Quindi: avanti proporzionale e liberi tutti.
appendino raggi