Estratto dell’articolo di Giacomo Amadori per “la Verità”
raffaele cantone foto di bacco
Dalla vicenda del medico Francesco Narducci, sospettato senza prove definitive di essere il mostro di Firenze, all’omicidio di Meredith Kercher. La Procura di Perugia da anni affronta casi di cronaca ammantati di mistero. Più di recente, sul tavolo del procuratore Raffaele Cantone, oltre a quello celeberrimo su Luca Palamara, sono finiti i fascicoli riguardanti due presunte «talpe» e una fantomatica associazione massonica piena di giudici, la loggia Ungheria. Partiamo da quest’ultima. Dopo lunghe indagini i pm sono arrivati alla conclusione che il sodalizio fosse il frutto della fantasia del faccendiere Piero Amara, sedicente affiliato.
nicola zingaretti foto di bacco
Da circa un anno l’istanza di archiviazione giace sulla scrivania della gip Angela Avila.
Forse la toga ha deciso di esaminare nel dettaglio tutta la documentazione delle investigazioni svolte dagli inquirenti. In gran parte trasmessa in giro per l’Italia per ulteriori approfondimenti e per perseguire alcune evidenti calunnie.
Gli interrogatori perugini di Amara, al pari di quelli resi a Milano dall’avvocato, sono scoppiettanti e ci sono passaggi ancora inediti che riguardano anche la politica. In particolare l’ex segretario dem Nicola Zingaretti che sarebbe stato legato a un coimputato di Amara, il lobbista Fabrizio Centofanti. Il 26 ottobre 2020 a Perugia il faccendiere siciliano ha parlato a lungo con i magistrati di tale questione.
raffaele cantone firma la locandina dello spettacolo
Nel verbale riassuntivo si legge: «So anche che c’è un rapporto molto stretto tra Nicola Zingaretti e Fabrizio Centofanti per avermelo detto quest’ultimo. Giuseppe Calafiore mi ha detto che Centofanti avrebbe finanziato la campagna elettorale di Zingaretti, ma non so nulla di preciso. Ricordo che in occasione della prima candidatura di Zingaretti venne organizzata una cena a casa di un avvocato amministrativista […]; il servizio di ristorazione venne organizzato e gestito da Centofanti».
fabrizio centofanti
Tra i presenti ci sarebbe stato anche un ex presidente della Corte dei conti. Non sappiamo se queste affermazioni siano giunte alle orecchie dei diretti interessati e se questi abbiano presentato querela come molti degli altri soggetti chiamati in causa da Amara.
Tra gli atti che abbiamo visionato, ci ha colpito anche la denuncia dell’ex pm Maurizio Musco. In essa è riportata la storia dell’Osservatorio permanente sulla criminalità organizzata, presunto paravento dell’Ungheria, voluto dal defunto procuratore Giovanni Tinebra.
GIUSEPPE CALAFIORE 1
Carte alla mano Musco ricostruisce il circuito che ruotava intorno all’Opco e spiega le sue dimissioni dal Consiglio di presidenza: «Le ragioni del disaccordo erano dovute alla circostanza che i fondi (la Regione stanziava circa 500.000,00 euro l’anno) venivano impiegati, a mio giudizio, in modo insufficiente per lo studio della criminalità organizzata essendo destinati, in modo cospicuo, a cene e pranzi ai quali partecipavano tutti i componenti del Comitato scientifico.
GIOVANNI TINEBRA 2
Era prassi, infatti, che in tutte le occasioni in cui si riuniva, al termine dei lavori si andava a pranzo o a cena in ristoranti di lusso oppure negli stessi locali dell’Osservatorio nei quali venivano allestiti sontuosi catering. Inoltre, in relazione ai vari convegni che venivano organizzati annualmente (molti dei quali avevano scarsa attinenza con la criminalità organizzata), non solo i relatori ma anche i convegnisti invitati che risiedevano fuori dalla Sicilia venivano ospitati, per due tre giorni, in alberghi a quattro/cinque stelle a spese dell’Opco. La mia impressione era che Tinebra utilizzasse i fondi dell’Osservatorio per costruire una sua rete di rapporti personali con colleghi di tutt’Italia, avvocati, docenti universitari e rappresentanti apicali delle istituzioni».
PIERO AMARA
I magistrati perugini hanno per le mani anche due fascicoli che affrontano il tema dei rapporti borderline tra fonti e cronisti. Gli indagati sono due presunte talpe. Uno è l’ex cancelliere della Procura, Raffaele Guadagno, che in agenda aveva i nomi di moltissimi giornalisti e che, prima di andare in pensione, aveva tentato una carriera di scrittore potendo contare su prefazioni e presentazioni di firme di primo piano del panorama giornalistico.
GIOVANNI TINEBRA
Il secondo è Pasquale Striano, il tenente della Guardia di finanza già distaccato all’ufficio segnalazioni operazioni sospette della Direzione nazionale antimafia. Entrambi rifornivano importanti giornali di notizie. Del primo non ha scritto praticamente nessuno se non noi, del secondo tutti i principali media e anche noi. Anzi noi per primi in entrambi i casi.
[…] Un investigatore ci sconsiglia di trarre conclusioni affrettate visto che i media conoscerebbero solo «un millesimo» del materiale confluito in Procura. In sostanza della storia di Striano noi giornalisti avremmo una conoscenza minima. Ma anche di quella di Guadagno per la verità. In attesa che, entro settembre, i pm inviino al cancelliere in pensione l’avviso di chiusura delle indagini, gli atti preliminari del fascicolo, sorprendentemente, non sono ancora di pubblico dominio. L’ex cancelliere è indagato per accesso abusivo e rivelazione di segreto e anche il contenuto del suo cellulare ha riservato qualche sorpresa.
ANTONIO MASSARI
In particolare i magistrati stanno esaminando alcuni messaggi in cui si parlerebbe di favori a livello giudiziario e «paragiudiziario». Adesso queste comunicazioni, tutte da verificare (si tratta di millanterie o di reati?), potrebbero essere stralciate e inserite in un nuovo fascicolo. Ma i magistrati sono convinti che le violazioni siano ampiamente assodate, dal momento che sarebbero state trovate le prove del passaggio della richiesta di archiviazione per Ungheria a un giornalista, Antonio Massari del Fatto quotidiano.
guido crosetto in vacanza a ponza 5
La Procura ha sentito il cronista come testimone e questi si è avvalso del segreto professionale. La linea degli inquirenti è quella di salvaguardare il lavoro giornalistico evitando di contestare la ricettazione o il concorso nel reato di accesso abusivo a chi ha chiesto a Guadagno documenti coperti da segreto (anche perché bisognerebbe dimostrare l’effettiva consapevolezza del giornalista dell’illiceità della condotta). Una guerra alla libertà di informazione che la Procura non avrebbe nessuna intenzione di iniziare. E così sulla graticola rischiano di rimanere solo le fonti.
Guadagno, dopo essere stato compulsato dal cronista amico e messo a rischio di perquisizione, ha denunciato un secondo ictus nelle ore in cui stava cercando di cancellare le prove contenute sul proprio cellulare. A livello mediatico, la sua vicenda ha incuriosito i media molto meno di quanto non abbia fatto quella di Striano che avrebbe effettuato investigazioni su molti uomini potenti. I suoi target venivano selezionati insieme con i magistrati o anche con i giornalisti? Ma soprattutto quei report con che finalità venivano compilati? […]
Striano ha raccontato di aver un file in cui ha ricostruito la storia di tutte le sue indagini: oggetto, committente, contenuto. Adesso toccherà alla Procura di Perugia recuperarlo e analizzarlo. Il tenente si incontrava e confrontava pure con i giornalisti del quotidiano Domani e in particolare con Giovanni Tizian e Stefano Vergine, gli stessi del caso Metropol.
GIOVANNI TIZIAN
Anche nella stesura del report sulle relazioni pericolose con frange della malavita dei fratelli Giovanni e Gaetano Mangione, soci di Crosetto, i cronisti hanno avuto un ruolo. Consulenti interessati? Committenti? Le indagini su Striano potrebbero anche svelare le singolari motivazioni alla base di alcune indagini. Infatti, a quanto ci risulta, alcune inchieste antimafia nascevano per risolvere questioni private di questo o quel magistrato.
Nei giorni scorsi abbiamo raccontato che una toga avrebbe chiesto a Striano di passare ai raggi x una società che stava realizzando una speculazione edilizia su un terreno posto di fronte all’abitazione del giudice, a cui i villini rischiavano di oscurare la vista mare.
guido crosetto a otto e mezzo
Prima era una proprietà della Curia generalizia dei frati minori conventuali, «poi acquisita da società accostate a più soggetti portatori da più che probabili interessi criminali» scrive Striano in un suo appunto. L’approfondimento, svolto a cavallo tra il 2021 e il 2022 è stato indirizzato alla Dda di Roma. Insomma in via Giulia interessi personali e piste investigative trovavano felici sintesi.
Persino un filone una truffa legata all’ecobonus sarebbe nato per questioni di famiglia. Un sostituto procuratore nazionale avrebbe raccolto le lamentele dell’anziana madre sui dipendenti di un’impresa edile che stava effettuando lavori nel palazzo di residenza: brutte facce che circolavano su auto di grossa cilindrata. Allora la toga avrebbe sguinzagliato Striano […] Striano avrebbe scoperto «interessanti collegamenti con noti sodalizi riconducibili alla ‘ndrangheta». […]