Antonella Viola per “la Stampa”
covid diabete
Tra le varie conseguenze a lungo termine dell'infezione da SARS-CoV-2, una sembra trovare sempre maggiore concretezza, man mano che i dati scientifici si accumulano: COVID-19 aumenta il rischio di sviluppare diabete, sia nella popolazione pediatrica sia negli adulti. Analizzando le persone che hanno contratto l'infezione, diversi gruppi di ricerca hanno evidenziato un forte aumento dell'incidenza di diabete (sia di tipo 1 sia di tipo 2) nei mesi successivi al contagio. Come questo accada, come il coronavirus attivi il diabete, non è ancora chiaro.
DIABETE CORONAVIRUS
Potrebbe esserci un'azione diretta del virus sulle cellule del pancreas che producono l'insulina; oppure l'azione potrebbe essere indiretta, mediata dalle citochine, cioè dalle molecole rilasciate dal sistema immunitario e coinvolte nella severità della malattia COVID-19. Un'altra possibilità, infine, è che l'infezione possa accelerare una condizione pre-diabetica già esistente, portandola a diabete conclamato. In realtà, ci sono ancora troppe zone d'ombra su cui i ricercatori dovranno far luce nei prossimi mesi e anni. Attualmente non sappiamo, per esempio, se questa alterazione metabolica post-Covid sia transitoria o se permanga per tutta la vita dei soggetti.
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Tuttavia, per quanto iniziali, queste evidenze che si vanno accumulando devono spingerci a riflettere. L'infezione da SARS-CoV-2 è non solo pericolosa nella sua fase acuta ma può innescare conseguenze a lungo termine fortemente invalidanti. Tra diabete, miocarditi e pericarditi, stanchezza cronica, confusione mentale, perdita del gusto e dell'olfatto e i molti altri sintomi che caratterizzano quella patologia ancora sconosciuta che chiamiamo "long Covid", è evidente che i problemi legati all'infezione da coronavirus vanno ben oltre la durata della fase acuta della malattia.
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E, dato che COVID-19 esiste da poco e il periodo di osservazione delle sue conseguenze è stato dunque limitato, è possibile che altro sarà portato alla luce nei prossimi mesi o anni. Anche per tutte queste ragioni, per evitare le subdole conseguenze a lungo termine dell'infezione, la vaccinazione è, per tutti, la strada più sicura. E dunque sbaglia chi fa calcoli basati solo sulla mortalità per decidere se vale la pena proteggersi con un vaccino. Perché da un virus così trasmissibile e così pericoloso è bene proteggere con la vaccinazione non solo i fragili ma tutta la popolazione, inclusi i bambini e i ragazzi.
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