TARANTO, CONTESTATI DEPUTATI M5S: SULL'ILVA CI AVETE PRESO IN GIRO E AVETE TRADITO LE PROMESSE
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"Traditori, vergogna, siete morti a Taranto!". Dura contestazione da parte di un gruppo di cittadini e ambientalisti a Taranto nei confronti di alcuni deputati del M5S, impegnati - domenica 17 febbraio - in un dibattito su reddito di cittadinanza, pensione di cittadinanza, quota 100 e altre misure varate dal governo. Al tavolo erano presenti i deputati tarantini Giovanni Vianello e Gianpaolo Cassese e Anna Macina, portavoce del M5S alla Camera e Membro della I Commissione (Affari costituzionali).
DI MAIO TAP
È intervenuta la Digos per riportare la calma. I contestatori hanno manifestato la loro delusione soprattutto per la questione Ilva, ricordando che i candidati al Parlamento in campagna elettorale avevano fatto il pieno di voti promettendo la chiusura del Siderurgico e la riconversione. "Ci avere preso in giro tutti - hanno urlato i manifestanti - Siete venuti a parlare di chiusura davanti alla fabbrica. Poi vi siete alleati con Salvini e dite che è colpa del Pd se la fabbrica continua a produrre. Siete spariti da Taranto e ora sparirete anche da Roma".
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Alla contestazione hanno partecipato anche esponenti del Comitato Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti, che avevano espresso, candidandosi con i Cinque Stelle, due consiglieri comunali nel 2017. Uno di questi, Massimo Battista, operaio Ilva, l'11 settembre scorso ha lasciato il movimento dichiarandosi indipendente in polemica con Luigi Di Maio sulla questione Ilva. L'altro consigliere eletto, Francesco Nevoli, che fu candidato sindaco, nei giorni scorsi si è dimesso dalla carica di consigliere comunale e dal movimento. Sarà sostituito da Rita Corvace, altra esponente del Comitato Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti, da tempo in rotta con i Cinque Stelle. Se, come sembra, Corvace si dichiarerà indipendente, il M5S non avrà più alcun rappresentante nel Consiglio comunale di Taranto, pur esprimendo cinque parlamentari e un'eurodeputata.
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TARANTO, L'ESODO GRILLINO COSÌ IL M5S È SCOMPARSO
Giuliano Foschini per “la Repubblica”
Era giugno del 2017, piena campagna elettorale per le elezioni comunali. Alessandro di Battista era abbronzato, sul palco teneva sotto braccio il candidato sindaco del Movimento, Francesco Nevoli. La piazza era stracolma. «Ma davvero - gridava Di Battista - pensiamo che si uscirà dalla crisi producendo ancora più acciaio?
Verremo in massa a Taranto a fare le azioni più drastiche. Chiudiamo il mostro!». Venti mesi dopo il Movimento 5 Stelle governa il Paese. E "il Mostro", come lo chiamava Alessandro di Battista, è lì che produce acciaio. Sempre di più. Tant' è che giovedì le scuole di Taranto sono state costrette a chiudere: troppo vento, troppe polveri di minerali in aria, troppo pericoloso per i bambini anche soltanto respirare.
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L' Ilva, o "l' ex Ilva" come la chiamano ora, è rimasta, quindi, con tutti i suoi veleni. A scomparire è stato invece il Movimento 5 Stelle - che alle Politiche, a Taranto, aveva preso quasi il 50 per cento delle preferenze - che nel giro di pochi mesi ha perso tutti i suoi consiglieri comunali: hanno lasciato il Movimento entrambi gli eletti, prima Massimo Battista che è rimasto in consiglio come indipendente.
E poi Francesco Nevoli, il candidato sindaco sconfitto, che si è dimesso nei giorni scorsi. In consiglio comunale subentrerà la terza più suffragata che però ha già lasciato i 5 Stelle. «Pagano le promesse tradite» spiega Battista, operaio Ilva e rappresentante del sindacato Liberi e Pensanti, l' ala più oltranzista che ha sempre chiesto la chiusura della fabbrica. Trovando sponda nel Movimento.
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E invece una volta al governo Luigi Di Maio ha firmato la vendita del siderurgico ad Arcelor, senza riconvertire o chiudere l' area a caldo come promesso. Michele Riondino, l' attore tarantino ora al cinema con Un' avventura, è sempre stato in prima linea al fianco di Liberi e Pensanti e del Movimento. Ora non lo è più. «In tutta Italia - spiega - Di Maio & Co vogliono far passare l' idea che la questione Ilva-ArcelorMittal è chiusa con un accordo a favore dei tarantini e dei lavoratori. Ma la realtà viene a galla e lo scioglimento del Movimento in consiglio comunale prova esattamente che il soggetto politico che ha promesso la chiusura delle fonti inquinanti e la bonifica del territorio ha definitivamente perso tutto il consenso raccolto». «Non è il governo del cambiamento ma del tradimento» urlavano in piazza gli ambientalisti dopo la cessione ad Arcelor.
michele riondino
«Siete morti qui a Taranto, è la vostra fine. Ci avete tradito!», gridava una manifestante. Di Maio aveva annunciato che sarebbe venuto a Taranto per spiegare. E invece non si è visto. Non è andato a Melendugno per dire perché la Tap non si doveva fare e invece si è fatta. Nessuno si è fatto vedere per spiegare il cambio di posizione sulla Xylella, vera peste o invenzione delle multinazionali? Intanto gli elettori si sentono spersi, i consiglieri lasciano: Monica Altamura, candidata sindaco di San Giorgio Jonico, ha lasciato perché «non sapevo più cosa dire ai miei elettori». I parlamentari tarantini del Movimento, ben 5, sono stati costretti ad andare via da una manifestazione scortati, loro che delle piazze erano sempre stati gli animatori. «Io insisto» spiega una di loro, l' onorevole Rosalba de Giorgi, «nel dire che non è vero che la riconversione industriale di Taranto è stata messa da parte.
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Stiamo cercando di salvaguardare le esigenze legate all' occupazione e quelle dell' ambiente. Non è semplice, non si può ottenere tutto e subito. È necessario avere un po' di pazienza». Contrordine quindi, Dibba: nessuna venuta in massa, nessuna azione drastica. Serve pazienza.
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