Estratto dell'articolo di Lorenzo Lamperti per “La Stampa”
XI JINPING E VLADIMIR PUTIN
[…] Con l'avvio del terzo mandato presidenziale di Xi Jinping e la marcia di avvicinamento alle elezioni statunitensi del 2024, all'orizzonte si intravede burrasca. Lo stesso leader cinese ha più volte parlato di «sfide senza precedenti» e «acque tempestose».
La tensione è stata accresciuta della notte dal lancio di un missile balistico a lungo raggio dalla Corea del Nord verso il Mar del Giappone.
Americani e cinesi hanno dato vita in questi giorni manovre contrapposte. Pechino ha preso parte da ieri a cinque giorni di manovre con Russia e Iran nel golfo di Oman, con l'impiego del cacciatorpediniere missilistico Nanning. Da una parte, Xi prova a proiettare un'immagine di «grande stabilizzatore» dopo l'accordo tra Arabia Saudita e Iran e l'annunciata iniziativa tra Russia e Ucraina. Dall'altra, rafforza il coordinamento militare con Mosca e Teheran.
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Dopo aver svelato il piano Aukus sui sottomarini a propulsione nucleare, gli Usa stanno invece svolgendo esercitazioni congiunte con la Corea del Sud e le Filippine. È sui mari orientali che si muovono le rispettive pedine, mentre c'è chi teme che il confronto possa in futuro tramutarsi in conflitto.
Avvertimenti in tal senso sono arrivati dal ministro degli Esteri cinese Qin Gang, ma anche dal premier giapponese Fumio Kishida che ha ripetuto spesso in questi mesi che l'Asia orientale rischia di diventare la «prossima Ucraina». Ieri, alcune navi della guardia costiera cinese sono entrate nelle acque contese col Giappone, attorno all'arcipelago delle Senkaku/Diaoyu. Il tutto alla vigilia dell'incontro odierno tra Kishida e il presidente sudcoreano Yoon Suk-yeol, che su pressing di Washington annunciano a Tokyo il rilancio ufficiale dei rapporti.
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Ma le acque più tempestose sembrano destinate a essere ancora una volta quelle dello Stretto di Taiwan. Tra fine marzo e inizio aprile, la presidente taiwanese Tsai Ing-wen effettuerà un doppio scalo tra New York e la California, dove incontrerà lo speaker Kevin McCarthy.
Secondo quanto raccontato a La Stampa da due fonti a conoscenza dei fatti, si starebbe lavorando a un secondo passaggio di Tsai negli Stati Uniti, in una fascia temporale che va tra agosto e novembre. In questo caso si tratterebbe di un viaggio specifico negli Usa. L'ipotesi sarebbe caldeggiata dai repubblicani, ma i democratici sarebbero spinti a un'accoglienza bipartisan per non mostrarsi deboli su Pechino a poco più di un anno dalle presidenziali.
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[…] Una seconda visita, stavolta più "ufficiale", metterebbe Xi spalle al muro: reagendo in modo aggressivo favorirebbe la nemesi Dpp alle elezioni, ma in caso contrario darebbe un'immagine debole sul fronte interno. Spinto a fare qualcosa di "nuovo", non è escluso che mandi per la prima volta jet o navi entro le 12 miglia nautiche dalle coste di Taiwan in una inedita dimostrazione di sovranità. Sapendo che, in caso di escalation allora o più avanti, la partita potrebbe non essere solo a due.
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