Estratto dell’articolo di Paolo Mastrolilli per www.repubblica.it
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Premesso che con trenta o quaranta punti di distacco nei sondaggi, Trump appare imbattibile nella corsa alla nomination repubblicana per la Casa Bianca, se mai ci fosse una possibilità di sgambettarlo, Nikki Haley sta emergendo come l’ostacolo più pericoloso. Non solo perché è donna, ma soprattutto perché l’ex ambasciatrice all’Onu incarna l’alternativa conservatrice moderata alle posizioni più sguaiate dell’ex presidente.
Lo ha dimostrato il dibattito di mercoledì sera a Miami, se non altro perché tutti gli altri candidati l’hanno presa di mira, come sempre accade quando qualcuno sembra posizionato a staccare il resto del gruppo.
Infatti un rilevamento pubblicato a fine ottobre dal Des Moines Register la vede ora alla pari col governatore della Florida DeSantis in Iowa, entrambi al 16%, mentre nel New Hampshire è già sola al secondo posto con il 19%, secondo un sondaggio di Suffolk University/Boston Globe/Usa Today. Trump resta nettamente avanti con oltre il 40% dei consensi, ma questo è un discorso da rivedere in futuro, anche alla luce dei cinque processi in cui è imputato e delle sorprese sempre in agguato nelle corse alla Casa Bianca.
TRUMP E NIKKI HALEY
Nikki è nata 51 anni fa in South Carolina da genitori indiani immigrati, e con studio e duro lavoro è arrivata a diventare governatrice del suo Stato. Nel Sud profondo […] si era arrogata il merito non indifferente di ammainare la bandiera confederata dagli edifici pubblici. […] Conservatrice convinta, ma tradizionale, Haley era stata scelta da Donald come ambasciatrice all’Onu, dove aveva sviluppato un rapporto di amicizia e collaborazione con il collega italiano Sebastiano Cardi.
Posizioni ortodosse, nonostante la diffidenza dei repubblicani isolazionisti verso il Palazzo di Vetro, tipo appoggio a Israele e contrasto di Russia e Iran. Si era opposta al bando dei musulmani, se Trump lo avesse proposto, perché «sarebbe anti americano. Non dovremmo mai bandire nessuno in base alla religione». Quanto alle donne che accusavano Donald di molestie sessuali, si era azzardata a dire che «vanno ascoltate». All’epoca erano girate anche voci sulla sua infedeltà al marito militare Michael, ma senza grande seguito.
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[…] È determinata, e durante il dibattito ha detto a Vivek Ramaswamy che è “feccia”, perché aveva criticato sua figlia. Quindi ha minacciato di mandare le truppe speciali in Messico per fermare il traffico di Fentanyl. Però ha posizioni più realistiche sull’aborto, avvertendo come un bando federale sia impossibile, che l’aiutano con l’elettorato femminile in fuga dal Gop. Può darsi che punti a fare la vice, anche se Trump ha escluso di scegliere qualcuno in corsa contro di lui. Ma se Donald inciampasse, parecchi repubblicani la sognano prima presidente.
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