Marco Consoli per “il Venerdì-la Repubblica”
john travolta gotti
«Mi piace essere elegante e amo moltissimo la mia famiglia, ma a parte questo e il nome di battesimo non credo di condividere nient' altro con John Gotti».
John Travolta si è presentato al recente Festival di Cannes per parlare dell'interpretazione del boss newyorkese di Cosa nostra, morto in prigione nel 2002 per un cancro alla gola, in Gotti.
Il film, che in Italia uscirà il 21 settembre per Eagle Pictures, copre trent' anni di carriera criminale e ruota attorno al rapporto del boss con il figlio John Angelo, anche lui incriminato per vari reati, finito in carcere e poi assolto nell' ultimo processo, nel 2009, per mancanza di verdetto unanime.
john travolta e famiglia a cannes
Il fatto che a ispirare il film sia stato il romanzo Shadow of My Father, scritto proprio da John Angelo e che molti critici lo abbiano etichettato come un' agiografia del Padrino, ha già creato attorno alla pellicola l' aura di opera controversa.
«Non è il mio mestiere giudicare la moralità dei personaggi che interpreto» spiega Travolta, «anche se non mi sono mai sentito a mio agio a impugnare una rivoltella e far saltare il cervello a qualcuno, sia nei panni di Vincent Vega in Pulp Fiction che in quelli di Gotti.
john gotti
Ho voluto interpretarlo perché mi interessava capire come facesse un uomo del genere a essere tanto amato.
Per questo ho parlato con la gente di Long Island e ho scoperto che aiutava la comunità: se il tuo negozio stava fallendo ti dava una mano a rimetterti in sesto, e poi organizzava i fuochi d' artificio e i barbecue per le persone del posto.
john gotti 2
C' era uno sprazzo di umanità in quella vita intrisa di orrore, che era riservato soprattutto alle famiglie rivali e chi non rispettava le sue regole: Gotti è certamente stato l' ultimo padrino della vecchia mafia, spazzata via dalle leggi sui pentiti, con un codice d' onore che non esiste più. È caduto proprio perché non si aspettava di essere tradito».
Travolta giudica «comunque indifendibile» il boss, ma ha parole di comprensione per il pluricondannato John Angelo, che ha sfilato con lui a Cannes destando non poche polemiche: «È una persona divertente e amabile a cui mi sento molto vicino, perché ha avuto il coraggio di chiedere al padre di poter abbandonare la mafia per poter dare un futuro ai suoi figli.
john travolta gotti
La scena in cui incontra il padrino malato in carcere e gli chiede di lasciare la famiglia è tratta da un video che abbiamo copiato parola per parola».
A proposito di famiglia, in questo film torna a lavorare con sua moglie, Kelly Preston, che ha sposato nel 1991. Ricorda il vostro primo incontro?
«Ci siamo conosciuti nei primi anni Ottanta, lei era bellissima, ma era già sposata. La colpii perché me ne andavo in giro con due cani, un labrador nero e un golden retriever.
john gotti 4
Lei mi rimase impressa perché le chiesi com' era essere sposati. "Bellissimo" mi disse, e non avevo mai sentito nessuno dare una risposta del genere. Ho pensato che mi sarebbe piaciuto trovare una donna che fosse altrettanto felice di stare con me.
Diventammo amici e la aiutai quando attraversò la fase buia del divorzio: essere così intimi ha finito per farci innamorare e poi sposare. È stato facile recitare insieme, anche perché, interpretando lei la moglie di Gotti, alla fine abbiamo messo in scena il nostro rapporto».
travolta con figlia ella bleu e moglie kelly preston
A Cannes sono stati celebrati i quarant' anni di Grease. Che cosa significa questo film per lei?
«Mi fa pensare che sono invecchiato, ma mi colpisce come sia diventato un classico senza tempo. A Los Angeles ogni anno ventimila persone pagano 237 dollari per partecipare a una proiezione-evento in cui ci si può abbigliare come negli anni Cinquanta e cantare a squarciagola le canzoni.
John Travolta e Kelly Preston
Noi all' epoca credevamo fosse solo un piccolo film indipendente, invece è diventato un oggetto di culto. È accaduto lo stesso con Pulp Fiction: in quel caso lo abbiamo capito dopo che ha vinto la Palma d' oro.
Tarantino mi scelse perché mi considerava imprevedibile, e pensava che avrei potuto aggiungere qualcosa al personaggio di Vincent Vega. Io d' altronde sono un attore particolare...».
In che senso?
«Penso di avere una personalità neutrale che si accende nel momento in cui scompare in quella dei personaggi.
Quando truccatissimo ho incarnato l' obesa Edna di Hairspray una giornalista mi disse di aver visto il film senza capire chi interpretassi: è stato uno dei migliori complimenti della mia carriera».
john travolta in Hairspray
Quando è nato questo desiderio di trasformarsi negli altri?
«Da bambino, forse perché mia madre insegnava recitazione e diceva che per diventare un personaggio dovevi credere di essere lui.
Sono sempre stato un grande osservatore, amo guardare qualcuno e coglierne i tic. Se stessimo insieme un paio d' ore potrei diventare come lei. E poi sono bravo a improvvisare».
E l' amore per il cinema e la recitazione che origini ha?
«Anche quello lo devo ai miei genitori. Mio padre mi portava piccolissimo a vedere i film di Fellini e di Bergman.
john travolta in pulp fiction
Ricordo che a cinque anni ho visto La strada e mentre Giulietta Masina moriva mi si è spezzato il cuore. È stato allora che ho capito di voler provocare negli altri quelle emozioni.
E forse è proprio perché sono stato formato col cinema europeo che ho amato molto rischiare e girare film indipendenti anche se magari poco fortunati al box office».
La sua carriera è stata baciata appunto da incredibili successi, ma ha visto altrettanti tonfi clamorosi. Come li ha affrontati?
fellini giulietta masina
«Ho sempre usato quei momenti per creare una raccolta di stati d' animo utili per interpretazioni future.
Ho vissuto la crisi come opportunità, e poi nei periodi sfavorevoli magari facevo altro, conoscevo persone interessanti, come quando nel 1985 ballai con Lady Diana alla Casa Bianca. Mica male, no?».
Incontrandola, colpisce la sua energia positiva. Da dove viene?
«Sono sempre stato ottimista. Nella vita ci sono tante cose che possono tirarti su il morale e il cinema è una tra queste: ricordo che a vent' anni, in un periodo difficile, andai a vedere C' era una volta Hollywood, una carrellata di numeri musicali di Broadway con Gene Kelly e Fred Astaire, che mi mandò in paradiso per un' intera settimana.
john gotti 3
E poi pratico da tanti anni Scientology e seguo alcuni semplici consigli, che mi sento di condividere con lei: ogni giorno cerca di prenderti cura di te, dormi bene, sii motivato, sii produttivo e cura il tuo aspetto. Bisogna solo avere la volontà di metterli in pratica.
È importante anche circondarsi di persone positive, perché una sola mela marcia può rovinare tutto».
In tanti anni di incontri con registi e attori ce n' è uno che le è rimasto più impresso?
«Per anni ho cercato di convincere Marlon Brando a prendere parte al film A Civil Action.
john gotti 1
Lui alla fine rifiutò, ma mi disse una cosa che non ho mai dimenticato: non dovresti mai girare un film con un regista che non ti ama profondamente, perché quella fiducia ti permetterà di esprimerti al meglio».
Le è accaduto spesso?
«Diverse volte. I grandi registi, come Mike Nichols o Robert Altman, hanno un tratto in comune, si fidano dei loro attori.
il boss john gotti
Ho capito che il compito del regista è creare l' universo del film, il mio quello di dare vita al personaggio. E fare le scelte necessarie per renderlo credibile».
A parte sparire nei suoi personaggi, cosa le dà piacere nella vita?
«Più di tutto volare e pilotare i miei aerei. Qui a Cannes sono venuto con il mio Falcon. E poi mia moglie Kelly adora vedermi in uniforme».
john travolta john travolta