pipistrello
Laura Cuppini per www.corriere.it
Tre coronavirus con un genoma simile a quello di Sars-CoV-2 sono stati individuati nei pipistrelli in Laos, nel Sudest asiatico. Banal-103, Banal-236 e Banal-52, così sono stati chiamati i virus, mostrano somiglianze specifiche in un dominio chiave della proteina Spike che permette al virus di legarsi alle cellule umane. Lo studio, dell’Institut Pasteur di Parigi, Università nazionale del Laos e Institut Pasteur del Laos, è pubblicato sulla rivista Nature .
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«La scoperta dei tre virus avvalora la teoria che Sars-CoV-2 possa provenire da pipistrelli che vivono negli altipiani carsici della penisola indocinese, che si estende attraverso Laos, Vietnam e Cina» ha detto Marc Eloit dell’Institut Pasteur di Parigi. Tuttora non sappiamo con certezza quale sia il serbatoio animale o l’ospite intermedio di Sars-CoV-2, nonostante le segnalazioni di virus «cugini» nei pipistrelli asiatici e nei pangolini. I risultati dello studio, scrivono gli autori, indicano comunque che virus potenzialmente infettivi per l’uomo circolano tra i Rinolofi (pipistrelli detti «a ferro di cavallo») nel Sudest asiatico.
Ad oggi il genoma più vicino a Sars-CoV-2 rimane quello individuato in un pipistrello Rhinolophus affinis in Cina nel 2013 (il virus è stato chiamato RaTG13), con il 96,1% di somiglianza a livello dell’intero genoma. Ma anche in questo caso il dominio di legame al recettore (RBD, receptor-binding domain) ha una limitata somiglianza con quello di Sars-CoV-2 e un’affinità limitata con il recettore umano ACE2 (enzima di conversione dell’angiotensina 2).
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Finora nessun virus dei pipistrelli simile a Sars-CoV-2 ha mostrato di utilizzare ACE2 per entrare efficacemente nelle cellule umane, e nessuno presenta il sito di taglio della furina (un enzima), caratteristica che sembra associata a una maggiore patogenicità nell’uomo.
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Secondo gli autori del nuovo studio, virus con RBD capace di legarsi al recettore ACE2 potrebbero essere proprio quelli identificati nei pipistrelli che vivono nella penisola indocinese. Dunque potrebbero rappresentare un rischio futuro di trasmissione all’uomo. Nonostante l’assenza del sito di taglio della furina, i coronavirus laotiani sono gli antenati più vicini a Sars-CoV-2 conosciuti fino ad oggi.
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Solo uno o due amminoacidi che interagiscono con ACE2 sono modificati in questi ceppi rispetto al virus responsabile della pandemia. Secondo gli autori, i risultati del lavoro supportano l’ipotesi che Sars-CoV-2 possa originariamente derivare da una ricombinazione di sequenze preesistenti in pipistrelli Rhinolophus che vivono nelle grotte dell’Asia sud-orientale e della Cina meridionale. Il legame epidemiologico tra i virus di pipistrello e i primi casi umani rimane però ignoto.
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Per concludere, gli autori affermano che i virus dei pipistrelli analizzati sembrano avere lo stesso potenziale di infettare gli esseri umani dei primi ceppi di Sars-CoV-2. I membri di comunità religiose ascetiche che passano il tempo nelle grotte, così come i turisti che le visitano, sono particolarmente a rischio di essere infettati, affermano gli scienziati. Sono necessarie ulteriori indagini per valutare se tali popolazioni siano state contagiate da uno di questi virus e se l’infezione possa conferire protezione contro Sars-CoV-2.
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«Questa scoperta non risponde ancora a tutte le domande aperte, ma rafforza ulteriormente l’ipotesi dell’origine naturale di Sars-CoV-2 — ha commentato Antonella Viola, immunologa dell’Università di Padova —. Tuttavia allo stesso tempo ci conferma che molti altri virus sono già pronti a fare il salto di specie e infettarci. Bisogna quindi non solo monitorare l’evoluzione dei coronavirus da vicino per evitare di essere colti impreparati, ma anche effettuare quei cambiamenti strutturali nella nostra sanità che ci avrebbero consentito una gestione migliore dell’emergenza. Dobbiamo imparare la lezione».
pipistrelli PIPISTRELLI IN SOFFITTA