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    TRE DOMANDE A QUELLI CHE NON SI SCHIERANO NE’ CON PUTIN, NE’ CON L’OCCIDENTE - È PIÙ IMPORTANTE DIFENDERE UN UNIVERSALE PRINCIPIO DI AUTODETERMINAZIONE OPPURE OTTENERE UNA PACE SOTTO RICATTO? LA SECONDA DOMANDA RIGUARDA L’OBIEZIONE SULLE ALTRE GUERRE (IN YEMEN, SIRIA NON CI SIAMO COMPORTATI ALLO STESSO MODO). SE NON ABBIAMO LA FORZA DI IMPEGNARCI SU TUTTO QUESTO NON DEVE VIETARE DI IMPEGNARSI SU QUALCOSA. LA TERZA INFINE…


     
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    LUCIANO CANFORA LUCIANO CANFORA

    E’ abbastanza chiaro: noi occidentali siamo disposti a combattere sino (quasi) all’ultimo ucraino pur di stanare il dittatore delle guerre in Cecenia, Siria, Georgia… e delle morti dei vari Politkovskaja, Nemtsov, Litvinenko… Quanto sta accadendo in Ucraina era già stato previsto, fin dal 2015, dal politologo di Chicago John Joseph Mearsheimer (Why is Ukraine the West's Fault? Featuring John Mearsheimer - YouTube ).

     

    Ciononostante, si è preferito non seguire la politica dell’appeasement, che nel ’38 non andò così bene. Anche allora si era disfatto un mondo, c’era un iniquo Trattato di Versailles, c’erano territori rivendicati, la povertà, le banche in mano ad altri, lo “spazio vitale”, la perdita dell’identità, l’Anschluss perché si è lo stesso popolo… ma l’appeasement non frenò il cattivo e incazzato.

     

    CARLO ROVELLI CARLO ROVELLI

    La prima domanda da porre ai né né e agli esploratori dei “diritti di Caino” è la seguente: è più importante difendere un universale principio di autodeterminazione oppure ottenere una Pace sotto ricatto? La pace possibile, infatti, non è la “Pace perpetua” di cui scrive Kant nel 1795, che prevede la formazione di una federazione che abbracci tutti i popoli della terra con un ordine legale imposto da un'autorità mondiale superiore. Questo è l’ideale massonico al quale guarda il processo di globalizzazione (da cui quella che Mario Monti chiamò “cessione di sovranità nazionale”).

     

    Alexander Dugin Alexander Dugin

    A questa prospettiva, chiamata dal filosofo putiniano Alexandr Dugin quella del primato del cielo, ovvero quella dei collegamenti rete, dei cittadini senza identità permanenti e di genere, degli inquilini del mondo senza una “loro” terra, della koiné inglese, degli Erasmus, dei protagonisti delle comunicazioni senza lavoro stabile… la Russia oppone il primato della Terra estesa, della tradizione e della identità, del genere, della non autodeterminazione e delle sfere di influenza culturale, linguistica e politica. Come Putin, anche i né né non comprendono che questo, però, è il mondo fermo a un secolo fa, quando Sykes-Picot si dividevano l’Asia Minore con la squadra, il primo, per altro, promettendo la stessa terra sia agli ebrei che agli arabi.

     

    vladimir putin vladimir putin

    Ma nessuno lo veniva a sapere; stiamo parlando del mondo dei fratelli Lumiere, di quando Francia e Inghilterra controllavano il 90% dei mercati, di una popolazione analfabeta e stanziale, delle colonie d’Africa... Allora aveva senso la “geopolitica”, le cui ragioni si difendevano con la diplomazia delle élite e i carri armati. Oggi il carro armato è un fossile rispetto al telefonino che riprende e posta sui social la morte di un bambino! Non c’è stata una geopolitica occidentale verso l’Est perché ci sono i telefonini a farla! Ci sono stati coloro che avevano cinque e dieci anni quando cadde il Muro di Berlino e oggi sono diventati i padroni del loro futuro e si autodeterminano.

     

    Alexander Dugin Alexander Dugin

    Preferiscono un comico fluido a un dittatore, osservano Victoria dei Maneskin all’Eurovision che si fa fotografare seminuda e gender-fluid su un divano (con un crocefisso al collo e un bikini blasfemo con scritto “father”, “son” e “holy spirit”) e la preferiscono alla predica Pope Cirillo I, che vede nei gay la fine del mondo. Se vuoi combattere questi costumi scostumati – ci provò già Rousseau, padre di Marx – devi offrire un’alternativa, non i carri armati! Quale diritto morale avrebbe avuto l’Europa a dire a un giovane ucraino “no tu no”, noi ci divertiamo ma tu non puoi poiché, altrimenti, il tuo vicino s’incazza? Tu appartieni alla civiltà Rus’a di Kiev e dei Paesi ex-comunisti, la tua vita non può cambiare, forse i pronipoti…

     

    La seconda domanda riguarda l’obiezione dei né né sulle altre guerre (ma anche in Yemen, Siria… non ci siamo comportati allo stesso modo); questa è solo una correità. Se non abbiamo la forza di impegnarci su tutto questo non deve vietare di impegnarsi su qualcosa. C’era un povero e mi sono girato dall’altra parte; ma questo non esclude che ne possa aiutare un altro. Inoltre, c’è un aspetto ovvio: non solo l’Ucraina è più vicina, ma è un Paese cristiano e ha ottimi ambasciatori in Europa: le sue lavoratrici e i suoi lavoratori presso le nostre famiglie.

     

    volodymyr zelensky volodymyr zelensky

    Come puoi pensare che, in un mondo fatto da civiltà diverse (e non per volontà dei globalisti), una bomba che uccide il bambino della tua collaboratrice domestica possa suscitare in Europa lo stesso sgomento e sdegno di una bomba lanciata da un musulmano su altri musulmani in Asia dopo vent’anni di terrorismo islamico? L’Europa non è un mondo perfetto; ben che vada è il “migliore dei mondi possibili” con i suoi paradossi (leggere “Candide”, please).

     

    Una terza domanda da porre ai né né, già che di Voltaire stiamo parlando e vogliamo difendere le ragioni in cui non crediamo, è questa: d’accordo, così come proteggiamo le biodiversità possiamo difendere il multilateralismo, evitare la costruzione di un mondo di cittadini tutti uguali e sostenere civiltà diverse (quella del cielo, quella della Terra e molte altre ancora…). Ma questo mondo di civiltà diverse e “protette” può comprendere i dittatori? Le società aperte (vedi K.R.Popper, “La società aperta e i suoi nemici”) e democratiche sono per loro natura costruite con pesi e contrappesi che ne determinano il controllo. Se la platonica civiltà dittatoriale protetta prende il sopravvento, che fine fa l’idea di mondo multilaterale a più civiltà?

    putin e la minaccia nucleare 9 putin e la minaccia nucleare 9

     

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