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    PRETI-À-TROMBER - IN PROVINCIA DI UDINE, UN SACERDOTE OMOSESSUALE E’ STATO BECCATO AD ADESCARE I SUOI PARTNER SUL WEB - IN PROVINCIA DI PAVIA, UN PRETE SUBISCE UN RICATTO A LUCI ROSSE DA UN UOMO MAROCCHINO: SOLDI IN CAMBIO DEL SILENZIO SUI LORO INCONTRI BOLLENTI - A TORINO, UN RELIGIOSO USAVA I SOLDI DELLE OFFERTE PER PAGARSI LE ESCORT

     


     
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    1 - PRETE GAY NELLA BASSA FRIULANA, ADESCAVA PARTNER SUI SOCIAL

    Nicola Angeli per http://www.udinetoday.it

     

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    Un sacerdote omosessuale che adesca partner sul web spendendo senza problemi la sua immagine, un grosso centro della Bassa Friulana dove esercita la sua attività e una rete paesana di protezione e tutele che ha cercato in tutti i modi di far sì che la cosa non emergesse, organizzando di fatto un rito collettivo - visto che di messe si parla - di posizionamento della testa sotto la sabbia. Non è la trama di una pruriginosa commedia all’italiana degli anni ’70, ma una storia vera e verificata.

     

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    Se a Staranzano il parroco del paese - don Francesco Fragiacomo - in questi giorni ha invitato il capo scout a non svolgere più il suo ruolo di educatore dopo essersi sposato con il suo compagno, e aver quindi palesato la sua omosessualità, un po’ più a sud una questione legata a logiche simili ha avuto uno sviluppo differente. Il racconto ci è arrivato direttamente da un ragazzo - maggiorenne - tra quelli contattati dal religioso, e dallo svolgimento della vicenda si evince che nei confronti della tematica l'istituzione ecclesiastica ha più di qualche aspetto da chiarire e da chiarirsi.

     

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    LA STORIA. «Ero iscritto a Grindr, un portale per adulti per fare conoscenze omo - ci racconta il nostro testimone - ed essendo tornato in zona, dopo un periodo fuori provincia, volevo incontrare qualcuno. Sulla piattaforma è possibile geolocalizzare le persone disponibili, ovvero vedere a quanta distanza stanno da noi. Sono stato contattato da questo profilo, vicinissimo a me - poche centinaia di metri - e così ci siamo messi in contatto. Appena vista l’immagine dell’accout sono rimasto basito, perché ho subito riconosciuto il prete del paese».

     

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    LE REMORE. A quel punto il nostro interlocutore si insospettisce, vista anche la natura fittizia dei profili che può garantire il web. «Ho immaginato che potesse essere un fake, ma il modo in cui circostanziava tutto mi portava a pensare che fosse davvero lui. Nonostante questo non ci volevo credere! In un ambiente così conservatore come quello del posto in cui vivo è una sorta di paladino: dei ragazzini, delle famiglie, dell’oratorio che ha rilanciato alla grande appena arrivato. Un ragazzo giovane e giovanile, che sa farsi apprezzare».

     

    LE INDAGINI. «Le perplessità - ci racconta il testimone - sono però servite a poco, perché ha continuato a scrivermi incuriosito. A quel punto ho deciso di vederci chiaro, e ho organizzato un incontro con lui in un paese a una dozzina di chilometri, un posto dove difficilmente sarebbe andato se non per incontrarsi con me. In quel caso però non mi sono presentato io, ma ho mandato un’amica (che lo conosce bene) per verificare, e lo ha trovato esattamente dove io gli avevo chiesto di presentarsi, dando quindi la conferma di essere lui».

     

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    IL SEGUITO. «Dopo quell’episodio interruppe bruscamente i rapporti con il mio profilo - essendosi di certo insospettito - ma a quel punto mi sono deciso a smascherare la sua ipocrisia. Così un giorno mi sono presentato di fronte a lui, con tanto di registratore in tasca al seguito, in un bar del paese, per chiedergli conto della sua attività e vedere come si giustificava. Sappiamo che la chiesa ha un’opinione ben definita sia dell’attività sessuale degli ecclesiastici che di chi ha un orientamento come il nostro, e volevo sapere come possa convivere con tutto questo. Ha bofonchiato un po' di parole, cercando qualche giustificazione, ma sostenendo alla fine che la cosa conta poco, perché lui non si vede in nessun altro ruolo se non in quello di prete. Sembrandomi assurda una presa di posizione del genere sono anche andato in curia per segnalarlo, e per un po’ non si è fatto vedere in paese. Si diceva fosse impegnato con degli studi in una città vicina, ma poi è tornato tranquillamente al suo posto».

     

    LE REAZIONI. «Il paese non è grande e - come accade sempre in queste occasioni - le voci si sono diffuse e rincorse. Le cose non sono però di certo cambiate in alcun modo. Il prete - chiude il nostro interlocutore - sarà certamente più attento a non rivelarsi con il prossimo, ma di certo  non potrà reprimere i suoi istinti».

     

    2 - RICATTO A LUCI ROSSE AL PRETE, ARRESTATO

    Maria Fiore per http://laprovinciapavese.gelocal.it

     

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    Ricatto a luci rosse a un parroco. Richieste di denaro in cambio del silenzio sui presunti rapporti sessuali con il sacerdote, dal prete stesso negati. Bouchaib Eddari, cittadino di origine marocchina di 42 anni, domiciliato a San Zenone, era già finito nei guai per un’estorsione al sacerdote di Marudo, in provincia di Lodi, e ora deve affrontare un altro processo per la stessa accusa.

     

    Stavolta nel mirino, secondo le contestazioni della procura, è finito un sacerdote che è stato, per un certo periodo di tempo, parroco di un comune in provincia di Lodi. Ma, secondo il capo di imputazione, gli incontri in cui l’imputato ha avvicinato il sacerdote e gli avrebbe chiesto il denaro, si sarebbero verificati all’oratorio di San Zenone, dove il sacerdote svolgeva la sua collaborazione.

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    L’imputato, che è difeso dall’avvocato Pierluigi Vittadini, deve rispondere di tentata estorsione. Il ricatto non sarebbe stato, infatti, portato a compimento. Secondo l’accusa, tuttavia, il 42enne, che di certo conosceva il sacerdote, avrebbe in più occasioni cercato di farsi consegnare denaro per mettere a tacere una presunta relazione sessuale.

     

    Un giorno di marzo del 2014, secondo la ricostruzione della procura, l’uomo avrebbe avvicinato il prelato mentre si trovava all’oratorio di San Zenone e avrebbe cominciato a ricattarlo: «Ti conosco, conosco la tua casa, sono in grado di riprodurre la pianta... la stessa dove abbiamo dormito insieme e abbiamo avuto rapporti sessuali. Se non mi dai i soldi che ti chiedo parlo con i giornali per raccontare tutto e rovinarti».

     

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    Una richiesta che il sacerdote ha deciso di non assecondare. Si è invece presentato ai carabinieri e ha denunciato quel ricatto maldestro, a detta del parroco basato solo su fantasie e falsità. Con la stessa tecnica l’imputato aveva messo sotto ricatto un altro sacerdote, ma in quel caso era riuscito a farsi consegnare somme di denaro per 2.400 euro.

     

    Anche in quel caso le richieste di denaro erano fatte per tacere su una presunta

    relazione sessuale. Una circostanza negata dal parroco, che aveva ammesso di avere assecondato le richieste di denaro solo per la paura che l’indagato potesse diffondere una notizia che avrebbe potuto danneggiare la sua reputazione. Per questa vicenda l’imputato ha ottenuto una condanna.

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    3 - I SOLDI DELLE OFFERTE PER PAGARSI LE ESCORT?

    Simona Lorenzetti per http://www.lastampa.it

     

    Si faceva chiamare Carlo e diceva di essere il custode della parrocchia di corso Regina Margherita. In realtà ne era il parroco. E quella piccola bugia gli serviva per evitare imbarazzi quando nella sua casa alle spalle della chiesa riceveva giovani donne disposte a fare con lui sesso a pagamento.

     

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    Una debolezza che alla lunga lo ha messo nei guai con la giustizia e anche con la Diocesi, che lo ha trasferito ad altro incarico e lontano dalle tentazioni. Il parroco non è più giovanissimo e ieri mattina, appoggiandosi al bastone della vecchiaia, si è presentato in un’aula di tribunale per testimoniare contro una escort e un amico della donna, accusati di aver tentato di estorcergli dei soldi in cambio del loro silenzio. 

     

    INCONTRI A PAGAMENTO 

    I fatti risalgono al 2014, quando il prelato si è rivolto alla prostituta concordando gli incontri erotici. La donna non sapeva si trattasse di un prete. La cifra pattuita era di 120 o 150 euro a prestazione. Ai primi due appuntamenti sono seguiti puntuali pagamenti, poi però il prelato avrebbe cominciato a ritardare i versamenti fino a non pagare più, pur usufruendo delle attenzioni della donna. Il rapporto si è quindi ben presto interrotto, ma la escort avrebbe preteso gli arretrati. Così un giorno, insieme all’amico, si è presentata in parrocchia scoprendo che l’anziano con cui si era intrattenuta nei mesi precedenti altri non era che il prete. 

     

    IL RICATTO 

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    A quel punto la donna avrebbe preteso il pagamento delle prestazioni, minacciando di rivelare a tutti il suo vizietto e dicendogli che l’uomo che la stava aspettando fuori era un ex poliziotto. Intimorito, il don ha presentato denuncia. Ma a quel punto si è scoperto che gli incontri con la escort non erano stati una debolezza occasionale. E il nome del parroco è finito nella polvere.

     

    E’ venuto poi alla luce che il don aveva l’abitudine di incontrarsi con giovani ragazze, tanto che gli agenti hanno persino sospettato che fosse al centro di un giro di prostituzione. Non solo. Nel corso delle indagini sarebbe poi emerso un altro ricatto, da 25mila euro, messo in atto da un’altra lucciola e dal suo compagno, che avevano minacciato il prete di diffondere un video nel quale lui era protagonista di un incontro hot in cui erano coinvolte più ragazze. 

     

    CON I SOLDI DELLE OFFERTE 

    Tutti gli episodi sono racchiusi negli atti del processo e sono emersi ieri nel corso della prima udienza dibattimentale. E a raccontarli, suo malgrado, è stato lo stesso prelato rispondendo alle domande dell’avvocato difensore dei due imputati, Gianluca Visca. Ci sono poi altre indagini in corso, relative a ragazze che sarebbero sfilate nella casa del parroco per incontri intimi.

     

    E sullo sfondo ci sono i sospetti di chi per anni ha lavorato con il don. Sospetti che si sono trasformati in un fascicolo d’inchiesta nel quale l’anziano sacerdote sarebbe indagato per appropriazione indebita per aver usato le offerte dei fedeli per mantenere il suo vizio a luci rosse. In molti in parrocchia ricordano che i «soldi per i poveri» finivano troppo in fretta e che il don aveva «le mani bucate».

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