GRAZIELLA MELINA,RAFFAELLA TROILI per il Messaggero
covid roma
Covid-19, l'Italia resiste. Nonostante i numeri, una volta messi nero su bianco, facciano impressione: il virus ha colpito più di 300mila persone in 8 mesi, seminando oltre 35mila morti. In questi giorni si registra un aumento costante ma stabile dei contagi (1.392 nelle ultime ore). Numeri che allarmano ancora, perché «continueranno a salire, anche se in modo graduale», avverte il vice ministro alla Salute Pierpaolo Sileri.
Preoccupa di più il caso Lazio dove ieri il bollettino parlava di 238 nuovi positivi, di cui 141 nella capitale dove sono morte quattro persone: mai così tanti, il dato più alto di sempre, mai avuto anche nei giorni più bui, quelli del lockdown e della paura. Ecco, gli esperti ascrivono questa impennata a una semplice leggerezza, che però può costar cara. Una minore attenzione a livello generale, che sia in famiglia o nei luoghi di lavoro.
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Lo stesso assessore regionale Alessio D'Amato punta l'indice su: «Asintomatici, cluster familiari e sul particolare focolaio legato al mercato ittico di Formia», a causa di quest' ultimo la Regione Lazio starebbe valutando una zona rossa per la cittadina pontina. I rientri dalle vacanze, l'apertura di scuole e uffici, una maggiore mobilità. Ora più che mai certi comportamenti vanno evitati e con loro assembramenti, pranzi di famiglia allargati, i numeri sono improvvisamente troppo alti, inaspettati. Come pure i ricoveri, con un'impennata a partire dai primi di settembre.
Gli attuali casi positivi sono 6.030, i ricoverati 482, 31 i ricoverati in terapia intensiva, 5.517 sono in isolamento domiciliare, 899 gli attuali deceduti. I guariti in totale sono stati 7.851, i casi esaminati 14.780. Negli ultimi mesi ci eravamo abituati a cifre più tranquillizzanti.
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«La nostra Regione si è dimostrata in grado di contenere l'epidemia nella prima ondata e sta rispondendo in maniera ottimale a questa ulteriore fase - riflette Massimo Andreoni, direttore clinica malattie infettive del Policlinico Tor Vergata di Roma - non per questo dobbiamo abbassare le misure di contenimento: anche il Lazio potrebbe entrare in crisi laddove i numeri aumentassero in maniera incontrollata». Per ora nonostante l'età dei ricoverati si sia di nuovo un po' alzata, i numeri sono ancora sotto controllo, il sistema tiene.
«Ma negli ospedali stanno aumentando sia i ricoveri ordinari che in terapia intensiva, evidentemente l'epidemia si sta spostando all'interno delle famiglie, e quindi sta assumendo una nuova fisionomia». Pur colpendo sempre i più fragili: «Quello che sta accadendo testimonia ancor di più che il virus ha mantenuto tutta la sua aggressività e che il manifestarsi della malattia dipende dalla fragilità dell'ospite e non dalla virulenza del Sars Cov 2». Il danno è stato fatto, con i rientri dalle vacanze, specie dalla Sardegna, e dall'estero. «Ora la riapertura della scuola e certamente un maggiore utilizzo dei mezzi di trasposto rappresentano criticità su cui vigilare con grande attenzione».
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Anche il maggior numero di tamponi oltre che a una maggiore mobilità contribuisce ad innalzare i dati e allo stesso tempo a tenere sotto controllo il virus. Il professore Massimo Ciccozzi epidemiologo dell'Università Campus Bio-medico avverte:
«Il virus è molto pericoloso, non guarda età, sesso, lo stiamo combattendo con mascherine e distanza, la curva si sta alzando e può destare preoccupazione, perché stiamo andando incontro all'autunno. Continuiamo a tenere alta la guardia, l'importante è che non ci sia una progressione esponenziale veloce che mi porta a far vedere un'altra epidemia». Conferma il professor Roberto Cauda, infettivologo del Gemelli:
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«Quello che emerge è che Lazio e Campania hanno avuto un aumento di casi da rientro delle vacanze, con ricoveri superiori anche alla Lombardia, tranne che per la terapia intensiva. Si sta pagando quanto avvenuto in termini di viaggi estivi, sappiamo c'è stato un link con le vacanze in Sardegna: soggetti giovani che si sono contagiati e hanno trasmesso a nonni e genitori il virus. La situazione è sotto controllo anche se è innegabile l'aumento di casi legato all'onda lunga delle vacanze. Peccato, l'età era scesa, siamo risaliti un poco. E così cresce il rischio dell'ospedalizzazione. Siamo anche circondati da paesi europei con cui abbiamo rapporti che sono in condizioni peggiori di noi, anche quanti arrivano dall'estero meritano attenzione».
I LOCKDOWN A ZONE
LORENZO DE CICCO per il Messaggero
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Interventi «chirurgici», zone rosse anche in pochi palazzi, dove si concentrano i casi Covid. E la possibilità di rendere obbligatorie le mascherine all'aperto, come è avvenuto a Parigi, se la curva dei contagi dovesse continuare a salire «Ci aspettavamo una ripresa dei casi, purtroppo ci sono tanti asintomatici in circolazione», racconta Alessio D'Amato, l'assessore alla Sanità del Lazio, al termine di una giornata che ha innalzato il livello di guardia nella regione: 238 casi, mai così tanti, 141 solo a Roma. Alla Pisana non vogliono creare allarmismi, ma sottotraccia si lavora a una strategia di contenimento del virus, se la situazione dovesse ulteriormente aggravarsi.
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LE CHIUSURE L'idea è quella di istituire nuove zone rosse. La prima potrebbe interessare il Sud Pontino, nell'area del mercato ittico diventato un cluster, con decine di contagiati. Ma è uno schema che si può applicare anche in città, in aree molto ristrette: condomìni, gruppi di palazzi. «Abbiamo sperimentato diversi modelli dall'inizio del lockdown - riprende l'assessore D'Amato - per esempio nel comune di Nerola o a Fondi, oppure in alcuni stabili a Roma, come l'ex Selam Palace».
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L'altra misura su cui ragionano gli esperti del Sistema sanitario regionale è l'obbligo di mascherina all'aperto. Non solo in caso di assembramenti, come avviene oggi. «È una misura classica, - spiega D'Amato - è già stata messa in atto in altre capitali europee quando sono aumentati i casi in modo esponenziale, penso per esempio a Parigi». Già dalla fine di agosto, nell'Île-de-France è entrato in vigore l'obbligo di indossare sempre la mascherina nei luoghi pubblici, unica eccezione per chi mangia, fuma, fa jogging o va in bicicletta. A Roma la situazione non è così preoccupante, ma è una carta che la Pisana è pronta a giocare, nel caso in cui il bollettino quotidiano dei malati dovesse appesantirsi ancora di più, nelle prossime settimane.
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Alla Regione studiano con attenzione le mosse del governo sulla riapertura degli stadi al pubblico. Dopo la fuga in avanti di alcune regioni, Emilia, Veneto e Lombardia, è stato autorizzato l'accesso di mille tifosi negli impianti all'aperto in tutta Italia. Più in là sarà indicata la quota di spettatori ammessa in ciascuna struttura, in base alla capienza. Il Lazio è contrario: «Non è questa la priorità - è convinto l'assessore D'Amato - si rischia di mandare un messaggio sbagliato in un momento in cui i casi aumentano e bisogna concentrarsi sulla ripresa delle lezioni in scuole e università».
Anche i ricoveri in ospedale sono in crescita: ieri erano 482 i malati curati nei reparti Covid, un mese fa erano la metà. Gli ospedali hanno già iniziato a rafforzare i posti letto. «La soglia critica è molto lontana, per fortuna - conclude l'assessore alla Sanità - ma dobbiamo farci trovare pronti».
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