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    TRIA TUTTI GLI ANNUNCI SI PORTA VIA - IL MINISTRO STOPPA TUTTO: PURE IL DECRETO DIGNITÀ DOPO UNA SETTIMANA NON HA ANCORA LA BOLLINATURA DELLA RAGIONERIA GENERALE. MANCANO LE COPERTURE, SOPRATTUTTO CON IL DIVIETO DI PUBBLICITÀ PER IL GIOCO D'AZZARDO, GALLINA D'ORO PER LO STATO E PER MULTINAZIONALI OFFSHORE - SCONTRO LEGA-M5S SUI CONTRATTI A TERMINE: GLI IMPRENDITORI DEL NORD HANNO MINACCIATO SALVINI


     
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    GIOVANNI TRIA GIOVANNI TRIA

    Lorenzo Salvia per il Corriere della Sera

     

    È passata una settimana dalla sua approvazione in Consiglio dei ministri. Ma il decreto dignità ancora non c' è. Ed è proprio su questo provvedimento, oltre che sulle nomine, che stanno emergendo le linee di frattura che attraversano il nuovo governo. Il decreto non ha ancora superato l' esame della Ragioneria generale dello Stato.

     

    Manca la bollinatura, l' atto con cui il ministero dell' Economia certifica la correttezza delle coperture, cioè del modo in cui vengono finanziate maggiori spese e minori entrate. Non sono ancora arrivati tutti gli elementi necessari per una valutazione approfondita, c' è ancora qualche riflessione in corso sul calo del gettito dell' Iva causato dallo stop alla pubblicità di giochi e scommesse. Ma non bastano certo gli aspetti tecnici a spiegare un' attesa di una settimana. Il problema è politico.

     

    giuseppe conte giovanni tria giuseppe conte giovanni tria

    Alla luce del sole c' è lo scontro tra la Lega e il Movimento 5 Stelle, con il partito di Matteo Salvini contrario a quella stretta sui contratti a termine criticata dagli imprenditori ma fortemente voluta invece da Luigi Di Maio.

     

    Con il Carroccio che quasi per ritorsione rilancia i voucher, e cioè quei buoni per pagare i lavoratori a ore che, nella graduatoria della precarietà, sono ancora più flessibili dei contratti a termine. Ma ci sono scintille anche fra lo stesso Di Maio e il ministro dell' Economia Giovanni Tria. L' incontro di ieri tra il presidente del consiglio Giuseppe Conte, Tria, Salvini e Di Maio doveva preparare il terreno per il prossimo vertice europeo sull' immigrazione, a Innsbruck.

    Ma in realtà si è parlato soprattutto di economia, e del decreto dignità.

     

    L' intenzione era sbloccare il provvedimento per cominciare già oggi l' esame in Parlamento. Il risultato è stato prendere atto dello stallo. «Mi auguro che nessuno voglia metterci il bastone fra le ruote» ha detto di Maio, pur senza citare Tria. «Nessun bastone fra le ruote ma non si può fare un annuncio al giorno», ha risposto il ministro dell' Economia. E il punto è proprio questo.

     

    salvini di maio salvini di maio

    Negli ultimi giorni, per rispondere all' attivismo del suo alleato di governo Salvini e mettere a tacere qualche critica interna, Di Maio ha cercato di cambiare passo. Il decreto dignità, quando arriverà in Gazzetta ufficiale, sarà il primo vero atto di legge del governo. Ma nel frattempo ci sono stati gli annunci sul taglio delle pensioni d' oro, sulla riduzione delle tasse sul lavoro, senza dimenticare il tavolo sui rider (i fattorini che consegnano i pasti in bici) e il tentativo di finanziare il reddito di cittadinanza con i fondi europei.

     

    Una linea d' assalto che cozza con quella, più prudente, di Tria. Il ministro dell' Economia ha annunciato la creazione di tre commissioni tecniche per studiare gli interventi su welfare, fisco e investimenti pubblici, incaricate di fare analisi e simulazioni prima della decisione politica, che arriverà solo con la legge di bilancio. Ad ottobre, quindi. Strattoni e sussulti in questo momento, secondo Tria, avrebbero un solo effetto: rendere più complessa la partita con Bruxelles, per ottenere qualche margine di bilancio in più utile ad attuare le riforme previste dal contratto di governo.

    ALESSANDRO RIVERA ALESSANDRO RIVERA

     

    Ma c' è anche un altro elemento per comprendere le tensioni delle ultime ore. Il ministero dell' Economia sta per procedere alla scelta del direttore generale del Tesoro.

     

    E siamo ormai vicini anche alla scelta per i vertici di Cassa depositi e prestiti, che con il nuovo governo dovrebbe avere un ruolo ancora più rilevante di quello avuto negli anni scorsi. In Cdp l' amministratore delegato dovrebbe essere Marcello Sala, ex Intesa san Paolo, gradito alla Lega. Mentre il direttore generale potrebbe essere l' interno Fabrizio Palermo, gradito al Movimento 5 Stelle.

     

    Sul ruolo del direttore generale del Tesoro, il nome di Alessandro Rivera sarebbe una scelta del tutto autonoma di Tria, una figura slegata sia dalla Lega sia dal Movimento 5 Stelle. Almeno sulle poltrone, non è vero che uno vale uno. Il Movimento 5 Stelle non uscirebbe vincitore dalla partita. E anche questo spiega il clima di ieri.

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