Estratto dell’articolo di Lodovico Poletto per "la Stampa"
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[…] Località Crogole, comune di San Dorigo della Valle. La Slovenia è a due o tre chilometri da qui, Trieste a una decina.Ma per andare in Slovenia utilizzando questa strada dovresti imboccare i sentieri che scalano una montagna durissima, intristita da giornate di pioggia. Roccia e alberi. Un paradiso per escursionisti, dicono. Un parco naturale, annunciano i cartelli. […] adesso è diventato una delle strade per chi ha attraversato mezza Europa in quella che chiamano la «rotta balcanica», e vuole entrare in Italia.
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Una, non l'unica ovviamente. Arrivano alle tre, alle quattro del mattino. Marciano con le luci dei telefonini accese. […]Trieste è un miraggio. Milano la prossima tappa. La Germania, la Svezia, il Belgio, sono il sogno.Ecco, visto da Crogole, oppure da Bagnoli della Rossanda, che non è molto distante da qui, la sospensione del trattato di Schengen è pochissima roba. Perché su queste montagne, […] è tutto confine. E fino a che la Jugoslavia era un corpo unico, ogni singolo passaggio, ponte sui torrenti, mezzo valico, era presidiato. Un finanziere dalla parte italiana e un poliziotto Jugoslavo dall'altra […]
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Poi le cose sono cambiate. La Jugoslavia s'è frammentata. Si è cominciato a parlare di Europa, di libera circolazione e le divise grigioverdi se ne sono andate. […]Ecco, passano anche da lì i ragazzi che hanno camminato per mille chilometri, che hanno viaggiato nascosti nei tir, tra tronchi d'albero e spazi ricavati dai passeur nelle celle frigorifere dei camion. Arrivano e marciano per giorni nei boschi: bivaccano, passano il confine e scendono giù.
Poi li trovi a Trieste. Zona stazione. Ecco è lì che arrivano tutti, o quasi. Hanno mollato nei boschi i vestiti sporchi, bagnati e rotti, hanno gettato gli zaini, qualcuno anche i documenti, e sbarcano in mezzo alla città[…] I ragazzi arrivati da Pakistan, Afghanistan, Armenia, Azerbagian invece vanno al Silos. Che, forse, è il peggior accampamento di disperati dentro una città.
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Anzi, no, è una baraccopoli in pieno centro. Un tempo erano magazzini del grano. Ora una parte dello stabile l'hanno recuperata, ma il grosso è abbandonato. […] ci sono centinaia di tende […] ed esseri umani […] La rotta balcanica finisce qui, in questo posto abbandonato da Dio. Un porto franco: se entri lì sei al sicuro. O almeno all'asciutto. Nel frattempo ti prepari a scappare. Bastano 10 euro e sei già sul treno per Milano. Dove ci sarà un'altra strada ancora.
Se c'è una persona che conosce bene questo luogo è Anita Godelli. Che alle 11 di sera è davanti alla stazione con gli altri volontari dell'associazione Linea d'Ombra. Porta metalline e cibo. Lo consegna ai ragazzi appena scesi dal treno che arriva da Lubiana, la capitale della Slovenia. […]
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Se la prende con il sindaco che ha chiuso il sottopasso pedonale, dove fino a qualche tempo fa si trovavano quelli di Linea d'ombra e i migranti. Niente lamentele, però: c'è troppo da fare. «Se non ci fossimo noi, non ci sarebbe nessuno che aiuta questi poveri cristi» dice. E allora via, altre metalline. Altra acqua. Medicinali. «E i più gravi li portiamo all'ospedale. Una sera è arrivato uno a cui un ratto grosso così aveva portato via un pezzo di dito». D'accordo, Mama. Ma il blocco dei confini? Schengen sospesa? «Fumo negli occhi. Soltanto quello: tanti i ragazzi arrivano comunque».
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Sarà. Ma in Prefettura a Trieste, alle 9 di sera, si discute ancora su come distribuire sul territorio i 300 agenti in più arrivati nella Regione. Trecento. Ed è un manipolo dovrebbe rinforzare la vigilanza su centinaia di chilometri di confine. Non solo i varchi ufficiali. Non soltanto quello di Basovizza oppure di Opicina, ma tutti quelli del Friuli. «Si useranno anche i droni» dicono i ben informati. «Ci saranno controlli volanti» insistono altri. Il piano è articolato. Saranno dieci giorni complicati. Al «J pub» di Bagnoli, la Daniela e i suoi amici son poco convinti. «Passeranno lo stesso. Creda me. Io quella zona la conosco bene. Un tempo ci andavo a passeggiare. Adesso, da sola, non ci vado più». Ha paura? «Sì, un po'».
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