Estratto da ilgiornale.it
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Quando Greta Garbo decise di scappare da Hollywood scelse l’Italia, o meglio la costiera amalfitana. A Ravello la grandissima attrice, in fuga dagli Stati Uniti, si rifugiò a Villa Cimbrone dove consumò una vera e propria fuga d’amore con il direttore d’orchestra Leopold Stokowsky.
Per sviare i giornalisti dell’epoca, attentissimi a ogni movimento della divina Garbo e dell’avventuroso Maestro, le tentarono tutte. Scesero in due alberghi diversi, mantennero un riserbo eccezionale, come era da costume – del resto – della stessa Garbo. Intanto le chiacchiere si affastellavano, si ammonticchiavano e da un momento all’altro ci si aspettava addirittura l’annuncio delle nozze, magari già avvenute, in forma segreta.
ravello villa cimbrone
Non fu nulla di tutto ciò. La Garbo e Stokowski vissero quel che rimase della loro passione nel paradiso che già affascinò Richard Wagner che, proprio qui a villa Rufolo, trovò l’ispirazione per i giardini di Klingsor del “suo” Parsifal.
(…) Tra di loro non poteva funzionare, la Garbo (che pure ebbe molte amicizie saffiche) non poteva sostenere un uomo dalla personalità travolgente, da bon vivant, di Stokowsky che, da parte sua, mai avrebbe ceduto a farsi cavalier servente della grande diva.
A Ravello, nel parco di Villa Cimbrone dove la Garbo e Stokowsky vissero la loro fuga d’amore, l’episodio è leggenda. E lo ricorda una delle tantissime targhe che scandiscono il dedalo di viuzze del centro amalfitano. “Qui, nella primavera del 1938, la divina Greta Garbo, sottraendosi al clamore di Hollywood, conobbe con Leopold Stokowsky ore di segreta felicità”.
leopold stokowski con greta garbo
LA LOVE STORY DI RAVELLO
Da amalfinews.it
La fuga d'amore a Ravello dell'attrice svedese Greta Garbo e il direttore d'orchestra Leopold Stokowski è ormai storia, ma nessuno conosce realmente la verità che c'è dietro a quel soggiorno condiviso a Villa Cimbrone, che reca una targa in ricordo.
(…) Giunti a Ravello, dopo una breve visita alla basilica, i due si erano addentrati tra le vie strette del paesino per raggiungere Villa Cimbrone. Lui aveva 56 anni, Greta 32. Nonostante la sua avversione per i legami duraturi, la Garbo visse una breve, ma intensissima love story con il celebre direttore d'orchestra. Durante quei giorni si fecero cullare dalle curve della costiera. Respirarono profumo di rose e di camelie. Scoprirono il fascino di Capri. Dimenticarono presto le diete hollywoodiane per assaporare i piatti preparati dalla cuoca Maria Raffaella Sorrentino, al loro servizio.
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Protetti dall'intimità e dal fascino della residenza di Lord Grinthorpe fecero lunghe passeggiate nei boschi. Sdraiati sui prati lessero libri con l'infinito a fare da spettatore. In quel periodo Stokowsky scrisse ad un amico di essersi innamorato "della donna che, con il suo fascino ed il suo mistero, ha soggiogato il mondo". Si racconta che una di quelle sere il carismatico maestro porse alla divina un astuccio con un anello chiedendole la mano. Ma gli happy end spesso suonano banali, soprattutto quando a scrivere la sceneggiatura di una storia sentimentale è La tentatrice, colei che poco tempo prima aveva dichiarato: "No, non mi sposerò mai. I film sono tutta la mia vita".
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Assaliti dalla stampa europea ed estera, fiondatasi nel tranquillo paese della Costiera appena trapelata la notizia della loro romantica fuga d'amore, Leopold e Greta indissero una conferenza stampa nella biblioteca della villa negando categoricamente qualsiasi progetto di matrimonio. Il musicista fu il primo a ricevere i giornalisti. Subito dopo, in abito blu, sciarpa dello stesso colore e camicia gialla fece il suo ingresso l'attrice. Stringendo nervosamente tra le mani i suoi guanti neri disse: "I only want to be let alone". L'azzurro del mare di Amalfi luccicava dalle finestre della stanza. Ci fu una pausa. Poi, aggiunse: "Il signor Stokowsky è un amico che mi ha offerto di fare un viaggio con lui per vedere alcuni dei luoghi più belli del mondo". La coppia si dileguò. Trascorsero i giorni successivi in totale riservatezza, ma era chiaro che tra loro le cose non erano più come prima. Partirono per il Nordafrica e la Svezia, non prima di aver salutato malinconicamente Ravello. Quel paesino per quasi un mese era stato il loro rifugio, il loro amico, il complice silenzioso di un sogno di intima felicità.
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