Estratto dell’articolo di Alberto Simoni per “la Stampa”
DANIEL EK - CEO SPOTIFY
Non bastano le riproduzioni a getto continuo delle canzoni di Taylor Swift e nemmeno il seguito che hanno due star del firmamento dei podcast come Joe Rogan e Alex Cooper a salvare Spotify: per la terza volta in un anno la scure dei licenziamenti cala sul personale del colosso della musica streaming con sede a Stoccolma.
Il 17% dei dipendenti verrà lasciato a casa. Si tratta di 1.500 persone che si aggiungono alle 800 già licenziate in due tranche fra gennaio e giugno. Una mossa resasi necessaria, ha spiegato il chief executive Daniel Ek, poiché nonostante gli sforzi e altri tagli, i costi sono ancora troppo alti.
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[…] Nel 2019 […] Spotify aveva circa 4500 dipendenti, arrivati a 8400 a fine 2022. In una lunga lettera ai dipendenti Ek ha spiegato che «essere snelli non è solo un'opzione, ma una necessità» e ha sottolineato che la Spotify di domani «dovrà essere caratterizzata da un incessante ingegno nel modo di operare, innovare e affrontare i problemi».
[…] i dipendenti avranno una buonuscita pari a cinque mensilità, godranno della copertura sanitaria e dei servizi per il ricollocamento per due mesi, oltre a vedersi liquidare ferie e riposi non goduti. L'operazione graverà per 157 milioni di dollari sul quarto trimestre nel quale Spotify prevede perdite operative attorno ai 100 milioni contro le previsioni di profitti di 37 milioni.
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Wall Street ha però salutato con entusiasmo la mossa di Ek. A metà seduta il titolo guadagnava il 10% forte anche delle parole di Paul Vogel, capo della divisione finanziaria, che ha parlato di «posizione di forza» della società che prevede un 2024 all'insegna della «profittabilità».
Ha quindi sottolineato il fatto che «essere snelli non significa avere ambizioni ridotte». L'orizzonte è quello di essere più attenti sulle aree ove far confluire gli investimenti, che devono essere quelle che trascinano la crescita. Nel corso dell'anno Spotify ha alzato i prezzi degli abbonamenti e allargato l'offerta di audiolibri e podcast per diversificare il modello di business, troppo dipendente dalla musica. I costi dei diritti di riproduzione sono cresciuti costando milioni di dollari alla società.
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