Severino Colombo per il “Corriere della Sera”
FIDEL CASTRO GARCIA MARQUEZ
Altro che solitudine, pare che Gabriel García Márquez (1927-2014), senza saperlo, abbia passato un quarto di secolo in compagnia: spiato dall’Fbi in maniera continuativa tra il 1961 e il 1985.
La rivelazione è del Washington Post che ha avuto accesso a documenti recentemente declassificati dall’agenzia investigativa, braccio operativo del Dipartimento della Giustizia degli Stati Uniti.
Si tratta di un dossier di 137 pagine con in copertina il nome dello scrittore colombiano premio Nobel e autore di Cent’anni di solitudine : i detective, allora, registrarono i suoi spostamenti e le sue frequentazioni. Una particolare attenzione fu riservata ai suoi viaggi negli Stati Uniti e in America Latina.
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Il fascicolo dedicato a Gabo, riferisce il quotidiano, è stato aperto da Edgar J. Hoover, leggendario direttore per quasi cinquant’anni del Federal Bureau of Investigation, famoso per la sua inflessibilità e i suo metodi di indagine.
Lo scrittore era considerato da Hoover un sospetto in virtù delle sue simpatie verso il regime di Fidel Castro. Dal 1959 Gabo aveva cominciato a collaborare come corrispondente da Bogotà di Prensa Latina , l’agenzia giornalistica ufficiale dell’Avana; aveva incontrato di persona Castro, di cui poi sarebbe diventato amico.
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Un’amicizia duratura quella tra lo scrittore e il líder maximo , resa solida negli anni, ha ricordato Castro, da «conversazioni e discussioni, sempre interessanti e stimolanti». Al termine della Guerra fredda la vicinanza di Gabo a Cuba non fu, invece, vista come un ostacolo per il presidente Bill Clinton, estimatore dello scrittore, che rimosse il divieto al visto d’ingresso che risaliva al 1961 e lo ricevette alla Casa Bianca.
Sulla base dei documenti del dossier, la prima volta in cui Gabriel García Márquez venne «attenzionato» dall’Fbi fu proprio nel 1961 quando lavorava per la Prensa Latina : per un mese prese in affitto una stanza all’Hotel Webster, a New York, pagando duecento dollari per l’alloggio. Con lui nell’appartamento, in quel soggiorno americano, c’erano la moglie Mercedes Barcha e il primo figlio, Rodrigo García Barcha.
La vita di Gabo rimase sotto l’occhio vigile degli agenti investigativi americani per ventiquattro anni ininterrotti: dal periodo in cui lavorava per l’agenzia cubana agli anni in cui scrisse il suo romanzo più celebre, Cent’anni di solitudine, uscito nel 1967, per arrivare fino al periodo in cui García Márquez raggiunse la notorietà internazionale e vinse, nel 1982, il premio Nobel per la Letteratura e anche dopo, fino al 1985, anno in cui uscì un’altra delle sue opere memorabili, L’amore ai tempi del colera.
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La rivelazione del dossier dell’Fbi non ha stupito il figlio Rodrigo, oggi regista e produttore cinematografico, che ha dichiarato al Washington Post di non essere per nulla sorpreso. Anzi, ha osservato: «Sarebbe stato un fatto insolito il contrario, cioè il fatto che non venisse spiato».
È il secondo premio Nobel per la Letteratura di cui si scopre, in questi giorni, un dossier nascosto dei servizi segreti: a fine agosto era toccato a Doris Lessing, scrittrice inglese, Nobel nel 2007, spiata dall’MI5, il servizio di intelligence del Regno Unito. La scrittrice era ritenuta una «potenziale minaccia» per le sue simpatie comuniste, fu spiata per almeno vent’anni anche dopo che nel 1962 aveva lasciato il partito.
Si allunga la lista degli scrittori e artisti spiati di qua e di là dall’oceano: Ernest Hemingway, John Steinbeck, Charlie Chaplin, George Orwell, Doris Lessing. Ora Gabriel García Márquez.
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