Estratto dell'articolo di Massimo Novelli per “il Fatto quotidiano”
matilda de angelis La legge di Lidia Poet
“Essa arriva, e un lungo applauso l’accoglie appena mette piede nel salone. Quell’applauso la fa diventar rossa rossa come una fragola. Veste modestamente, ma non priva di eleganza: una sottana di lana scura e una giacchettina nera; colletto e polsini molto alti: un cappellino di feltro e velluto fra il verde o il nero.
matilda de angelis La legge di Lidia Poet
Dà uno sguardo attorno, ma quasi furtivo, come avesse paura di veder troppi occhi fissi su lei”.
A essere descritta dalla Gazzetta Piemontese del 24 novembre 1885, in occasione del terzo congresso penitenziario internazionale di Roma, non è una vamp mangiauomini, ma una “timida dottoressa”: si chiama Lidia Poët, a quell’incontro è relatrice sul tema “Educazione nelle carceri”.
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Nata nelle Valli Valdesi (a Traverse di Perrero, nel Pinerolese), nel 1855, e morta a Diano Marina nel 1949, si distinse nelle battaglie per l’emancipazione femminile, oltre che per la tutela dei minori, nel diritto penitenziario, nell’assistenza ai più deboli.
Soprattutto fu la prima donna a diventare avvocata nel Regno d’Italia, la prima in Europa a chiedere di esercitare l’avvocatura. Ci sarebbe riuscita solo nel 1919 grazie alla legge Sacchi, dopo che la Corte d’appello di Torino aveva annullato nel 1883 la sua iscrizione all’Ordine forense.
matilda de angelis la legge di lidia poet 3
[…]
Le italiane e gli italiani di oggi, e gli altri spettatori di Netflix nel mondo, però, stanno conoscendo un’altra Lidia Poët. Una tutta sesso e indagini poliziesche degne di Sherlock Holmes, tra rivoltelle, bestemmie e vita assai sopra le righe. Appare così nella serie su Netflix La legge di Lidia Poët. Sarà pure la terza più vista al mondo tra quelle distribuite dal gigante americano, come viene detto, tuttavia c’entra poco o niente con la prima avvocata d’Italia.
la legge di lidia poet
Commenta Cristina Ricci: “Nella serie tv l’unica cosa vera è la lettura della sentenza della Corte d’appello. Tutto il resto è pura fantasia, a cominciare dalla citata opposizione della famiglia alle scelte di Lidia, quando invece l’appoggiò sempre. Il mondo valdese, poi, così importante, è scomparso nella fiction. Penso che alla Poët, che subì in vita non pochi torti, sia stato reso un pessimo servizio. […] come se solamente facendo molto sesso, tra scene di nudo, turpiloquio e bevute, si potesse essere donne emancipate”.
libero Lidia Poet Cristina Ricci
[…] un conto è pure prendersi qualche licenza, mentre un altro è falsificare la realtà. La serie Netflix ha raccontato una Lidia del tutto immaginaria.
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