Denis Barea e Nicola Rotari per www.corriere.it
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Villa Chiarle, in via Morandi a Mogliano Veneto. Una dimora storica, una villa veneta oggi decadente, quasi trasandata, trascurata. È tra queste nobili mura che nel primo pomeriggio di mercoledì si è conclusa tristemente la vicenda umana dell’imprenditrice Maria Chiara Gavioli, stroncata ad appena 47 anni da un malore improvviso, probabilmente un infarto.
La donna, conosciuta alle cronache per le vicende giudiziarie che hanno riguardato anche e soprattutto il fratello Stefano, era da tempo malata. Chi la conosceva bene la vedeva ormai poco in giro, era sempre più magra e provata: da tempo non era più la donna brillante che in tanti avevano conosciuto, amante della bella vita, immancabile nei salotti buoni della Marca e del Veneziano, spesso ammiccante sui profili social.
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Maria Chiara Gavioli è nota anche nel mondo delle cronache mondane, la relazione più nota è stata senz’altro quella con l’allenatore della Juventus Massimiliano Allegri, conosciuto dalla donna quando era ancora giocatore.
Il ritrovamento del corpo
A trovare il suo corpo privo di vita è stata la collaboratrice domestica che presta servizio nella villa. La 47enne era distesa a terra. A pochi passi da lei alcune confezioni di farmaci. La colf ha subito lanciato l’allarme ma per Maria Chiara Gavioli non c’era nulla da fare: il personale sanitario del Suem 118 non ha potuto far altro che constatarne la morte per arresto cardiocircolatorio.
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Le circostanze inducono però prudenza, e per questo motivo sono intervenuti i carabinieri della stazione di Mogliano Veneto e il medico legale. Quest’ultimo non ha avuto dubbi circa le cause del decesso: è stata una morte naturale.
Per questo motivo la procura di Treviso ha fin da subito messo a disposizione della famiglia la salma della donna, madre di due figli. Il funerale potrebbe già essere fissato nelle prossime ore.
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Il crac Enerambiente
Maria Chiara Gavioli era finita invischiata nel 2012 nel crac della Enerambiente, la società gestita dal fratello Stefano che si occupò della raccolta e del trasporto dei rifiuti a Napoli tra il 2010 e il 2011.
La Gavioli era accusata di bancarotta per distrazione, finendo anche in carcere, ma nel luglio del 2012 il ricorso presentato al tribunale del Riesame di Napoli da Fabio Crea, che era allora il suo avvocato, fu accolto e la donna riguadagnò la libertà.
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«Ero nel Cda a mia insaputa. Non ero nemmeno a conoscenza dell’esistenza di Enerambiente» disse al gip del capoluogo partenopeo, sottolineando di non essersene mai occupata, di non aver mai utilizzato denaro della società e soprattutto di non aver mai distratto beni dalle casse dell’azienda di famiglia.
In più, raccontando del rapporto conflittuale con il 64enne fratello Stefano, aveva sottolineato come il denaro da lei utilizzato era di proprietà personale derivante dalla sua attività di modella, e quando le spese da sostenere erano superiori alle sue possibilità chiedeva aiuto ai genitori.
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Il rinvio a giudizio
Nel giugno del 2021 però il sostituto procuratore di Venezia (dove il processo venne trasferito per competenza) Roberto Terzo ha formulato la richiesta di rinvio a giudizio nei confronti della ex modella.
Con lei veniva chiesto il processo anche per venti persone, diciannove delle quali accusate di bancarotta fraudolenta, tra cui il fratello. Le accuse formulate dal pm lagunare erano di distrazione, occultamento, dissipazione del patrimonio aziendale a danno dei creditori.
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Enerambiente fallì con un passivo di 106 milioni. L’attività criminosa sarebbe avvenuta attraverso l’emissione di false fatture e ingenti somme sarebbero state usate per spese personali e mutui di Stefano Gavioli, oppure per coprire debiti di altre società.