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    1. TROVATA UNA PARTE DEL “TESORO” DI FANELLA: NEL SOTTOTETTO DI UNA CASA A FROSINONE 34 SACCHETTI DI DIAMANTI, OROLOGI PREZIOSI, PACCHI DI SOLDI IN CONTANTI 2. FANELLA ERA IL CASSIERE DI MOKBEL, EX TERRORISTA NERO, CONDANNATO PER LA TRUFFA DA 2 MILIARDI A TELECOM-SPARKLE. 60 MILIONI NON SONO STATI ANCORA TROVATI 3. SIAMO AL TERZO CADAVERE SULLA SCIA DI QUELLA TRUFFA: DOMENICA SI È “SUICIDATO” L’AVVOCATO DELLA VITTIMA. E NEL 2012 SI TOLSE LA VITA MURRI, LO “SPALLONE”: PORTAVA I SOLDI DI MOKBEL IN SVIZZERA E AL RITORNO FANELLA LI RIPULIVA 4. POI CI SONO DUE FERITI: L’EX CASAPOUND CENITI, CHE NEL BLITZ DI IERI SI È TROVATO UN PROIETTILE IN PANCIA. E IANNILLI, UOMO DI LORENZO COLA, CHE FU PICCHIATO E GAMBIZZATO 5. “60 MILIONI SONO UN OTTIMO MOTIVO PER UCCIDERE”. LA MORTE DI FANELLA È UN MESSAGGIO A MOKBEL: EVIDENTEMENTE QUEL TESORO NON È STATO DIVISO E GESTITO COME SI DOVEVA. E ORA È PARTITA UNA FAIDA ALL’INTERNO DELL’ESTREMA DESTRA ROMANA


     
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    1. SCOPERTO IL «TESORO» DI FANELLA: DIAMANTI E SOLDIERTO IL «TESORO» DI FANELLA: DIAMANTI E SOLDI

    Da www.corriere.it

     

    SILVIO FANELLA SILVIO FANELLA

    Un vero e proprio tesoro fatto di diamanti, denaro e orologi preziosi è stato trovato in un’abitazione, in provincia di Frosinone, nella disponibilità di Silvio Fanella, il broker quarantenne ucciso giovedì mattina a Roma. Le perquisizioni sono state eseguite dai Carabinieri del Ros che con gli uomini della squadra Mobile si stanno occupando del caso.

     

    DIAMANTI NEL SOTTOTETTO

    L’operazione, coordinata dal pm Paolo Ielo, è stata effettuata in un appartamento in via Casilina a Pofi, centro in provincia di Frosinone. Gli inquirenti hanno trovato, nascosti nel sottotetto, 34 bustine contenenti diamanti, 284 mila dollari in contanti e 118mila euro. Nel corso della perquisizione sono stati trovati inoltre 5 orologi preziosi tra cui un Rolex con diamanti incastonati. Altre perquisizioni sono in atto in appartamenti sempre nella disponibilità di Fanella sia nel Lazio che in altre regioni.

     

     

    2. LA TRAPPOLA: “APRA, È LA FINANZA”

    Federica Angeli per “La Repubblica

     

    LA CROMA ABBANDONATA DAI KILLER DI FANELLA LA CROMA ABBANDONATA DAI KILLER DI FANELLA

    «Signor Fanella? Apra, siamo della Finanza ». Hanno suonato al citofono di casa presentandosi come finanzieri i killer di Silvio Fanella, il cassiere dell’imprenditore nero Gennaro Mokbel finito in diversi scandali. Poi sono saliti al quarto piano, con una calibro 7 e 65 nascosta sotto la maglietta. Hanno mostrato dei finti tesserini delle fiamme gialle — poi ritrovati dagli investigatori della squadra mobile romana — e sono entrati nell’appartamento dove Fanella sconta gli arresti domiciliari, dopo la condanna in primo grado a nove anni (a Mokbel diedero 15 anni), per il riciclaggio di un fiume di soldi nell’ambito dell’inchiesta Telecom Italia Sparkle e Fastweb. Siamo al numero 19 di via della Camilluccia, quartiere della Roma bene e sono le nove del mattino.
     

    Nella casa dove il tesoriere di Gennaro Mokbel vive insieme alla cugina e ai suoi figli, due bambini di 7 e 10 anni, sono entrati in tre. Hanno cominciato a frugare in alcuni cassetti. Ma Silvio Fanella ha capito che non si trattava di finanzieri e che quella non era una vera perquisizione. Ha gridato alla cugina di nascondersi con i figli in una stanza della casa e da quel momento è cominciata una violenta colluttazione.

     

    VIA DELLA CAMILLUCCIA DOPO L OMICIDIO DI FANELLA VIA DELLA CAMILLUCCIA DOPO L OMICIDIO DI FANELLA

    Uno dei tre — Giovanni Battista Ceniti, 29 anni originario di Genova, ex militante di Casapound — ha tirato fuori la pistola e, considerata la corporatura di Fanella, ha avuto la peggio. Il suo dito era sul grilletto ma l’uomo, robusto, gli ha afferrato il polso e il proiettile è entrato nel gluteo dell’estremista nero Ceniti (fino al dicembre del 2012 militante di Casapound anche se il suo leader Iannone, sostiene di averlo espulso tre anni fa dalle fila del suo movimento). Gli altri due del commando nel frattempo sono riusciti a immobilizzarlo e sono partiti due colpi: uno di questi ha colpito in pieno petto il cassiere del clan Mokbel che si è accasciato in terra ed è morto all’istante.
     

    I killer sono scappati subito dall’appartamento, portandosi via la pistola che infatti non è stata ritrovata dalla polizia: in due hanno sorretto fino all’entrata del palazzo Ceniti, che perdeva tanto sangue, e lo hanno lasciato lì, credendolo morto, prima di fuggire su una Croma grigio metallizzata, poi ritrovata a centro metri dalla Procura di Roma.

    OMICIDIO DI SILVIO FANELLA A VIA DELLA CAMILLUCCIA OMICIDIO DI SILVIO FANELLA A VIA DELLA CAMILLUCCIA

     

    Un’ambulanza lo ha soccorso e portato in ospedale, dove i medici gli hanno estratto il proiettile che era arrivato fino all’intestino. Ora è ricoverato in prognosi riservata e indagato per omicidio volontario premeditato. Non appena comincerà a respirare da solo, colui che gli inquirenti ritengono essere il legame tra le organizzazione dell’estrema destra italiana e la Siria, verrà interrogato.
     

    Mentre gli investigatori stanno dando la caccia agli altri due del commando, immortalati da una telecamera lungo via della Camilluccia, il pool della Dda, guidato dal procuratore aggiunto Michele Prestipino, ragiona sul movente dell’esecuzione. Escluso quello politico, sicura la pista economica.
     

    Il piano dei sicari infatti non doveva avere questo epilogo. Perché, con molta probabilità, ritengono gli agenti guidati dal dirigente Renato Cortese, l’agguato doveva finire con il sequestro di Fanella. Proprio come era stato pianificato nel 2012 da alcuni giovani lucani, reclutati da un componente della banda Mokbel. Fanella infatti era il solo ad aver maneggiato i soldi del faccendiere di origini egiziane, il solo a conoscere dove sono nascosti i 60 milioni di euro (su un totale di due miliardi rubati a Telecom) mai ritrovati dagli inquirenti.

    IL TESORO DI SILVIO FANELLA SEQUESTRATO 5 IL TESORO DI SILVIO FANELLA SEQUESTRATO 5

     

    Era lui, secondo la procura, ad aver diretto e controllato «il materiale trasferimento delle somme indebitamente sottratte all’erario e il relativo reinvestimento in attività lecite e illecite, la movimentazione di somme e preziosi in Italia e all’estero e il rientro nel nostro paese dei capitali illecitamente acquisiti».
     

    Ieri Silvio Fanella avrebbe dovuto partecipare al funerale, dopo aver ottenuto il permesso,
    di uno dei suoi avvocati, Antonio Pellegrino, suicidatosi domenica scorsa nel bagno di casa sua. Lo hanno trovato con la gola tagliata nella vasca da bagno e sul caso era stato aperto un fascicolo per istigazione al suicidio: si tratta solo di un atto dovuto per compiere l’autopsia, dicevano una settimana fa. Non ieri, dopo l’omicidio del cassiere di Mokbel.

     

     

    3. SUICIDI, AFFARI SPORCHI E UN TESORO SCOMPARSO: QUELLA SICA DI SANGUE E SOLDI NELLA ROMA NERA

    Maria Elena Vincenzi e Corrado Zunino per “La Repubblica

     

    IL TESORO DI SILVIO FANELLA SEQUESTRATO 4 IL TESORO DI SILVIO FANELLA SEQUESTRATO 4

    L’esecuzione di via della Camilluccia suggerisce, alla squadra mobile di Roma che indaga, due conclusioni. L’omicidio di Silvio Fanella è una faccenda tutta di neri. Ed è una faccenda di soldi. Una montagna. Almeno 60 milioni di euro: il tesoro che “il nero” Gennaro Mokbel, imprenditore-faccendiere di 53 anni, aveva ritagliato per sé nella mastodontica truffa carosello “Fastweb-Telecom Sparkle” e che la Procura di Roma cerca dal 2010 senza fortuna. Il tesoro di cui “il nero” Fanella, lui 41 anni, era stato il contabile e di cui il “nero” Giovanni Battista Ceniti, ieri, era verosimilmente venuto a chiedere conto. Insieme agli altri due killer.
     

    «Sessanta milioni di euro sono un ottimo motivo per uccidere», ragiona adesso un investigatore. Uccidere quell’uomo mette questa storia di fronte a un’ipotesi: chi ha sparato voleva colpire Mokbel e questo cadavere, molto probabilmente, è a lui che parla. Di certo Fanella, che nell’ombra di Mokbel viveva e che verso “l’orologiaio” provava un affetto filiale, non ha fatto l’infame.

     

    Per tutta l’inchiesta e poi lungo il processo “Sparkle” non ha mai parlato. Silvio Fanella — condannato a nove anni per la truffa all’erario da 365 milioni, ma presente anche nello scandalo tutto romano dei Punti verdi qualità e amico del mafioso di Ostia Carmine Fasciani — «ha fatto qualcosa da vivo con i soldi di Mokbel che non poteva essere tollerato». Ragionano così, sempre alla mobile. Quei soldi non li ha divisi, li ha tenuti per sé (e per il padre putativo).

    IL TESORO DI SILVIO FANELLA SEQUESTRATO 3 IL TESORO DI SILVIO FANELLA SEQUESTRATO 3

     

    Già, perché Mokbel, ex terrorista dei Nar, e Fanella, il suo cassiere, erano la stessa cosa. «Quando parla il contabile è come se parlasse il padrone ». Dunque, colpire il primo significa mettere in conto una sfida al secondo. E Mokbel, a Roma, pesa quasi quanto l’altro “nero” che con lui è cresciuto e che si vuole padrone della città criminale o, comunque, garante degli equilibri che la governano. Un nome che molti faticano anche soltanto a pronunciare, Massimo Carminati, l’ex Nar ed ex Banda della Magliana con cui Mokbel, dal giorno in cui è tornato in libertà “per gravi motivi di salute” (giugno 2011) ha riannodato legami che dicono saldi come l’acciaio.
     

    E allora, compresa la cornice, dove bisogna cercare per comprendere il motivo che ha acceso la miccia della punizione? Un investimento sbagliato? Un’operazione di riciclaggio non riuscita? Più facilmente, un’avidità rispetto al resto del “gruppo Mokbel”? È un fatto che, in questa storia, di morti ce ne siano già tre. E che Fanella sia solo l’ultimo.

     

    Domenica scorsa è stato trovato suicida il suo avvocato, Antonio Pellegrino. Si era tagliato gola e polsi a casa, e in un primo tempo la notizia non ha avuto altro peso che quello di un dramma privato. La procura, ieri, ha però deciso di aprire un fascicolo per istigazione al suicidio. Fa capire che quel suicidio potrebbe avere un legame con l’agguato mortale dei falsi finanzieri. In questo lavoro a ritroso che gli investigatori stanno realizzando si è messo a fuoco un secondo suicidio.

     

    IL TESORO DI SILVIO FANELLA SEQUESTRATO 2 IL TESORO DI SILVIO FANELLA SEQUESTRATO 2

    Quello di Augusto Murri, nel maggio 2012, a processo Sparkle appena iniziato: con un colpo di fucile l’uomo si tolse la vita nella tenuta di famiglia nella campagna di Siena. Murri era “lo spallone” del gruppo: portava i soldi di Mokbel in Svizzera e, immediatamente, li riportava in Italia, spesso a Roma, per consegnarli proprio a Fanella, che poi architettava investimenti per ripulirli in cento attività.
     

    Ci sono già tre morti, sì. E ci sono due feriti. Ecco, Giovanni Battista Ceniti, 29 anni, uno dei tre esecutori, grave al Policlinico Gemelli. Il militante genovese a capo della Casapound di Verbania fino (almeno) a 18 mesi fa: le cronache smentiscono le difese affettate del leader dei fascisti del Terzo millennio, Gianluca Iannone, che lo assicura espulso da tre anni. Il secondo ferito è Marco Iannilli, commercialista di 53 anni, faccendiere di Lorenzo Cola, l’uomo ombra del grande capo di Finmeccanica Pier Francesco Guarguaglini. Iannilli, ex estremista di destra, era stato picchiato e poi gambizzato da due incappucciati davanti al suo studio. Nel settembre 2010.

     

    IL TESORO DI SILVIO FANELLA SEQUESTRATO 1 IL TESORO DI SILVIO FANELLA SEQUESTRATO 1

    L’inchiesta non arrivò lontano: non c’erano testimoni, Iannnilli non disse nulla di credibile. Ora anche quell’aggressione prende un’attinenza con l’omicidio di via Gandolfi 19. Il commercialista — gli investigatori hanno trovato traccia nelle carte del processo Sparkle — aveva offerto agli inquirenti dettagli su un flusso di denaro, otto milioni di euro, transitato da Singapore e Hong Kong su un conto di San Marino. Lui, al processo, aveva parlato.
     

    “Il contabile” non c’è più. Come ha ricordato Nicola Di Girolamo, il senatore che Mokbel sprezzantemente chiamava «il mio portiere, il mio schiavo», Fanella «era l’uomo dei numeri, smaltiva tutti i proventi della frode fiscale». Comprava case e gioielli, reinvestiva in negozi. Tornando indietro la mobile ha scoperto che il cassiere aveva rischiato un sequestro. Non molto tempo fa. Un clan lucano voleva punirlo per aver sottratto soldi a un’organizzazione di camorra. Il rapimento non era andato in porto.
     

    Mokbel, l’orologiaio di origini egiziane, significa politica estrema (vantava di aver fatto scarcerare Giusva Fioravanti) e servizi segreti, significa finanziamenti a campagne elettorali di destra e aiuti alla fuga in Libano di Marcello Dell’Utri. Gennaro Mokbel significa, soprattutto, soldi sporchi, sacchi di soldi sporchi. Ieri mattina gli hanno ammazzato l’uomo, “il figlio”, che glieli ripuliva.

     

    3. MOKBEL: “IO NON HO PAURA, HO LA COSCIENZA A POSTO

    Fabrizio Caccia per “Il Corriere della Sera

     

    GENNARO MOKBEL GENNARO MOKBEL

    L’avvocato Ambra Giovene racconta di essersi trovata davanti un uomo assolutamente sconvolto: «Silvio per me non era un amico, era molto di più, era un fratello, un figlio, era il pupillo mio...», piangeva e gridava ieri Gennaro Mokbel, 54 anni, chiuso e disperato (con l’obbligo di dimora) nella sua casa museo di via Cortina d’Ampezzo, l’appartamento dove i carabinieri del Ros quattro anni fa, all’alba dell’inchiesta su Fastweb-Telecom Sparkle, trovarono alle pareti costose riproduzioni di De Chirico e Boeklin (L’Isola dei Morti), antiche stampe e litografie eppoi libri d’arte e di storia, un dipinto raffigurante Adolf Hitler e in salotto, infine, una grande testa, in marmo, di Mussolini.
     

    Gennaro Mokbel Gennaro Mokbel

    «Silvio Fanella non era il mio cassiere, non era il mio tesoriere, era solo un bravo ragazzo incensurato...», piangeva ieri Mokbel (condannato in primo grado a 15 anni) e piangeva pure Giorgia Ricci, sua moglie (condannata a 8), mentre l’avvocato Giovene, a ripensarci adesso, dice che forse «proprio quest’enfasi usata dai media nell’etichettare Fanella come il cassiere può aver attirato le attenzioni su di lui» da parte di quelli che ieri l’hanno ucciso. Ammazzato come un cane, a casa sua, stanato e freddato senza pietà. Un’esecuzione da brividi. «Ma io non ho paura, perché ho la coscienza a posto», ha ripetuto ancora una volta Gennaro Mokbel al suo legale, sebbene via della Camilluccia (dov’è stato assassinato ieri mattina Fanella) si trovi in linea d’aria non troppo distante da casa sua. Anzi tutt’altro.
     

    È quella Roma Nord dal cuore nero dove i protagonisti di questa storia sono molto più che semplici vicini di casa. Come l’avvocato Paolo Colosimo (condannato a 5 anni e 4 mesi), amico di Mokbel dai tempi degli anni di piombo, di destra anche lui (sebbene Mokbel ormai non ne possa più dell’etichetta e l’avvocato Giovene infatti si raccomanda: «Basta con questa storia che è nero...»).
     

    GENNARO MOKBEL GENNARO MOKBEL

    Il figlio dell’avvocato Colosimo, Francesco, fa anche lui l’avvocato e ora vuol ricordare con affetto Silvio Fanella: «Era lazialissimo come me, lo incontravo la domenica allo Stadio Olimpico, in tribuna Monte Mario, lui sempre con suo fratello e altri amici. Un ragazzo semplice, che malgrado i guai giudiziari (condannato in primo grado a 9 anni, ndr) continuava a parlare e scherzare con tutti. Sembrava sereno, per nulla spaventato da qualcosa. E il fatto che venisse indicato come il cassiere di Mokbel non lo inquietava assolutamente, sebbene fosse infamante, a mio giudizio, sia per lui che per lo stesso Mokbel. Ma ormai è inutile parlarne, perché Silvio è morto. E noi siamo sconvolti».
    Sono tutti sconvolti, i protagonisti di questa storia.

     

    MOKBEL MOKBEL

    Anche il gemmologo Massimo Massoli, che nel 2011 ha patteggiato la pena (condannato a 4 anni dal gup), ha un soprassalto d’ansia quando lo raggiungiamo nella sua gioielleria di Campo de’ Fiori. Ci apre la porta blindata ma la richiude di scatto subito dopo, quando capisce qual è l’argomento. Lui era l’esperto in diamanti, il consulente di Mokbel per gli investimenti nel settore. Non vuole sentir pronunciare il nome di Silvio Fanella, sebbene agli atti dell’inchiesta «Phuncards-Broker» esistano pagine e pagine di intercettazioni dedicate ai dialoghi tra lui, Fanella, Gennaro Mokbel e Giorgia Ricci, in cui tutti parlano accanitamente di soldi, milioni di euro come fossero caramelle, in ballo tra Amsterdam e Hong Kong.
     

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    «Io non ho paura, io ho la coscienza a posto», ripete da quattro anni Gennaro Mokbel nella sua casa museo di via Cortina d’Ampezzo. Ma dopo gli spari di via della Camilluccia, oggi credergli è più difficile. Perché questa storia invece fa paura a molti.
     

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