Giuseppe Sarcina per il “Corriere della sera”
KIM JONG UN DONALD TRUMP
Le parole, per ora, degli Stati Uniti; le armi della Corea del Nord. Il regime di Kim Jong-un ha lanciato un missile balistico all' alba (ancora notte) in Italia: esperimento fallito, come era già accaduto il 16 aprile. Ma grande allarme nella vicina Corea del Sud, da dove è arrivata la notizia, e negli Usa. Il Pentagono ha confermato che il razzo di Pyongyang - un KN-17 a medio raggio - sarebbe partito dalla base di Bukchang, nella provincia meridionale, esplodendo poco dopo il lancio. Il presidente Donald Trump è stato subito informato del test e la Casa Bianca avrebbe consultato il governo cinese.
KIM JONG UN
Tensione alta, dopo una giornata di sforzi diplomatici sostanzialmente inutili. Gli americani non sono riusciti a convincere né la Cina né, tantomeno, la Russia. Scivolata via l' intervista di Donald Trump alla Reuters : «È possibile che ci sia un grande, grande conflitto con la Corea del Nord. Assolutamente».
Rimbalzato anche l' appello rivolto dal Segretario di Stato, Rex Tillerson, al Consiglio di Sicurezza dell' Onu, riunito ieri a New York proprio su richiesta americana. «Le Nazioni Unite devono agire ora. Noi preferiremmo un negoziato, siamo pronti a fornire aiuti umanitari alla Corea del Nord se rinuncia all' atomica. Ma la pazienza è esaurita. Tutte le opzioni sono sul tavolo per difendere il nostro Paese e i nostri alleati».
kim jong un
Tillerson ha chiesto ai 15 componenti del Consiglio di sicurezza di adottare ulteriori sanzioni economiche, punendo le banche e le imprese che fanno affari con il regime di Pyongyang. Dal punto di vista americano sarebbe stato un segnale importante per isolare il dittatore Kim Jong-un. Ma non se n' è fatto nulla. Anche l' Italia, considerata alleata affidabile a Washington, si è tenuta un passo indietro. Il sottosegretario agli Esteri, Benedetto Della Vedova, ha subordinato l' adozione di nuove restrizioni «a test nucleari addizionali».
Dall' altro capo dello schieramento il viceministro degli Esteri russo, Gennady Gatilov ha bocciato in pieno l' approccio di Tillerson: «Le sanzioni non devono essere fini a se stesse e non devono essere usate per soffocare economicamente Pyongyang, né per peggiorare la situazione umanitaria del Paese. L' uso della forza poi è totalmente inaccettabile, la nostra scelta deve essere quella di utilizzare gli strumenti diplomatici».
la corea del nord ha tonnellate di armi chimiche
Si chiude, così, un' altra settimana convulsa, segnata dalle parole in libera uscita di Trump sulla Corea del Sud: «Deve pagare il nostro sistema missilistico di difesa, vale un miliardo di dollari». Trump continua a puntare molto su Pechino. E, come risposta, il governo cinese ha inviato a New York il ministro degli Esteri, Wang Yi, segno che la questione viene presa molto sul serio. Wang Yi si è presentato anche davanti ai giornalisti, accettando un paio di domande. Ma all' atto pratico si è limitato a riciclare abilmente la vecchia proposta di riesumare il negoziato a sei, «il six-party talks», coinvolgendo le due Coree, il Giappone, gli Stati Uniti, la Cina e la Russia.
Il ministro cinese ha suggerito anche le due precondizioni: la Corea del Nord si astiene da nuovi test nucleari e gli Usa rinunciano alle manovre militari in corso nella regione. La risposta-missile di Kim Jong-un è stata eloquente.