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    “BIDEN? NON SA NEANCHE DOVE SI TROVA. È STATO UNA CATASTROFE. HA UMILIATO L’AMERICA NEL MONDO” – TRUMP È TORNATO AD ATTACCARE IL PRESIDENTE AMERICANO, LA VICE KAMALA HARRIS E FAUCI: DAVA CONSIGLI ANCHE A ME SOLO CHE IO NON LO ASCOLTAVO. ORA, INVECE, SEMBRA IL RE DI QUESTO PAESE. E L’ASSALTO A CAPITOL HILL? SOLO UNA CONSEGUENZA DELLE “ELEZIONI RUBATE”…


     
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    Giuseppe Sarcina per corriere.it

     

    donald trump donald trump

    Per circa mezz’ora Donald Trump entusiasma i supporter, accorsi in massa a Florence, villaggio a metà strada tra Phoenix e Tucson, in Arizona. Sono tanti, sono migliaia. Anche se non «i 55 mila» contati dal palco da «The Donald». L’ex presidente sembra aver trovato lo smalto della campagna elettorale del 2016. Sarcasmo, soprannomi, prese in giro. Il primo della lista è Joe Biden «è un disastro totale, non sa neanche dove si trova».

     

    Seguono «Kamala», cioè la vice presidente Kamala Harris, la Speaker della Camera Nancy Pelosi, la repubblicana «rinnegata» Liz Cheney. Ma il più fischiato è Anthony Fauci. I trumpiani intonano lo slogan una volta riservato a Hillary Clinton: «lock him up», mettetelo dentro. «Dava consigli anche a me — dice Trump — solo che io non lo ascoltavo. Ora, invece, sembra il re di questo Paese».

     

    Il comizio sale di tono. «The Donald» attacca frontalmente le politiche di Joe Biden, oggettivamente in difficoltà: «La pandemia? Aveva detto che l’avrebbe sradicata e invece eccoci qua con gli ospedali ancora pieni». Immigrazione: «Stanno entrando a milioni e milioni illegalmente; Biden ha bloccato il muro che stavamo per finire, mancavano solo tre settimane». E poi l’inflazione, l’energia, la catena delle forniture: «Non ne avevamo mai neanche sentito parlare. Ci voleva Biden per avere anche questo problema».

     

    biden trump biden trump

    Insomma, pur con le inesattezze e le esagerazioni, un discorso da leader dell’opposizione. Con in testa un posizionamento politico: «Sono contro l’obbligatorietà del vaccino, Fauci e Biden hanno chiuso tutto, rovinato la nostra economia, chiuso in casa le persone. Ma noi ci riprenderemo la nostra libertà e il nostro Paese». E un percorso da seguire da qui al 2024: «Nel 2022 riconquisteremo la Camera e il Senato; nel 2024 noi ci riprenderemo la Casa Bianca». Dove, come è sempre stato chiaro, quel «noi» sta per «io», Donald Trump.

     

    Ma con il passare dei minuti, il Trump proiettato verso la ricandidatura e la rivincita con Biden, o chi per lui, lascia il posto a un oratore rancoroso e vittimista, incapace se non di accettare, almeno di superare la sconfitta netta e indiscutibile del 2016. L’audience lo asseconda per una decina di minuti. Poi, complice anche la fredda tramontana, scende un insolito silenzio, mentre il boss continua la sua tirata. Si fa fatica a seguire una serie di numeri, di percentuali. E i voti della Pennsylvania, quelli del Wisconsin.

    donald trump donald trump

     

    «E in Georgia? Avete visto che cosa è successo in Georgia? Abbiamo vinto, come abbiamo vinto in Arizona». Tutto falso, come ampiamente provato da decine di verifiche e dalle sentenze dei giudici statali e federali, compresi quelli di orientamento repubblicano. Ma per Trump la storia è un’altra. E l’assalto a Capitol Hill è la conseguenza delle «elezioni rubate»: »Tutti parlano di quelli che sono entrati nell’edificio, ma nessuno della più grande protesta che si sia mai vista nella storia. La gente era andata a Washington per rivendicare i suoi diritti».

     

    Segue l’appello più sconcertante: «Aiutiamo i prigionieri politici», che sarebbero i miliziani e gli sbandati che hanno sfasciato vetri, uffici e bivaccato nelle aule parlamentari.

     

    joe biden commosso joe biden commosso

    Ma ora ciò che conta qui, nel prato del ranch, è che la performance tanto attesa stia diventando addirittura noiosa. Molti se ne vanno. Non perché delusi, ma come gli spettatori di uno show che hanno visto cento volte. Ormai lo conoscono a memoria. La morale se la sono stampata sulle magliette, sui cappellini, sulle bandiere. Erano venuti da Detroit, dalla California, dal Texas. Si erano messi in coda anche per due ore sulle strade a due corsie che si diramano dal villaggio di Florence e si perdono tra la terra e i cactus dall’alto fusto, i saguaro, dell’Arizona. Si sentono parte di un movimento unico e inedito. E probabilmente hanno ragione. Un’onda formata soprattutto da adulti, tra i quaranta e i sessanta anni. Tante donne, pochi giovani. Con una forte presenza del mondo evangelico iper conservatore. Trump, esaurito il lungo capitolo sulle «elezioni rubate», si è ricordato di loro, accusando la sinistra radicale, anzi comunista, di «voler far strage dei bambini che stanno per nascere».

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    Poi la chiusura sopra le righe. «Qual è il Paese più duro della terra? La Russia? La Cina? La Corea del Nord? L’Iran? No, sono gli Stati Uniti di oggi. Biden e la sinistra radicale li hanno trasformati nel Venezuela. Ma noi salveremo l’America». «Save America»: lo slogan del 2024 è pronto. Trump è sicuro di arrivarci.

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