Paolo Mastrolilli per “la Stampa”
Stephen Townsend
Raqqa, la capitale del Califfato in Siria, e Mosul, la sua base principale in Iraq, verranno riconquistate nel giro dei prossimi sei mesi. È la promessa del comandante delle forze americane nella regione, il generale Stephen Townsend, durante una visita a nord di Baghdad. Un impegno che viene subito dopo la telefonata fra il presidente Trump e il collega turco Erdogan, con cui si sono impegnati a combattere insieme l' Isis. Proprio oggi, infatti, il nuovo capo della Cia Pompeo arriverà ad Ankara, per discutere i dettagli delle operazioni congiunte.
trump
Townsend ieri ha visitato la base di Camp Taji, e ha parlato in maniera molto esplicita: «Io penso che entro i prossimi sei mesi vedremo la conclusione di entrambe le campagne, a Mosul e Raqqa». Se fosse così, significherebbe la fine del Califfato, almeno nella sua dimensione di Stato islamico in grado di controllare un ampio territorio tra Siria e Iraq.
Resterebbe in piedi la sua struttura terroristica, con i militanti rientrati in Occidente pronti a colpire, ma questo sviluppo rappresenterebbe una pesante sconfitta non solo per Isis come struttura politica, ma anche per la sua retorica di conquista e costruzione del Califfato, elemento chiave della sua capacità di reclutamento.
MIKE POMPEO
A Mosul la parte orientale della città è stata «totalmente liberata». Ora le forze irachene, aiutate dagli americani, stanno preparando l' offensiva nella zona occidentale, che secondo Townsend comincerà «nei prossimi giorni».
A Raqqa la situazione è più incerta. Gli aerei della coalizione bombardano da mesi, e sul terreno combattono soprattutto le forze curde della milizia Ypg, che hanno riconquistato alcuni villaggi nel Nord della città. Sabato i membri delle Syria Democratic Forces hanno annunciato l' inizio della «terza fase» dell' operazione, che punta ad isolare la capitale del Califfato dal resto dei territori ancora controllati dall' Isis in Siria. Il problema è che la Turchia si oppone alla presenza dei curdi nella coalizione, e questo ha frenato l' intera offensiva.
ERDOGAN
Mercoledì Trump ed Erdogan si sono parlati al telefono, e hanno concordato di unire le forze per distruggere Isis, superando gli attriti tra Ankara e l' amministrazione Obama. In particolare i due presidenti hanno concordato di combattere insieme per riprendere Raqqa e al Bab, le città da cui sarebbero stati gestiti i recenti attentati in Turchia, incluso quello di capodanno a Istanbul.
bilal erdogan a tavola con islamisti filo isis secondo i media russi
I due leader hanno discusso anche la creazione di «safe zones» in Siria, dove proteggere i profughi siriani in fuga, evitando che emigrino all' estero. Anche Hillary Clinton era in favore di questa idea, ma Obama aveva frenato perché richiedeva forze sul terreno, e un accordo con la Russia per evitare scontri con i suoi militari e i suoi aerei presenti in Siria. I problemi bilaterali da risolvere tra Washington e Ankara restano due: l' appoggio americano ai curdi, e la presenza negli Usa di Fethullah Gulen, che secondo Erdogan ha orchestrato il golpe di luglio. Il capo della Cia Pompeo viene a discutere questi ostacoli, per rimuoverli e lanciare l' attacco finale all' Isis.