Estratto dell’articolo di Tommaso Ciriaco per “la Repubblica”
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Trumpisti d'Italia, che botta. E che voglia di nascondere il passato, o meglio ancora di riscriverlo. Il più provato di tutti è Matteo Salvini. Il ministro delle Infrastrutture sceglie il silenzio. Neanche un fiato sulla "onda rossa" repubblicana che non c'è stata, neanche mezza parola sul risultato delle elezioni di mezzo termine. Di più: è da almeno un mese che il politico italiano più vicino a Mosca non pronuncia la parola "Trump". Scelta consapevole, prudente, dopo l'investimento (fallito) sul brasiliano Bolsonaro.
Resta il fatto che la battuta d'arresto del magnate colpisce alle fondamenta il progetto politico che il leghista sotterraneamente coltivava, la voglia di cavalcare un "irregolare" per liberarsi dall'immagine di filorusso. E invece, la rincorsa della destra americana alla Casa Bianca non è più in discesa, come sperava Salvini. Ed esce rafforzata l'amministrazione democratica di Joe Biden, che non ha mai fatto mistero di monitorare i rapporti tra i partiti politici occidentali e Putin. Relazioni sancite pubblicamente dal patto di consultazione tra il Carroccio e Russia Unita.
SALVINI TRUMP
E però, chi più conta - e più ha da perdere - in questa storia è Giorgia Meloni. Anche la premier non interviene sull'esito delle urne, lasciando parlare il suo ministro degli Esteri: «Le nostre relazioni sono con gli Usa, il nostro rapporto è con gli Stati Unitie non con una parte degli Stati Uniti - sottolinea Antonio Tajani - qualunque governo e qualunque Parlamento esprimano».
Nel mondo di Meloni, però, prevale l'imbarazzo. E forse anche la sensazione di un'occasione mancata. L'onda rossa avrebbe permesso alla presidente del Consiglio di affrontare i prossimi mesi di governo con la ragionevole certezza di un futuro avvento dei repubblicani alla Casa Bianca. […]
BANNON MELONI
Occorre ricordare a questo punto che Meloni è la leader politica italiana che più investì proprio su Trump. Che ospitò ad Atreju Steve Bannon. L'unica a parlare alla convention dei Conservatori degli Stati Uniti. Una sintonia lunga anni che l'ha resa popolare nella base trumpiana. In vista della sfida per Palazzo Chigi, però, la leader ha avviato un progressivo smarcamento. Necessario, perché di Washington Meloni ha bisogno per reggere in un quadro europeo così ostile. E a Washington, oggi, governano i dem.
Giorgia Meloni e Steve Bannon
Esiste un piano istituzionale e uno politico. Da premier, Meloni non può che continuare a investire sul rapporto con l'attuale amministrazione Usa. Ha bisogno di Biden, lo vedrà tra pochi giorni al margine del G20 di Bali, si è candidata a essere avamposto atlantico nell'Europa occidentale, con l'obiettivo di far dimenticare alleati vicini a Putin come Matteo Salvini e Silvio Berlusconi. […]
meloni bannon
Che l'immagine di Trump sia incrinata tra i sovranisti d'Italia, d'altra parte, lo si comprende anche sondando gli umori delle truppe a Montecitorio. Che un parlamentare navigato come Luciano Ciocchetti interpreta con pragmatismo. «Ma no, non siamo trumpiani - sorride - al massimo stiamo con Ron DeSantis! Avete visto che profilo, che affermazione in Florida?». Il vento cambia, bisogna correre per non finire fuori gioco.
STEVE BANNON E GIORGIA MELONI BY VUKIC MATTEO SALVINI CON LA MASCHERINA DI TRUMP matteo salvini con la mascherina pro trump 3