Francesco Semprini per “la Stampa”
trump e xi jinping alla citta proibita piazza tien an men
Il braccio di ferro commerciale tra le due sponde del Pacifico rimbalza in Argentina dove è in corso il G20 finanziario, il summit economico a più alta tensione che la recente storia del Pianeta ricordi. Il tutto mentre dall' Europa giungono timidi segnali di schiarimento sul fronte della guerra tariffaria innescata da Donald Trump. Alla vigilia del vertice di Buono Aires il giallo sulle reciproche accuse tra Washington e Pechino aveva infiammato ulteriormente gli animi, con l' amministrazione Trump che accusava il Dragone di aver accantonato gli sforzi sulla liberalizzazione del mercato.
donald trump xi jinping
A dar fuoco alle polveri è stato il sottosegretario al Tesoro per gli affari internazionali, David Malpass, che si è spinto a dichiarare «terminato» il programma di dialogo economico fra i due Paesi, per poi però correggere il tiro. «Mi sono espresso male» dice Malpass, senza chiarire però il futuro del programma introdotto dall' amministrazione George W. Bush e in fase di stallo completo con Donald Trump.
Una retromarcia che ha creato scompiglio aggiungendo confusione piombando come una mina vagante sulla riunione dei ministri delle finanze e dei governatori delle banche centrali. Un summit dominato appunto dal confronto sui dazi varati dagli Stati Uniti sull' acciaio e l'alluminio che scatteranno il 23 marzo. A Steve Mnuchin, il compito di spiegare la politica dell'America First di Trump, affrontando alleati non proprio contenti dell' imposizione dei recenti dazi.
donald trump xi jinping
E in coincidenza dell'esordio internazionale di Jerome Powell, nella veste di nuovo presidente della Federal Reserve. E al quale spetta invece di illustrare i piani della Banca centrale americana in materia di tassi di interesse. Nel mirino degli Usa c'è principalmente la Cina visto che l' attende - secondo indiscrezioni - una nuova ondata di misure. La Casa Bianca sta valutando contro Pechino un pacchetto di altri dazi per 30 miliardi di dollari, soprattutto su prodotti tecnologici, ma anche una stretta su investimenti e visti.
donald trump xi jinping
Pechino tuttavia sembra pronta al confronto, anzi ha già attivato la sua ritorsione - ancor prima dell' annuncio dei dazi - attraverso dismissioni di titoli di Stato Usa, di cui è tra i principali detentori. Il portafogli del Dragone ha subito a gennaio un abbattimento di 16,7 miliardi di dollari in Treasury, a quota 1.168 miliardi, il minimo da luglio 2017, segnando il calo più pronunciato su base mensile da settembre.
LE RICHIESTE DELLA COREA
Da Buenos Aires arriva intanto un' altra richiesta di esenzione dai dazi, quella della Corea del sud. Il ministro delle finanze, Kim Dong-yeon, ha chiesto a Mnuchin di esentare Seul dai dazi dell' acciaio, nel corso di un bilaterale a margine dei lavori del G20, perché invierebbero un segnale sbagliato sui rapporti fra i due paesi. Anche in vista del processo di distensione con la Corea del Nord e l' inizio della denuclearizzazione della penisola.
TRUMP XI
Prove di dialogo col Vecchio continente sono in corso invece a Washington, dove il ministro dell' economia tedesco, Peter Altmaier, ha espresso ottimismo dopo l' incontro con il l' omologo Usa, il segretario al Commercio, Wilbur Ross, proprio sul tema dei dazi su acciaio e alluminio. «Oggi sono più ottimista - ha detto Altmaier -. Abbiamo avuto l' impressione che è ancora possibile arrivare ad una soluzione ed evitare un pesante conflitto commerciale».