1. PROPRIO MENTRE IL GENERO E’ AL CAIRO
Claudio Salvalaggio per l’Ansa
TRUMP GIOCA A GOLF
Con una mossa a sorpresa, dopo la calorosa accoglienza alla Casa Bianca riservata in aprile da Donald Trump al presidente-generale al-Sisi e al suo 'fantastic job', l'amministrazione Usa ha bloccato 96 milioni di dollari di aiuti finanziari all'Egitto e congelato 195 milioni di aiuti militari (in totale sono 1,3 miliardi l'anno).
Il motivo ufficiale è la carenza di progressi nei diritti umani, in particolare dopo l'approvazione in maggio di una legge che imbavaglia le ong, ha fatto sapere il dipartimento di Stato Usa. Ma sullo sfondo, riferisce il New York Times, ci sono anche le ottime relazioni - sin dagli anni Settanta - con la Corea del Nord, tra sospetti Onu di traffici d'armi e investimenti economici come quello del miliardario egiziano Naguib Sawiris, il patron di Orascom Telecom Media and Technology, la società che ha aiutato Pyongyang a creare la sua rete di telefonia mobile nel 2008.
GENERALE EGIZIANO AL SISSI
Difficile comunque pensare all'incrinarsi dei rapporti fra Trump e al-Sisi: gli analisti vi leggono piuttosto uno dei tanti segnali contrastanti di un'amministrazione ancora confusa. La decisione rischia però di imbarazzare l'Italia, che nei giorni scorsi ha deciso di far tornare il proprio ambasciatore al Cairo dopo i nuovi atti giudiziari della magistratura egiziana sul caso Regeni, suscitando polemiche e lo sdegno della famiglia.
E di irritare un alleato regionale chiave in un momento poco tempestivo, in coincidenza con l'arrivo al Cairo di una delegazione Usa guidata da Jared Kushner, genero e consigliere di Trump, in visita in Medio Oriente per tentare di riavviare il processo di pace israelo-palestinese, dove l'Egitto gioca un ruolo di primo piano. La reazione dell'Egitto è stata affidata per il momento ad un comunicato del ministero degli Esteri, che ha criticato la decisione e si è detto "rammaricato" della misura, che avrà "effetti negativi" nelle lunghe relazioni strategiche tra i due Paesi.
Samih Sawiris
Il Cairo lamenta inoltre "la mancata comprensione da parte americana dell'importanza di sostenere la stabilità in Egitto", alle prese nel Sinai con gli attacchi dell'Isis. Inizialmente il ministro degli Esteri Sameh Shoukry aveva anche cancellato l'incontro previsto con la delegazione Usa, proiettando l'ombra di tensioni diplomatiche, ma poi ha partecipato al colloquio di Kushner con al-Sisi, con focus sul processo di pace in Medio Oriente. Il capo dello Stato egiziano avrebbe ribadito la posizione del Cairo a favore della creazione di uno Stato palestinese entro i confini del 1967, con Gerusalemme Est capitale.
jared kushner ivanka trump
Nessun riferimento al taglio dei fondi. Ma l'irritazione del Cairo potrebbe avere contraccolpi sull'iniziativa di mediazione Usa, che ora vede arrivare tutti i nodi al pettine: dopo gli entusiasmi iniziali, il presidente palestinese Abu Mazen (che la delegazione Usa incontrerà domani, parallelamente al premier israeliano Benyamin Netanyahu) è deluso dagli sforzi dell'amministrazione americana, secondo media ed esponenti arabi.
donald trump jared kushner
Così scoraggiato da pensare, tra le altre opzioni, alla possibilità di dissolvere l'Autorità nazionale palestinese (Anp) in tutte le sue istituzioni, governo compreso, riaffidando i pieni poteri all'Olp. Per tornare alle trattative Abu Mazen vuole dagli inviati di Trump una risposta scritta sul "fermo degli insediamenti ebraici in Cisgiordania e l'impegno per la soluzione a due Stati". Intanto resta la tensione con l'Egitto, cui Barack Obama aveva già sospeso parzialmente e temporaneamente gli aiuti nel 2013 dopo la repressione contro i Fratelli musulmani dell'ex presidente Mohamed Morsi.
2. CI PENSA TRUMP A FARE GIUSTIZIA PER REGENI
Gustavo Bialetti per ‘La Verità’
REGENI
Taglio immediato di aiuti economici e militari all' Egitto per circa 120 milioni di euro e sospensione di finanziamenti militari per altri 240 milioni, «per le sue carenze nel rispetto dei diritti umani» e i buoni rapporti con la Corea del Nord. Schiaffone in faccia al regime del generale Abdel Fattah Al Sisi da parte del governo. Il governo Usa, che avevate sperato? Donald Trump non ha nessun Giulio Regeni da piangere, ma sa come farsi rispettare dall' Egitto.
L' Italia di Matteo Renzi e Paolo Gentiloni, invece, continua a far finta che lo studente torturato e ucciso un anno e mezzo fa non sia italiano. Il presidente Usa, per gran parte dei media italiani ed europei è un miliardario ottuso da trattare con sufficienza. E invece. Tra i punti di contrasto della Casa Bianca con Al Sisi ci sono la radicalizzazione più o meno indisturbata di alcune milizie islamiche e le continue uccisioni di cristiani, oltre all' incarcerazione di migliaia di dissidenti.
LA FAMIGLIA REGENI E IL PROCURATORE EGIZIANO SADEK
Risultato: stop bigliettoni verdi. L' Italia invece si fa prendere in giro da mesi sull' inchiesta per la morte di Regeni e non ha mai smesso di fare affari con l' Egitto. Secondo l' Istat, nel 2016 le esportazioni verso l' Egitto sono state pari a 3,08 miliardi di euro, ben superiori ai 2,9 e ai 2,7 miliardi del biennio precedente. In aumento anche la spesa militare. E le 130 aziende italiane presenti nel Paese hanno in ballo commesse per 2,5 miliardi.
Gli affari sono affari e un ragazzo è solo un ragazzo. Ma visto che non abbiamo un Trump, potremmo evitare almeno dichiarazioni come questa: «L' ambasciatore italiano al Cairo avrà, tra l' altro, il compito di contribuire all' azione per la ricerca della verità sull' assassinio di Giulio Regeni». L' ha rilasciata Gentiloni a Ferragosto e suona un po' ipocrita.