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Vittorio Da Rold per ''Il Sole 24 Ore''
Anche sotto il Partenone «si nasce incendiari e si muore pompieri». In queste poche righe è tracciata l’incredibile parabola politica del premier greco, Alexis Tsipras, nato come oppositore delle politiche di austerità volute dalla Troika e costretto a diventarne un fedele esecutore. Sono ormai passati due anni e mezzo ad Atene dopo la clamorosa vittoria alle politiche del 25 gennaio 2015 della sinistra radicale di Syriza, ma sembra passato un secolo.
La protesta della classe media ellenica stremata da una crisi lunga sette anni era sfociata a sorpresa in un duro voto di protesta a sinistra dei maggiori partiti storici: il socialista Pasok di George Papandreu e il conservatore Nea Dimokratia di Antonis Samaras. Un voto che dopo 30 mesi appare “tradito” da una massiccia dose di austerità e realismo, «per restare al potere», dicono gli oppositori del governo, «per restare agganciati al carro dell’euro», ribattono i sostenitori di Tsipras.
HOLLANDE TSIPRAS RENZI
La prima stangata della riforma delle pensioni annunciata nel 2015 da Tsipras prevedeva la fine dell’Iva agevolata per le isole più svantaggiate e il dodicesimo taglio alle pensioni con la riduzione a 2.300 euro dell’ammontare mensile massimo (da 2.700 euro) e una pensione minima, con almeno 15 anni di contributi, ridotta a 384 euro (-15%). Anche una indennità speciale (l’Ika) che aumentava le pensioni minime è stata abolita tra le proteste di piazza.
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Poi è toccato agli agricoltori, che a fine 2015 e 2016 hanno bloccato le maggiori vie di accesso del paese per protesta contro il nuovo regime fiscale che, riducendo le esenzioni, aumentava le tasse. Ma sul piede di guerra sono finiti anche notai, farmacisti, camionisti e i pubblici dipendenti. Tutti uniti contro la riforma previdenziale che ha previsto un nuovo taglio del 15% delle pensioni.
Poi sono arrivate le misure sui prestiti in sofferenza, che hanno consentito di mettere sul mercato con più facilità gli immobili ipotecati, una misura molto contestata dai sindacati. I provvedimenti facevano parte del terzo piano proposto dalla troika (Ue, Fmi e Bce) in cambio degli aiuti da 86 miliardi di euro negoziato a luglio 2015.
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La seconda tranche di misure di austerità, per un totale di 4 miliardi di euro, è stata approvata nella notte tra il 18 e il 19 maggio con 153 voti a favore di Syriza e del suo partner minore di coalizione, i greci indipendenti di Panos Kammenos, che hanno assicurato con disciplina spartana la maggioranza nel Parlamento composto da 300 seggi. Non ci sono state defezioni e i parlamentari hanno inghiottito l’ennesimo boccone amaro. Tra le misure approvate il 18 maggio c’erano nuovi tagli alle pensioni per un importo pari all’1% del Pil, che entreranno in vigore nel 2019.
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Questo è il tredicesimo taglio alle pensioni da quando la Grecia è entrata nei tre programmi di salvataggio che si sono susseguiti dal 2009. Il governo si è impegnato anche ad aumentare dell’1% del Pil le entrate fiscali nel 2020, riducendo il limite di esenzione dell’imposta sul reddito personale. Le misure comprendono altre riforme sul lavoro e del mercato dell’energia e nuove privatizzazioni, così come anche misure volte ad agevolare la vendita degli Npl delle banche greche.
Dopo questa cura il governo Tsipras non brilla più nei sondaggi e i dipendenti della sanità pubblica, scesi in sciopero per i tagli, hanno manifestato contro il governo accusando il premier e il suo partner nazionalista, Panos Kammenos, di essere entrambi dei “Pinocchio”. Accuse dure da digerire per un governo di sinistra radicale.
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Certo, dopo il compromesso dell’Eurogruppo resta la variabile di ciò che potrebbe decidere Alexis Tsipras. Sono in molti a chiedersi cosa farà il premier ellenico che aveva promesso al Paese mediterraneo che i nuovi sacrifici chiesti dalla troika questa volta avrebbero garantito l’alleggerimento al debito e l’aiuto della Bce sul fronte del quantitative easing.
Un passaggio importante che avrebbe permesso, come aveva annunciato il vice premier Yainnis Dragasakis, al Paese di tornare sul mercato dei capitali con l’aiuto del fatto che dopo l’accordo con i creditori la Bce avrebbe messo i bond greci nella lista degli asset per l’acquisto del quantitative easing così da facilitare il ritorno sul mercato dei capitali.
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A questo punto il premier potrebbe decidere di portare il tema Grecia al summit europeo del 22 giugno. Molto dipenderà dal presidente francese Macron mentre Tsipras è sempre più logorato dalle politiche di austerità.