Simona Antonucci per “il Messaggero”
mogol gianni bella
Nella cella, la romanza intima del secondo atto, la più toccante, Nei tuoi occhi vedo me. Un arrangiamento pop per il tenore, Nino, Non ti sono rivale. Un oboe arabo e una chitarra marocchina per riprodurre i suoni del mercato di Catania.
E un basso baritono per dare voce al colera. Ma è nell' Inno delle allodole che accompagna le corse nei campi della promessa suora, Maria, che si rivela la firma leggera di Gianni Bella, l' autore delle montagne verdi... dell' amico mio più sincero, un coniglio dal muso nero.
IL VOLO
Il musicista siciliano, anche se indebolito dalla malattia, è il punto forte del nuovo volo della Capinera, il melodramma moderno in scena dal 9 dicembre al teatro Bellini di Catania (sette repliche fino al 18). Sul podio, Leonardo Catalanotto, coreografie di Valerio Longo dell' Aterballetto.
I cantanti interpreti sono Cristina Baggio e Giulia De Blasio (Maria, soprano leggero), Andrea Giovannini e Alessandro Fantoni (Nino, tenore), Francesco Verna e Salvatore Giglioli (padre di Maria, basso), Carlo Malinverno e Giuseppe De Luva (Il colera, basso-baritono).
mogol gianni bella dante ferretti
La storia della ragazzina, orfana, chiusa in un convento dove morirà per un disperato amore, ritratta da Verga a fine Ottocento, ha incantato Gianni Bella, che ha composto le musiche, Mogol che ha scritto le liriche, Giuseppe Fulcheri che ha firmato il libretto, Geoff Westley che ha curato l' orchestrazione e il premio Oscar Dante Ferretti che ideato scene, costumi e regia. «Ho immaginato grandi teli che riproducono le atmosfere dell' epoca, giocando sulle luci per sottolineare gli stati d' animo».
E il sovrintendente del lirico siciliano Roberto Grossi, con il direttore artistico Francesco Nicolosi ha deciso di produrre l' impresa. «Ho sottoposto il progetto a fondazioni liriche italiane e nel mondo», racconta Grossi, «che aspettano di vedere lo spettacolo. Siamo un ente pubblico e abbiamo il dovere di intercettare nuove sensibilità e coinvolgere un pubblico sempre più ampio.
Il repertorio classico è centrale, ma bisogna provare a rinnovare la lirica, altrimenti i teatri rischiano di diventare ripetitori del passato».
mogol capinera
Il romanzo Storia di una capinera fu un best seller del 1871 e ha già avuto tre trasposizioni cinematografiche, ultima quella del 1993 di Zeffirelli. «Ma mai un allestimento teatrale», aggiunge il Sovrintendente, «con un' orchestra di 80 elementi e le scene light di Ferretti adatte a essere montate in qualsiasi sala.
Noi siamo convinti che il linguaggio del melodramma sia tutt' altro che esaurito e non poteva esserci opzione più appropriata di un progetto che si rifacesse a radici profondamente siciliane».
L' impresa che Mogol definisce «all' 80 per cento melodramma ottocentesco e al 20 per cento una cosa assai diversa», è cominciata parecchi anni fa, dal desiderio di Gianni Bella di andare oltre il pop. «Più sviluppava il libretto di Fulcheri, più si rendeva conto che stava nascendo qualcosa di nuovo», racconta Chiara Bella, figlia di Gianni, accanto a lui per aiutarlo a comunicare, «e nonostante sia sopraggiunta la malattia, non abbiamo mollato».
«Quando sono venuti a trovarmi», racconta Mogol, «mi sono tirato indietro. Una follia, ho pensato. Ma dopo aver ascoltato l' ouverture sono rimasto senza parole. Gianni è un genio».
mogol lucio battisti
2. MOGOL
Paolo Giordano per il Giornale
Insomma è la sua nuova sfida. A 82 anni Mogol non ha voglia di godersi il passato e basta.
Il 9 dicembre al Teatro Massimo Bellini di Catania andrà in scena La Capinera, un «nuovo melodramma» come lo definisce lui, che è tratto dal romanzo di Verga e ha le musiche di un genio sfortunato del nostro tempo, Gianni Bella. E la regia è di un triplice premio Oscar: Dante Ferretti che è alla seconda regia in carriera.
mogol lucio battisti
Ma le parole sono sue, ossia del nostro più importante autore di versi popolari del secondo Novecento: «E' la storia vera di una novizia che ho cambiato un po' rispetto all' originale, specialmente nella parte conclusiva». Ascoltando il primo atto, le musiche hanno un impatto coinvolgente che riporta talvolta a Rossini ma è decisamente più attuale. E il linguaggio, beh quello è Mogol 2.0, l' estrema sintesi del suo talento: «Dobbiamo far conoscere ai giovani il passato ma non possiamo rinunciare al futuro», spiega lui nel suo Cet, il Centro Europeo Tuscolano sperduto nell' Umbria più incontaminata.
MOGOL BATTISTI
Qual è la lingua di Mogol oggi?
«Entro sempre di più nel profondo dei temi della vita. Da poco mi hanno messo quattro bypass, l' intervento è crudele perché ti aprono lo sterno e ti prendono le vene dalle gambe, una roba che ti fa tanto riflettere. Ma in quel momento forse ho scoperto che la vera forza è accettare il destino. E questo mi aiuta anche nella scrittura. Sa quale dovrebbe essere una nuova materia da insegnare a scuola ai bambini delle elementari?».
MOGOL
Dica.
«Il senso della vita. La vita è l' unica materia che non si spiega a scuola. Mi batterò per questo».
Quanto ha impiegato a scrivere La Capinera?
«Non tante ore, diciamo poco più di sei, in momenti diversi».
Quando era più giovane scriveva per Lucio Battisti.
«Io scrivevo, lui cantava. L' attore ero io, ero io a parlare. Nella mia scrittura iniziale con Lucio, ero molto più aulico. Poi ho iniziato a capire che la poesia è una forma nobile di sintesi, quindi sono diventato più semplice».
Però bisogna avere un vocabolario ampio.
«Il mio vocabolario arriva dall' educazione della mia famiglia. A casa mia si diceva giornata uggiosa (come il disco con Battisti del 1980 - ndr) che altrove non si sentiva. L' altro giorno, dal benzinaio, ho sentito una persona normale dire che era una giornata uggiosa e ho capito un' altra volta l' impatto incredibile e fortissimo che ha la musica popolare sul nostro linguaggio. Mia mamma ad esempio aveva una cultura fatta di proverbi popolari milanesi, li conosceva tutti!».
GILETTI MOGOL 2
Poi lei ha scritto parole per tanti, da Tozzi a Ramazzotti a Celentano tra gli altri.
«Anche con Adriano si è verificata la stessa situazione: era lui che cantava me e i miei pensieri, nei quali evidentemente si riconosceva».
Ma nel frattempo com' è cambiato il suo rapporto con l' italiano?
«Rispetto agli inizi, a quando ero giovane, è cambiata la mia sensibilità, non il mio stile. In Storia di una capinera, che comunque è considerato il secondo romanzo italiano più influente dopo i Promessi Sposi, il Verga usa parole come fiorellini: nella seconda metà dell' Ottocento rappresentavano il linguaggio comune ma oggi non credo abbiano senso in un' opera musicale».
celentano bella mogol
A proposito, lei ha inventato un verbo: «ruscellare».
«Non c' era una parola che spiegasse l' amore con la stessa intensità inarrestabile, specialmente se pronunciata da una donna. Mi è venuta quella».
Oggi tante parole che vengono dalle canzoni pop entrano addirittura nel vocabolario Treccani. Come «Bufu» della Dark Polo Gang.
«Sì c' è un sacco di parole nuove che non sono vicine al mio sentire e fanno più che altro parte di una dimensione, quella di internet, che rischia di non servire soltanto alla vita ma di diventare addirittura la vita stessa. Si può sostituire a lei e i danni non sono prevedibili. In un aforisma ho scritto che siamo passati dal virtuoso al virtuale. Non è un buon segno, secondo me».
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Lei come reagisce?
«Giorno dopo giorno, mi accorgo di non essermi adeguato a questa nuova tendenza. Ma, allo stesso tempo, mi accorgo anche che non mi dispiace per nulla».
E ora?
«Ho in mente un' altra opera, Chiara e Francesco, una delle storie più affascinanti che conosca. Sta a vedere che prima o poi la porteremo davvero in scena».
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