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    TU MI FAI CACCIAR COME FOSSI UNA BAMBOLA: BERLINO SI RIBELLA ALLA CASA DI BARBIE A GRANDEZZA NATURALE


     
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    Andrea Tarquini per "la Repubblica"

    «Pink stinks», cioè «Il rosa puzza». Il messaggio della protesta è chiaro: no a Barbie come simbolo della donna oggetto. E la protesta è esplosa ieri a Berlino, quando vicino alla mitica Alexanderplatz la protesta delle attivissime militanti ucraine di "Femen" e di molte altre organizzazioni femministe tedesche e di altrove in Europa e nel mondo sono scese in piazza.

    BARBIE DREAMHOUSE EXPERIENCE FLORIDABARBIE DREAMHOUSE EXPERIENCE FLORIDA

    Perché qui nella capitale federale, per la prima volta in Europa, è stata inaugurata la "Barbie-House", la casa della bambola perfetta Barbie a grandezza naturale. Una casa che è pubblicità itinerante, e dopo Berlino verrà trasferita a turno in altre metropoli europee. «Pink stinks», lo slogan ha presa efficace.

    LE PROTESTE DI FEMEN DAVANTI ALLA CASA DI BARBIE A BERLINOLE PROTESTE DI FEMEN DAVANTI ALLA CASA DI BARBIE A BERLINO

    I vigilantes del servizio d'ordine hanno avuto da fare per proteggere (ma poi da quale minaccia?) i pochi visitatori della Barbie-House, le mamme venute in metro dalla lontana periferia con le loro bambine, dai molti, efficaci flashmob di femministe, gruppi per le pari opportunità, e dimostranti d'ogni genere, dissidenti contro l'idea della donna oggetto, del modello di casalinga sexy tutta cucina e vestiti attillati, contro la donna-oggetto di mercato.

    LE PROTESTE DI FEMEN DAVANTI ALLA CASA DI BARBIE A BERLINOLE PROTESTE DI FEMEN DAVANTI ALLA CASA DI BARBIE A BERLINO

    Qualche centinaio di visitatori, diverse centinaia o forse più di dimostranti. Non si può dire che il debutto tedesco in Europa della "Barbie House" ideata dalla Mattel, la multinazionale della bambola, sia andato bene. Il culmine della protesta è arrivato attorno alle 13,45 davanti all'ingresso principale. Dove i progettisti della casa di Barbie a grandezza naturale avevano fatto porre una scarpa con tacco a spillo estremo colorata ovviamente nel rosa che più shocking non si può.

    LA CASA DI BARBIE A BERLINOLA CASA DI BARBIE A BERLINO

    È arrivata intrepida come sempre una delle giovani bionde attiviste di Femen, vestita appena da una microgonna, e con un crocifisso in mano. «Fare la Barbie non è un mestiere!», ha gridato prima di essere portata via dai vigilantes di turno.

    LE PROTESTE DI FEMEN DAVANTI ALLA CASA DI BARBIE A BERLINOLE PROTESTE DI FEMEN DAVANTI ALLA CASA DI BARBIE A BERLINO

    «Bruciamo la casa, bruciamo la casa!», hanno gridato cortei in corsa, mentre un'altra ragazza di Femen quasi faceva jogging attorno al giocattolo life-size brandendo una fiaccola. Non si capisce perché proprio Berlino multietnica e femminista nel suo Dna post-68 ma anche dai tempi di Weimar, sia stata scelta come prima location europea della casa di Barbie itinerante. «No alla schifosa propaganda sessista», dicevano i volantini diffusi dal gruppo "Occupy Barbie's house".

    LE PROTESTE DELLE FEMMINISTE DAVANTI ALLA CASA DI BARBIE A BERLINOLE PROTESTE DELLE FEMMINISTE DAVANTI ALLA CASA DI BARBIE A BERLINO

    «Barbie è un'idea assolutamente unidimensionale della vita reale delle donne», dichiara Suse Bruha, una delle giovani leader dei cortei.

    E continua, davanti alla diretta di tutte le tv pubbliche tedesche: «Che vita offrono alle ragazze che magari sono troppo basse o sovrappeso, eppure hanno e possono dare al mondo un sacco di talento?». Altre dimostranti incalzavano agitando uno striscione con una frase significativa, «Barbie is not my baby!». Proteste chiassose, ma poche tensioni, poche violenze, al massimo qualche spintone tra dimostranti e vigilantes.

    LE PROTESTE DI FEMEN DAVANTI ALLA CASA DI BARBIE A BERLINOLE PROTESTE DI FEMEN DAVANTI ALLA CASA DI BARBIE A BERLINO

    Però chi ha pensato di lanciare la Barbie's house proprio nella capitale più postsessantottina e postfemminista d'Europa, la Berlino dove comanda la "donna più potente del mondo", ci ha fatto una figura a dir poco goffa.

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    Lo sottolinea anche il più autorevole media liberalconservatore/ filomerkeliano di qui, Die Welt, nel commento a caldo chiesto non a caso a una columnist americana divenuta berlinese, Jennifer Wilton: «Per carità, no ai divieti, no anche ai divieti delle case di Barbie, però Barbie simboleggia una cultura del primato di misure e taglie assurde, una cultura che non lascia nemmeno a bimbe e ragazze la libertà di scegliere se vogliono Barbie o no, perché la pressione della pubblicità le piega, e questo non ci appartiene».

    LA CASA DI BARBIE A BERLINOLA CASA DI BARBIE A BERLINO LA CASA DI BARBIE A BERLINOLA CASA DI BARBIE A BERLINO LA CASA DI BARBIE A BERLINOLA CASA DI BARBIE A BERLINO

     

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