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    "TURETTA NON È PABLO ESCOBAR" - GLI AVVOCATI DI FILIPPO TURETTA PROVANO A EVITARE L'ERGASTOLO AL 22ENNE, CHE HA UCCISO GIULIA CECCHETTIN CON 75 COLTELLATE: "NON VI È STATA PREMEDITAZIONE, FILIPPO ERA INSICURO IN TUTTO" - IN AULA I LEGALI CONTESTANO ANCHE L'AGGRAVANTE DELLA CRUDELTÀ: "L'AZIONE SCELLERATA È AVVENUTA IN PREDA ALL'ALTERAZIONE EMOTIVA. LO STALKING? GIULIA NON AVEVA PAURA DEL SUO EX" - L’ACCUSA DEL PM AL RAGAZZO: "CI HA PRESO TUTTI IN GIRO, MERITA IL CARCERE A VITA”


     
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    FEMMINICIDIO CECCHETTIN, LA DIFESA DI TURETTA: “FILIPPO NON È PABLO ESCOBAR, NON MERITA L’ERGASTOLO"

    Estratto dell’articolo di Rosario Di Raimondo per www.repubblica.it

     

    FILIPPO TURETTA IN AULA - 2 FILIPPO TURETTA IN AULA - 2

    “Che le tempeste emotive esistano mi sembra che sia un dato di realtà”, dice il professor Giovanni Caruso, a margine della lunga arringa difensiva che, assieme alla collega Monica Cornaviera, cerca di smontare alcune delle accuse nei confronti di Filippo Turetta, lo studente di 22 anni imputato per il femminicidio di Giulia Cecchettin, che avrebbe ucciso "in preda all'emotività", senza essersi preparato un piano. “No” alle aggravanti della premeditazione, dello stalking e della crudeltà, è il messaggio finale dei legali, che insistono invece per far ottenere al giovane imputato le attenuanti generiche. La sentenza il prossimo 3 dicembre.

     

    giulia cecchettin filippo turetta giulia cecchettin filippo turetta

    Il giorno prima il pm Andrea Petroni aveva chiesto il fine pena mai. Oggi il collegio difensivo di Turetta parla per quattro ore. L’imputato è in aula, sempre con la testa china. “Porterò una goccia d’acqua di legalità”, l’esordio di Caruso. Poi: “L’ergastolo è da molto tempo ritenuto una pena inumana e degradante”, “il tributo che lo Stato di diritto paga all’ideologia della pena eliminativa e vendicativa”, volto a soddisfare “coloro che dicono che Turetta deve esser messo in carcere e deve esser buttata via la chiave: questa è l’ipocrisia dell’ergastolo”.

     

    L’avvocato punta il dito sulla “gogna mediatica” dell’imputato, che definisce “un ragazzino di 22 anni”: “Forse bisognerebbe stare più cauti nell’applicare la pena dell’ergastolo”.“Non è Pablo Escobar”, continua il legale, cercando di smontare la tesi della premeditazione: “Non vi è stata, era insicuro su tutto”. E nemmeno la famosa lista delle azioni per uccidere Giulia, in realtà, dimostrerebbe “oltre ogni ragionevole dubbio” l’esistenza di un piano del killer. “La premeditazione consiste nella mancanza di intermittenze” tra l’intenzione e l’esecuzione, continua la difesa, che invece punta sulla “incapacità strutturale sul piano personologico di premeditare alcunché. Questo è Filippo Turetta”.

     

    FILIPPO TURETTA IN AULA - 3 FILIPPO TURETTA IN AULA - 3

    Deve cadere l’aggravante della crudeltà, per i legali, perché l’azione “scellerata” di Turetta è avvenuta “in preda all’emotività”, in uno stato di “alterazione emotiva”, con concitazione. Un’azione “a cortocircuito”, connotata da “pugnalate sferrate alla cieca”, un “omicidio efferato ma non c’è quella aggravante”. Sta parlando di tempesta emotiva, già evocata in altri casi di omicidio? “Che le tempeste emotive esistano mi sembra che sia un dato di realtà”, aggiunge Caruso evocando pure Shakespeare.

     

    E lo stalking? Turetta era “ossessionato” da Cecchettin, aveva un “comportamento petulante, insistente, insopportabile”. Ma gli atti persecutori, per la difesa, sono un’altra cosa, devono generare “un perdurante stato di ansia e di paura”, ma “Giulia non aveva paura di Filippo”, ripete più volte Caruso. “Filippo ha sperimentato quello che dalla notte dei tempi viene sperimentato tra esseri umani, in modo patologico: la sofferenza delle relazioni”. [...]

     

    FILIPPO TURETTA, L’ACCUSA DEL PM: “CI HA PRESO TUTTI IN GIRO, MERITA IL CARCERE A VITA”

    Estratto dell’articolo di Rosario Di Raimondo per www.repubblica.it

     

    buoni propositi di filippo turetta 3 buoni propositi di filippo turetta 3

    «Vi prego», esorta nel silenzio dell’aula il pm Andrea Petroni, 38 anni, rivolto ai giudici. Alla sua destra, Filippo Turetta è stretto tra gli avvocati, a testa bassa. «Vi prego – insiste – immaginate cosa significa la pressione sulla bocca, i venticinque tagli sulle mani, le urla...». In due ore e mezza ci porta dove Giulia Cecchettin è stata sequestrata, uccisa e gettava via. Descrive la persecuzione, legge chat che tolgono l’aria, spiega il piano del killer, smaschera le sue bugie: «Ho avuto la spiacevole sensazione di essere stato preso in giro». E chiede l’ergastolo per lo studente, accusato di omicidio pluriaggravato.

     

    Il pm parte dall’inizio. Dallo stalking di Turetta a Cecchettin. Messaggi opprimenti, spesso sgrammaticati o scritti in maiuscolo che trasmettono la «rabbia» sulla tastiera. Sfuriate per la carriera universitaria di Giulia: «Mettiti in testa stronza che o ci laureiamo insieme o la vita è finita per entrambi. Ridicola. Stai zitta, è così e basta. Smettila di pensare alla tua inutile carriera.

     

    FILIPPO TURETTA IN AULA FILIPPO TURETTA IN AULA

    La tua vita la vivi a pari passo con me». Sfuriate se lei voleva mangiare una pizza con l’amica: «Se è sabato o domenica non puoi cazzo, sei impegnata con me! Sei una merda se mi togli la nostra uscita. Fai pena». Minacce: «Maledetta che sei, mi devi tenere traccia della tua giornata. Ti farò pentire del male che mi stai facendo. Non ti lascerò un secondo di pace». Messaggi contenuti nelle 150 pagine di requisitoria. «Leggeteli», è l’invito del pm, che argomenta l’aggravante dello stalking. [...]

     

    Turetta ha aiutato gli investigatori a scavare nel cellulare. Ma aveva già cancellato tutto. Dopo il primo interrogatorio del dicembre 2023 e dopo quello davanti alla Corte, Petroni si è sentito «preso in giro». Elenca alcune assurdità: «Il prelievo per fare shopping, il nastro adesivo per attaccare il papiro della laurea, i coltelli per suicidarsi». Quasi a prevenire le mosse della difesa – stamattina le arringhe degli avvocati Giovanni Caruso e Monica Cornaviera – avverte che la giovane età dell’imputato (22 anni) non può bastare a evitare l’ergastolo. Verso Filippo «lo Stato è in credito, non in debito. Aveva la possibilità di scegliere». [...]

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