Paolo Valentino per il “Corriere della Sera”
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Alle elezioni regionali in Turingia vince la Linke del premier Bodo Ramelow. Grazie soprattutto al suo ministro-presidente, l' estrema sinistra diventa il più forte partito in un Land tedesco. Non era mai successo dal 1990. Ma è una vittoria amara per Ramelow, al quale l' ennesimo tracollo della Spd e il passo falso dei Verdi fanno venir meno la maggioranza con cui ha governato negli ultimi 5 anni.
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Non è più al vertice per la prima volta dalla riunificazione la Cdu, che precipita al suo minimo storico ed è solo terza forza dietro l' AfD. Il partito dell' estrema destra nazionalista raddoppia i voti e conferma la sua forte crescita all' Est, dove viene ormai stabilmente votato da un elettore su quattro. Tornano nel parlamento regionale i liberali della Fdp.
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Secondo i primi risultati, la Linke passa dal 28,2% ottenuto nel 2014 a poco meno del 30%, un successo quasi interamente dovuto alla linea pragmatica e alla popolarità personale di Ramelow. Impressionante la progressione dell' AfD, accreditata del 23,7% dal 10,6 % di cinque anni fa. La Cdu precipita dal 33,5% al 22,6%, mentre la Spd perde quasi 4 punti, passando al 12,4% a un abissale 8,3%, che accentua la crisi esistenziale della socialdemocrazia.
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Deludono i Verdi, confermando la loro difficoltà a imporre l' agenda ambientalista nell' Est: con il 5,4% perdono infatti qualche decimale rispetto al 5,7% del 2014. Festeggia la Fdp, che dal 2,5% supera di slancio la soglia del 5% e può così rientrare nel Landtag.
«Per me è una conferma. Il mio partito ha avuto un mandato chiaro a governare e intendo assolverlo», ha detto Ramelow, commentando a caldo i risultati.
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Ma il compito per lui si annuncia piuttosto complicato. Esclusa un' intesa con la Cdu, contraria per ora a ogni collaborazione a qualsiasi livello sia con la Linke che con l' AfD, l' unica possibilità teorica a disposizione del premier uscente sarebbe di imbarcare anche la Fdp in una maggioranza a quattro, con Verdi e Spd. Ma il leader liberale, Christian Lindner, ieri sera ha subito respinto l' ipotesi.
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Ma Ramelow ha un doppio vantaggio: non esiste nessuna maggioranza alternativa in grado di tagliarlo fuori e inoltre il tempo è dalla sua parte.
La Costituzione della Turingia non pone infatti limiti di tempo alla ricerca di una nuova maggioranza. Fino a quando il parlamento regionale non eleggerà un nuovo premier, Ramelow potrà quindi continuare a governare. E poiché il bilancio per il 2020 è già stato approvato, in pratica ha davanti un anno, che in politica equivale all' eternità.
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«Gli elettori della Turingia hanno dato un segnale chiaro: così non si può continuare», è stato il commento trionfale di Björn Höcke, leader regionale e candidato dell' AfD, secondo il quale Alternative für Deutschland «è sulla strada per diventare un partito popolare pantedesco». Il successo della destra ultranazionalista in Turingia è tanto più allarmante, in quanto Höcke è il vero capo dell' ala più dura ed estremista di AfD: all' evidenza, la sua violenza verbale, le sue uscite xenofobe e le frequenti strizzate d' occhio alle frange neonaziste non hanno affatto spaventato gli elettori. Non solo, perché la lunga fase di incertezza politica che si annuncia, potrebbe ulteriormente rafforzare AfD nel Land.
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Sul piano federale, il voto in Turingia (appena 1,7 milioni di aventi diritto al voto) non avrà un impatto decisivo sulla Grosse Koalition.
Ma il crollo della Cdu suona un altro campanello di allarme ed è un nuovo colpo per Annegret Kramp-Karrenbauer, la presidente del partito, già in grande difficoltà come ministro della Difesa. Sempre più aumentano i dubbi sulla sua adeguatezza a succedere ad Angela Merkel.
Nella Spd, ridotta nell' Est al lumicino, cresceranno le voci di quanti chiedono l' uscita dalla Grande Coalizione. Per il ministro delle Finanze Olaf Scholz, che ha vinto di misura il primo turno del referendum tra i tesserati per eleggere il nuovo leader, un ostacolo in più da superare.
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