Matteo Persivale per il “Corriere della Sera – Sette”
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I dialoghi fanno impressione: «Si è versato una maxipinta di vino», «sei solo un avanzo di night, una ex spogliarellista alla canna del gas», «lui se ne girava per la casa con l’affare sempre di fuori», «bevevo whisky di mattina perché l’happy hour è a tutte le ore», «affoghiamola prima di bruciarla!!!... Dopo, mi fotterò il suo cadavere carbonizzato per assicurarmi che sia morta».
johnny depp a processo
Le prove a carico incutono paura: le registrazioni audio surrettizie sempre gracchianti e disturbatissime, i filmati col cellulare occultato nel tinello della villona di lusso, lo specchio schizzato di sangue, le gigantesche “piste” di cocaina tipo quelle Al Pacino in Scarface ma vere, le fotografie del divo con la barbetta unta e i capelli neri lunghi steso sulla barella come un Cristo del Mantegna – non morto ma soltanto ubriaco, coperto di sangue solo perché si è mozzato un dito con una bottiglia di vodka nel suo personale, autoinflitto Golgota che gli è costato la reputazione, la carriera, i contratti (cancellati) da
decine di milioni di dollari.
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IL MATCH DI PUBBLICHE RELAZIONI
«Johnny Depp contro Amber Heard» camuffato da processo civile titilla gli istinti più bassi di chi sospettava, sì, che Hollywood fosse la Babilonia del nostro tempo ma sperava che almeno le trame dei suoi scandali fossero opera degli sceneggiatori da Oscar, non di quelli presi in prestito dalle soap opera e dai film horror di serie Z.
Amber Heard in tribunale in Virginia
Depp contro (anzi «versus» come latineggiano gli americani) Heard rassicura però chi ha sempre avuto una visione apocalittica della celebrità, del denaro, dell’America. Consola gli intellettuali sedotti (e per questo afflitti da sensi di colpa) dallo show quotidiano in diretta (anzi «live») via TikTok, Twitter, Facebook, YouTube, Instagram perché questa estasi del trash conferma almeno che Wittgenstein aveva ragione: «La logica riempie il mondo, i limiti del mondo sono anche i suoi limiti».
LA STRATEGIA
Amber Heard 3
I limiti della logica sono risultati evidenti dal primo giorno del processo, dalla prima udienza davanti alla corte civile dello Stato della Virginia per la causa – diffamazione – intentata da Johnny Depp contro l’ex moglie Amber Heard, attrice e modella con la quale è stato sposato dal 2015 al 2017 e che negli anni successivi lo ha ripetutamente accusato di abusi domestici e diffuso video che lo ritraggono ubriaco e iracondo.
Nel 2018 Heard aveva pubblicato un editoriale sul Washington Post definendosi vittima di «abusi sessuali», senza citare mai per nome l’attore, ma era impossibile non riconoscerlo: l’articolo è alla base dell’attuale procedimento. Depp chiede 50 milioni di dollari come risarcimento danni, l’ex moglie ha risposto con un’altra causa nella quale ne vuole 100.
amber heard johnny depp meme 3
La carriera di lui, 59 anni a giugno, è ormai ampiamente deragliata, niente più Pirati dei Caraibi (verrà rimpiazzato nei prossimi film da una donna, Margot Robbie), niente più Animali fantastici di J. K. Rowling (al suo posto ora c’è il family man Mads Mikkelsen), e quando sia la Disney sia la Warner ti scaricano la situazione appare al capolinea.
Malconsigliato, ha peggiorato le cose intentando causa per diffamazione al tabloid The Sun nel Regno Unito che l’aveva definito un picchiatore di donne, perdendo male e finendo pure sculacciato verbalmente dal giudice.
amber heard piange in tribunale meme
Adesso il processo in Virginia grazie a una serie di decisioni sensate da parte di Depp (ha scelto avvocati ottimi) e di errori di lei (ha scelto avvocati pessimi) si è trasformato in uno show cruento ma dall’enorme successo di pubblico.
I social media sempre ansiosi di scrivere male di qualcuno si sono avventati sulla vicenda, «Team Johnny» contro «Team Amber». Lui pareva indifendibile ma nei primi giorni di deposizione ha parlato della sua infanzia e gioventù disastrata: a lungo, con franchezza, senza fare sconti a nessuno, neanche a sé stesso, per la prima volta nella sua vita pubblica.
amber heard al processo
Lei che partiva come l’eroina femminista delle donne maltrattate si è contraddetta su particolari importanti, ha dovuto ammettere che la donazione in beneficenza dei milioni ottenuti da lui per il divorzio non è stata fatta, e le immagini del talamo nuziale nel quale lei per sfregio al marito collocò delle feci restano indimenticabili per chi ha avuto la sfortuna di vederle.
Johnny Depp e Amber Heard Barbie
Si è così scatenata l’analisi minuto per minuto del processo in mondovisione digitale via social: le osservazioni degli esperti di linguaggio del corpo, le teorie cospiratorie, il tifo da stadio fuori dal tribunale.
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Ogni singolo fotogramma analizzato in modo maniacale, tipo le immagini dell’attentato a Kennedy a Dallas: un teatro dell’assurdo nel quale anche Heard che si soffia il naso davanti al giudice viene accusata, con abbondanza di replay, di non essersi soffiata il naso ma di aver inalato qualcosa, da un oggettino celato nel fazzoletto bianco.
Amber Heard testimonia in tribunale 8
Heard ha licenziato con effetto immediato (ormai era tardi) i suoi consulenti di comunicazione, la famosa (e costosissima) Precision Strategies fondata dalla ex direttrice della campagna elettorale di Barack Obama. Ora si affida a Shane Communications, altra potenza del settore. Fuori dal tribunale, il circo dei fan con cartelloni e trombette.
Su Twitter, l’hashtag #AmberHeardIsALiar che le dà della bugiarda è stato utilizzato in più di 31.000 tweet, eclissando l’hashtag #IStandWithAmberHeard che la difende e che ne ha poco più di 21.000.
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C’è anche il doc in due parti Johnny Depp contro Amber Heard – Il processo, trasmesso inizialmente su Discovery+ solo per abbonati, ma mercoledì scorso andato in chiaro in prima serata sul canale Nove.
UNA MADRE TERRIBILE
La prima sorpresa è stata la confessione di Depp: «Oggi, per la prima volta, ho la possibilità di parlare». Un monologo di ore, il primo in 37 anni di carriera perché era sempre stato notoriamente avaro di informazioni su di sé e la sua famiglia: l’infanzia nel natìo Kentucky che pare uscita da una piéce di Tennessee Williams con il padre mite e imbelle, e la terribile madre che si faceva beffe dello strabismo di Johnny («Mi chiamava orbo, occhiotorto, rideva della benda che dovevo portare sull’occhio sano per allenare quello malato: avevo cinque anni, tuttora sono legalmente cieco dall’occhio sinistro»). Le botte: «Ma quello era semplicemente dolore fisico, impari a subire».
Amber Heard con il labbro ferito
«Siamo in quest’aula perchè mi è sembrato diabolico che i miei figli (Lily Rose e Jack, avuti entrambi da Vanessa Paradis; ndr), che allora andavano ancora a scuola, si ritrovassero a fare i conti con gente che gli sventolava davanti la copertina della rivista People dove si diceva che ero un violento... Non l’ho mai picchiata, non ho mai picchiato una donna in vita mia. Questo processo è imbarazzante? No, sto facendo la cosa giusta».
Di imbarazzante, almeno per il sistema hollywoodiano, c’è l’assoluta trasparenza, una dose non abituale di verità: la parata senza fine di “assistenti personali”, autisti, tuttofare, galoppini. Coloro che avrebbero in realtà una sola mansione, al di là delle etichette: evitare che il loro principale finisca ripetutamente nei guai.
Amber Heard al processo in Virginia
La sofisticata infrastruttura di pubbliche relazioni del complesso sistema – vecchio come Hollywood – che ha industrializzato la celebrità da oltre un secolo dipinge noti beoni come modelli di temperanza, fornicatori seriali come mariti modello, overdosi improvvise e quasi letali vengono derubricate a ricoveri «per disidratazione», dipendenze all’ultimo stadio risolte in remote e esclusivissime cliniche nel deserto dell’Arizona. Lo stesso sistema che occulta diffusissime bi e omosessualità dietro paraventi benissimo realizzati con dovizia di apparenze etero, donne dello schermo, «matrimoni bostoniani».
Si tratta degli ottimi (e ottimamente retribuiti: gli orari sono pessimi e lo stress elevato) professionisti che fanno sì che il gossip resti per l’appunto gossip, e che si prodigavano perché al massimo i segreti finissero in un romanzo della compianta Jackie Collins.
Amber Heard in tribunale in Virginia 2
Invece Johnny Depp, uomo-azienda da due miliardi e mezzo di dollari fatti incassare al botteghino in una carriera piena sì di kolossal ma anche di tanti piccoli film indipendenti (di Gilliam, Kusturica...), si è sempre esposto alle intemperie della celebrità senza protezioni, accompagnandosi ogni volta a donne famose (Kate Moss, Winona Ryder, Sherilyn Fenn, Vanessa Paradis) che in qualche modo l’hanno sempre protetto.
Johnny Depp e Amber Heard
Fino alla giovane semisconosciuta Amber Heard, al divorzio infernale, alla gogna legal-mediatica del tribunale di Fairfax, Virginia, ad alto tasso di verità.