1. ECOTASSA, IRES, DETRAZIONI ECCO LE NOVE STANGATE NASCOSTE NELLA MANOVRA
Anna Maria Greco per ''il Giornale''
GIOVANNI MUCIACCIA TROLLA DI MAIO
«Più che nascoste, le tasse legate alla manovra gialloverde sono manifeste», denuncia Giorgio Mulè, portavoce dei gruppi parlamentari di Forza Italia. E il responsabile per l' Economia, Renato Brunetta, avverte: «Aspettiamoci un' Italia con meno tasse per l' 1% dei contribuenti e più tasse per il restante 99%. Un tradimento clamoroso del programma del centrodestra».
L' elenco è lungo, da una prima analisi sono almeno nove le nuove tasse nella manovra: dall' ecotassa sulle auto alla webtax sulle vendite online, dall' imposta di circa 400 milioni sui giochi al raddoppio dell' Ires per gli enti no profit e alla cancellazione delle detrazioni per imprese(4,5 miliardi da versare in più) e per banche e assicurazioni (1,8 miliardi).
di maio
Oltre a una vera e propria stangata sulle tasse locali, che la Cgia di Mestre calcola in un miliardo in più, tra Irap, Imu-Tasi e addizionale Irpef. «La scelta del governo - dice Brunetta - di non prorogare il blocco degli aumenti delle imposte regionali e locali degli ultimi 3 anni, è cinica nei confronti di Regioni e Comuni e spietata nei confronti dei cittadini. Togliere il tappo con una manovra che non regala particolari risorse a questi enti dopo la cura dimagrante subita, significa aprire a un 2019 di delibere che aumenteranno l' Irap, la Tasi, l' Imu e le addizionali regionali e comunali all' Irpef». Tra i tributi locali c' è pure la tassa di sbarco a Venezia che andrà da 2,5 a 5 euro.
Per non parlare del mancato adeguamento delle pensioni oltre i 1.200/1.300 euro netti al mese. «Il governo - commenta la vicepresidente dei senatori di Fi Licia Ronzulli - ha bloccato la rivalutazione delle pensioni di genitori, nonni, persone che hanno lavorato una vita con stipendi modesti. Altro che pensioni d' oro!».
LUIGI DI MAIO SELFIE
Deborah Bergamini la definisce «la manovra più costosa di sempre per le tasche degli italiani poveri», proprio per il blocco dell' adeguamento all' inflazione: «Le hanno definite prima d' oro, poi di platino, la realtà però è ben diversa: chi oggi vive con 1.522 euro al mese di pensione non può definirsi neanche di ottone». Insomma, per Paolo Zangrillo, il governo «che doveva smontare la Fornero ha fondato la manovra di bilancio sul taglieggiamento dei pensionati» e così ricaverà 70 milioni, «buoni per garantire divano e tv a 10 mila titolari di reddito di cittadinanza, con un messaggio inquietante per i giovani che studiano».
Gilberto Pichetto Fratin affoga nelle 356 pagine della relazione tecnica alla manovra, che in pochi ancora sono riusciti a leggere e scuote il capo sconsolato a ogni capitolo.
renato brunetta
«C' è anche il taglio del Fondo sviluppo e coesione per 800 milioni, di cui l' 80% destinati al Sud e il resto al Nord». Vincenza Labriola lamenta anche un altro provvedimento: «È vergognosa l' umiliazione che questa manovra riserva al Sud, invece di fornire gli strumenti per renderlo attrattivo per gli investimenti, per le startup come embrione di innovazione, turismo, agricoltura, scopriamo che nel maxi emendamento diventa attrattivo per i pensionati. Il governo scambia il Mezzogiorno per il reparto geriatria del Paese, i pensionati che risiedono all' estero e decidono di tornare in Italia risiedendo al Sud, dopo almeno 5 anni vissuti fuori dall' Italia, avranno come incentivo le tasse al 7%».
Tutto questo, ricorda Mulè, con le spese per gli investimenti «ridotte dagli iniziali 9,4 miliardi a 3,6 miliardi». E con il timore concreto di un aumento dell' Iva, per ora sventato ma incombente come una spada di Damocle. «Una tempesta di tasse per l' oggi e la prospettiva di una manovra di 50 miliardi per il 2020, il tutto al solo scopo di rispettare le folli promesse elettorali dei grillini, i veri vincitori della partita giocata sulla pelle degli italiani», commenta Osvaldo Napoli.
GIORGIO MULE'
Francesco Giro grida «vergogna!» al governo: «Fra le pieghe della nuova legge di bilancio imposta a scatola chiusa e con un voto di fiducia alle 3 di notte, scopriamo nuove tasse su tasse e l' aumento delle accise che avevano sempre negato. Se Berlusconi avesse fatto una manovra simile l' avrebbero impiccato nella pubblica piazza». Questa «stangata delle bugie e delle tasse» dice Maurizio Gasparri, Fi la dovrà «combattere nel Paese, sui territori, tra le categorie».
2. DI MAIO FA CASSA CON I GIOCHI E «TAGLIA» ANCHE LA FORTUNA
Giuseppe Marino per ''il Giornale''
Anche il governo del cambiamento non disdegna di fare cassa con i giochi. Nella manovra sono spuntate misure che aumentano a livelli record la tassazione per i gestori del gioco legale. Ma non solo: per due passatempo molto popolari, Videolottery e New Slot, l' intervento dello Stato ha il paradossale effetto di un «taglio alla fortuna».
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Le battagliere dichiarazioni di Luigi Di Maio contro i giochi («abolisco la pubblicità sul gioco d' azzardo perché sta distruggendo le famiglie») facevano pensare che il suo governo si sarebbe comportato in modo diverso rispetto ai governi del passato, che hanno sempre usato il settore come bancomat per i momenti difficili.
Invece, paradossalmente, il governo del cambiamento ha fatto ricorso al bancomat più di altri. Addirittura, si può dire che proprio grazie ai giochi il governo abbia evitato di farsi del male nel suo più grande azzardo, la sfida all' Europa. Il ministro Tria di ritorno da Bruxelles lo ha ammesso con la consueta schiettezza: «Il passo decisivo per chiudere l' accordo è stata la tassa aggiuntiva sui giochi».
La nuova imposizione per le aziende del settore è pesantissima: sale all' 1,40% (dall' 1,25%) l' aumento del Preu, il prelievo erariale unico sugli apparecchi per il gioco, mentre il balzello su scommesse legali e gioco a distanza sale, a seconda della tipologia, dal 20 al 22-25% del margine di guadagno. Un primo prelievo aggiuntivo era già contenuto nella manovra «fantasma» approvata alla Camera e secondo i calcoli del governo avrebbe dovuto fruttare 239 milioni di euro. Al Senato, dopo l' intesa con Bruxelles, si sono aggiunti balzelli per altri 457 milioni, salendo a un totale davvero imponente di maggiori entrate: quasi 700 milioni di euro.
L' intervento, oltre alla scarsa coerenza con i proclami di Di Maio, presenta un rovescio della medaglia amaro per i giocatori. Perché i divertimenti più colpiti, slot e videolottery, subiscono un' imposizione così dura da rischiare di far sparire ogni margine di guadagno e quindi costringere le aziende a ritirarsi. Dunque cosa fa il governo del cambiamento che odia l' azzardo? Fornisce una via d' uscita, tagliando la fortuna.
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Se il ministro Padoan aveva imposto una tassa sulle vincite, Tria è stato più sottile: a essere tagliato è il payout, cioè la percentuale minima che, per legge, i giochi devono rimettere in circolo in termini di vincite. Semplificando, è il montepremi. Per giochi come slot e videolottery, che si vedono ridurre il payout dal 69 al 68% e dall' 84,5 all' 84% rispettivamente, significa ridurre la chance di vincere.
Oltretutto, il governo potrebbe aver fatto male i conti sulle entrate attese dalle nuove gabelle. «La riduzione del payout - spiega al Giornale l' avvocato Giulio Coraggio responsabile del gruppo in materia di giochi per lo studio legale Dla Piper - comporterà una riduzione degli importi restituiti ai giocatori e quindi degli importi rigiocati in una tassazione che non si basa sul margine, ma bensì sulla raccolta».
In sostanza «se lo stesso importo è rigiocato tre volte dal medesimo giocatore, lo Stato ci guadagna tre volte, ma se l' importo non è restituito in vincita, il rigiocato si riduce e quindi ci perde anche lo Stato». Secondo il legale, i giochi potrebbero perdere appeal e incassare meno. La conclusione è a sorpresa: se Di Maio vuole le coperture per il reddito di cittadinanza, gli conviene sperare che la gente continui a giocare.