GIUSEPPE FORNASARI
Francesco Bonazzi per la Verità
Tutti alla sbarra, senza sconti. La Procura di Arezzo vuole che gli ex amministratori e dirigenti di Banca Etruria, ai quali a metà dicembre aveva notificato la chiusura delle indagini, vengano rinviati a giudizio con l' accusa di bancarotta fraudolenta. Un manipolo di 21 colletti bianchi, guidato dall' ex presidente Giuseppe Fornasari e dall' ex direttore generale Luca Bronchi, è accusato di aver buttato al vento qualcosa come 180 milioni in prestiti clamorosamente avventati e che, non a caso, non sono mai tornati indietro.
Con l' aggravante che molti milioni sono finiti a società nelle quali avevano un interesse diretto consiglieri di amministrazione della banca stessa. Gran parte dei fatti contestati dai pm guidati da Roberto Rossi, in passato anche consulente del governo Renzi, sono avvenuti tra il 2008 e il 2010 e quindi i magistrati dovranno stare ben attenti alla prescrizione.
LUCA BRONCHI ETRURIA
Anche perché nel gorgo dell' istituto aretino, fatto fallire da Bankitalia a fine 2015, sono spariti oltre 500 milioni e i crediti incagliati ammontavano a 2,8 miliardi. Ma intanto ecco la mano dura della procura aretina in attesa della decisione del Gup: nessun prosciolto, almeno nella fase finale. L' ex vicepresidente Pierluigi Boschi, papà di quella Maria Elena Boschi che è il volto simbolo del renzismo, non era nella lista dei «cattivi» già a metà dicembre, segno che non gli sono stati addebitati coinvolgimenti diretti in operazioni anomale.
pier luigi boschi
Nella richiesta di rinvio a giudizio si staglia la vicenda degli oltre 60 milioni concessi nel 2008 alla Sacci, cementificio romano che faceva capo ad Augusto Federici, 49 anni, erede di una dinastia di costruttori che a meno di 30 anni era già in sella al gruppo. Secondo la ricostruzione della guardia di finanza, fatta propria dai pm, Federici avrebbe abusato della propria qualità di consigliere di amministrazione della Pop Etruria per ottenere una montagna di denaro. Soldi con i quali avrebbe dovuto portare a termine un' acquisizione importante.
roberto rossi
Il 24 dicembre del 2008 - sì, proprio alla vigilia di Natale - il cda della banca delibera la concessione di un fido da 60 milioni a favore della Sacci. Non passano neppure 3 mesi ed ecco che lo stesso consiglio accorda un fido da 11,2 milioni per un derivato di copertura del rischio sul credito precedentemente concesso. È il 21 febbraio e i pm annotano: «Fido senza reale istruttoria e deliberato in un giorno». Un anno dopo, e precisamente il 12 febbraio 2010, alla Sacci vengono «regalati» altri 31 milioni. La procura, che contesta queste operazioni anche a tutti i componenti del comitato crediti, parla di «condotte manifestamente imprudenti», «delibere arbitrarie» e prestiti «senza garanzie effettive».
privilege cantiere civitavecchia
Per la cronaca, Sacci è fallita 2 anni fa e la banca toscana ci ha rimesso almeno 62 milioni. Nella ventina di pagine della richiesta di rinvio a giudizio assume rilievo anche la folle storia dello yacht fantasma, finanziato da Pop Etruria e raccontata per primo dal nostro reporter Giacomo Amadori. Si tratta di un buco da 136 milioni, che è la cifra incassata a maggio del 2010 da un cantiere di Civitavecchia, Privilege Yard, che avrebbe dovuto costruire una super barca. Oltre la metà di quei milioni (78, per la precisione) sono stati elargiti dalla popolare toscana e non sono mai tornati indietro.
privilege cantiere civitavecchia1
In compenso, una società vicina a un consigliere ha preso commesse per 6 milioni. Lo yacht non s' è mai visto e la Privilege si è spiaggiata al tribunale fallimentare di Roma. La finanza ha scoperto che le banche si erano accollate l' intero rischio dell' investimento.