Andrea Palazzo per www.ilmessaggero.it
goodboys
Tutti ballano il Bongo Cha Cha Cha, tranne Caterina. Fosse stato per Caterina Valente, i TikToker di tutto il mondo potevano anche scordarsi di ballare il Bongo Cha-Cha-Cha.
Sulla sua pagina Facebook si scopre, infatti, che la 90enne interprete del tormentone planetario dell’estate non aveva alcuna intenzione di approvare il remix del suo pezzo realizzato dai Goodboys, malgrado i produttori della nuova versione le avessero garantito un arricchimento della sua fan base di Millennial e Gen Z.
Per farsene cosa, si sarà chiesta Caterina, che nella sua carriera da Guinness ha venduto 20 milioni di dischi, inciso più di mille brani e duettato con Louis Armstrong, Ella Fitzgerald, Dean Martin e Mina, con cui divide da anni l’eremo svizzero di Lugano.
Secondo l’artista, il pezzo era già un po’ banale e sempliciotto allora, figurarsi cosa poteva diventare dopo il remake da parte di una banda di dj inglesi, che avrà scambiato per un gruppo di scappati di casa con la tuta acetata (mica lo smoking del suo vecchio partner Bing Crosby).
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C’è di sicuro che questi -dopo centinaia di milioni di visualizzazioni sui social- sono scappati sul serio con un bel po’ di royalties e non le dovranno spartire con Caterina, cui hanno fatto ascoltare il brano solo per cortesia. Il suo fermo rifiuto al progetto non poteva, infatti, bastare a dissuaderli, perché il brano dopo 50 anni è di pubblico dominio e la cantante può accampare zero diritti, non avendo neppure firmato come autrice. Niente di nuovo nel mondo delle sette note.
Già in passato Prince e George Michael avevano litigato con le case discografiche che non ne tutelavano abbastanza il repertorio e la stessa Valente interruppe per lungo tempo i suoi spettacoli dal vivo, a causa di rapporti tumultuosi con impresari poco onesti. Un peccato per una straordinaria entertainer cosmopolita, nata da genitori italiani e poi diventata artista circense, cantante, chitarrista e attrice, famosa letteralmente in ogni parte del globo, tranne che nel suo Paese.
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Troppo sofisticata e versatile per il nostro pubblico? O forse con una vita privata discreta e poco esuberante, che rendeva difficile la collocazione nel Pantheon delle icone gay, mai riservato ad artiste sobrie e misurate. Se questo Pink Pass sembra ancora l’unico viatico al successo nazional popolare per le ugole tricolori, Caterina si è presa una rivincita in extremis col vintage Cha-Cha-Cha (e pazienza se avrebbe preferito una sua Bossa Nova con Vinicius). Meriterebbe, ora, anche il sentito ringraziamento di tutte le nostre web influencer che hanno passato le vacanze a monetizzare i like dei balletti delle notti di Rio, mentre alla gran Vedette neppure la consolazione di allargare di un euro l’imponibile del 730.
RIECCO CATERINA VALENTE, DIVA «SCOPERTA» A 90 ANNI
Paolo Giordano per “il Giornale”
Goodboys Bongo cha-cha-cha
Ma come ci piace dimenticare. Prima gli italiani, certo, ma solo dopo tutti gli altri. Fino a pochi mesi fa Caterina Valente, cantante e showgirl ora 90enne, era confinata nel baule dei ricordi, nonostante una carriera da far impallidire la stragrande maggioranza degli eroi nostrani che a colpi di like gonfiano i propri ego come mollica di pane nell'acqua.
C'è stato bisogno che, per il grande pubblico, la riscoprissero tre deejay e produttori inglese, ossia i Goodboys, maestri della house che hanno «remixato» Bongo cha cha cha, brano pubblicato da Caterina Valente nel 1959, uno dei primi esempi di ritmi latino americani in Europa. Risultato. Bongo cha cha cha è un fenomeno social, le celebrità lo rilanciano su Tik Tok, è trasmesso a mitraglia dalle radio e ha vinto il disco d'oro.
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Lei, che vive a Lugano non lontano da Mina, non ci ha guadagnato nulla, anzi era pure contraria alla riscoperta di quello che già sessant' anni fa riteneva un brano usa e getta. Però dopo 50 anni le canzoni sono di pubblico dominio e quindi i Goodboys hanno impacchettato lo stesso il loro remix per la gioia di una valanga di ascoltatori in mezzo mondo con centinaia di milioni di views sui social e sulle piattaforme streaming.
Da Tik Tok a toc toc. Dopo il successo immediato, il nome di Caterina Valente ha di nuovo bussato alla porta della popolarità, facendosi (ri)conoscere a una generazione che non aveva la più pallida idea di quanto straordinaria sia stata la carriera di questa cantante, chitarrista e showgirl nata a Parigi nel 1931 da genitori italiani (padre fisarmonicista, madre commediante musicale parente del futuro cardinale Siri) e poi diventata globale a furia di successi.
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Per capirci, Caterina Valente è nel Guinness dei Primati perché ha inciso brani in dodici lingue diverse (sei delle quali parla con naturalezza), ne ha venduti quasi venti milioni di copie in tutto il mondo ed è stata forse la prima italiana a diventare protagonista nella tv americana: dodici volte ospite del leggendario Perry Como e poi, a turno, di Ella Fitzgerald, Danny Kaye, Bing Crosby e persino Dean Martin nel suo memorabile show sulla Nbc. Una stella mondiale con numeri impressionati. Nel 1969 un suo concerto registrato in Germania per la Cbs (Caterina from Heidelberg) è stato visto da più di 50 milioni di americani. E in Italia? Nel 1961 ha inaugurato il Secondo Programma (ossia Rai2) con le sei puntate di Bonsoir Caterina e, tra l'altro, in Un'ora con Caterina Valente ha duettato pure con Mina.
Poi, questa stella italiana che rimaneva sempre meno in Italia, ha fatto tournèe dal Giappone al Sudafrica, ha festeggiato i 50 anni di carriera con Paul Anka alla tv tedesca, è stata invitata da Johnny Dorelli in varietà Mediaset di metà anni Ottanta. Poi le sue apparizioni si fanno sempre più rare mentre lei divide la propria vita tra Lugano e gli Usa senza puntare mai su quella calamita di consenso che è la nostalgia canaglia.
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Ma in Italia quest' artista dalla voce squillante e dall'indubbio talento di performer non ha avuto quel rimbalzo di popolarità che di solito spetta a chi ha costellato la propria storia di successi in giro per il mondo. Di certo un po' dipende dalla riservatezza di un'artista figlia di artisti che nel 1952 ha sposato un giocoliere tedesco (Erik Van Aro, padre del suo primo figlio Eric) e poi il pianista britannico Roy Budd (dal quale ha avuto Alexander).
Senza apparire costantemente sui media italiani, la figura di Caterina Valente si è consegnata ai ricordi. Ora la sua voce è di nuovo dappertutto grazie a un brano come Bongo cha cha cha, che è uno dei «tormentoni» dell'estate ma, senza il nuovo vestito dance, suonerebbe irrimediabilmente nostalgico grazie a un arrangiamento ovviamente legato agli anni Cinquanta e a una interpretazione figlia di quell'epoca meravigliosa e candida.
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Però Caterina Valente è una artista che nella sua vita ha incrociato la voce con quella di Louis Armstrong e si è esibita con Chet Baker e con le orchestre di Count Basie e Tommy Dorsey, praticamente il gotha della musica jazz e black del Novecento. Insomma un'artista lontana dagli scandaletti o da quelli che allora si chiamavano rotocalchi. Ma, allo stesso tempo, anche capace di raggiungere livelli di qualità come pochi altri. Eppure su di lei non c'è mai stato, neppure timidamente, un effetto revival, zero, silenzio assoluto. Molto dipende probabilmente dalla sua riservatezza. Ma un po' (eufemismo) è colpa della tendenza squisitamente italiana a rimuovere le nostre eccellenze come se, per definizione, avessero meno meriti di quelle straniere. Una abitudine che la globalizzazione ha un po' attenuato.
Ma che il caso di Caterina Valente, stella dell'estate italiana con un brano di 62 anni fa, conferma ancora una volta, come se neanche aver condotto un programma negli States con un mito come Dean Martin oppure aver cantato con i grandi del mondo non bastasse a riconoscere di avere una leggenda in casa.
Caterina Valente