1 - L’ARCHITETTO, IL RADIOLOGO, L’OPERAIO ARRESTATI ALTRI TRE COMPLICI DEL BOSS
Estratto dell'articolo di L. Sir. per il “Corriere della Sera”
matteo messina denaro
Pochi giorni fa, quando non sapeva ancora cosa l’aspettasse, su Facebook aveva pubblicato un detto in siciliano che, tradotto suona, così: «Chi non si fa gli affari suoi, cerca guai con la lanterna».
Una esortazione al silenzio che Massimo Gentile, l’architetto arrestato ieri per aver prestato l’identità a Matteo Messina Denaro, ha osservato scrupolosamente. Originario di Campobello di Mazara, paese in cui per anni si è nascosto il capomafia, si era trasferito a Limbiate, in provincia di Monza. E per il Comune, come racconta lui stesso sui social, si occupava di appalti e Pnrr. Un insospettabile al servizio del capomafia che, dal 2007 al 2017, ha vestito i suoi panni, usando il suo nome.
massimo gentile
A Gentile, parente della storica amante del padrino, Laura Bonafede, i carabinieri del Ros sono arrivati attraverso un paziente lavoro di ricostruzione. Una indagine accurata che ha portato all’identificazione e all’arresto anche di altri due fiancheggiatori: il tecnico radiologo Cosimo Leone, punto di riferimento del latitante in ospedale a Mazara del Vallo, e Leonardo Gulotta, che a disposizione del boss ha messo il suo telefono.
Esibendo i documenti di Gentile — svela l’inchiesta del procuratore Maurizio de Lucia, dell’aggiunto Paolo Guido e dei pm Piero Padova e Gianluca de Leo — Messina Denaro, nel novembre del 2014, andò personalmente da un concessionario d’auto di Palermo per acquistare una Fiat 500 e come numero telefonico per eventuali comunicazioni diede quello di Gulotta.
leonardo gulotta
[…] E grazie all’architetto, secondo gli inquirenti, il padrino comprò anche la moto Bmw con cui per anni ha viaggiato. Il veicolo è stato regolarmente revisionato e assicurato a nome del professionista. E nelle polizze, ancora una volta, è stato indicato il numero di telefono di Gulotta.[…]
Molte prove incastrerebbero anche Leone. Nel 2020, dopo che gli fu diagnosticato il cancro, in tempi record — 8 giorni — Messina Denaro venne sottoposto a una Tac nell’ospedale di Mazara in cui il tecnico lavorava, e poi visitato e operato.
[…] Il tecnico, che avrebbe cambiato i suoi turni per essere in ospedale quando c’era il boss, gli avrebbe consegnato un cellulare riservato acquistato da uno dei suoi fiancheggiatori, Andrea Bonafede, e gli avrebbe fatto avere, una volta dimesso, il cd della Tac.
Gli inquirenti hanno ricostruito tutte le chiamate e gli spostamenti di Leone e Bonafede nei giorni del ricovero e dell’operazione, dimostrando che fu il tecnico, unico in tempo di Covid a poter visitare il paziente, a consegnargli il cellulare acquistato dal complice. […]
il cerchio criminale di matteo messina denaro
2 - LA RETE DEL PADRINO
Estratto dell'articolo di Lara Sirignano per il “Corriere della Sera”
L’esercito su cui ha potuto contare per trent’anni non era fatto solo di familiari e «picciotti» dalla lupara facile. Al servizio di Matteo Messina Denaro, ultimo stragista di Cosa nostra, c’erano anche insospettabili: professionisti, imprenditori incensurati, maestre, impiegati, medici. Fedelissimi disposti a rischiare tutto per lui.
giovanni luppino
[…] Giovanni Luppino, ad esempio, era il suo autista. Senza precedenti penali, di professione ufficiale agricoltore, l’ha scarrozzato per 52 volte tra Palermo e Campobello di Mazara, paese in cui il boss si è nascosto per anni. Arrestato il 16 gennaio del 2023 insieme al ricercato, qualche giorno fa si è preso 9 anni e 3 mesi per favoreggiamento aggravato. La Procura gli aveva contestato l’associazione mafiosa. Oltre ad accompagnare il capomafia alla clinica palermitana in cui si sottoponeva alla chemioterapia per il cancro al colon che l’ha poi ucciso, Luppino chiedeva il pizzo per suo conto. E nella gestione del latitante aveva coinvolto anche i due figli Vincenzo e Antonino. […]Come il padre sono in carcere per favoreggiamento.
cosimo leone
Andrea Bonafede, geometra di Campobello, nipote del boss Leonardo, storico alleato dei Messina Denaro, forniva al capomafia l’identità […] Per la gestione della malattia del padrino è stato reclutato anche il cugino omonimo del geometra, l’uomo che, consegnando ricette e prescrizioni sanitarie per Messina Denaro, ha fatto la spola tra lo studio di un altro favoreggiatore, il medico Alfonso Tumbarello, e la casa del latitante.
[…] alla famiglia del geometra appartiene anche Emanuele, altro nipote del padrino di Campobello. Insieme alla moglie, Lorena Lanceri, una delle tante amanti di Messina Denaro, ha ospitato il latitante a casa, gli ha fatto compagnia, l’ha protetto.
[…] Entrambi processati in abbreviato, sono stati condannati lui a 6 anni e 8 mesi, lei, che faceva anche da postina smistando la corrispondenza del capomafia, a 13 anni e 4 mesi.
emanuele bonafede
Lanceri, però, non era la sola donna della rete dei fiancheggiatori. Un ruolo chiave nella latitanza di Matteo Messina Denaro ha certamente avuto Laura Bonafede, figlia di Leonardo Bonafede. Ufficialmente maestra elementare, è stata al suo fianco per una vita intera. La documentazione sequestrata dai carabinieri racconta senza possibilità di equivoco l’intenso rapporto amoroso che la legava al latitante col quale ha convissuto per anni insieme alla figlia Martina, anche lei recentemente arrestata per favoreggiamento. Il marito della donna, Salvatore Gentile, killer al servizio del padrino, sconta un ergastolo per omicidio. […]
laura bonafede
La quarta donna del cerchio magico del boss è sua sorella Rosalia, l’unica della famiglia a sapere della sua malattia. Fedele cassiera del clan, legatissima al fratello minore, è in carcere per associazione mafiosa. Del lungo elenco dei favoreggiatori da ieri fanno parte anche Massimo Gentile, un insospettabile architetto che da anni si era trasferito al nord, accusato di aver prestato l’identità al capomafia prima del geometra Bonafede; Cosimo Leone, il tecnico radiologo che dopo la diagnosi del cancro ha fatto fare in tempi record al boss la Tac all’ospedale di Mazara del Vallo e gli ha consegnato un cellulare riservato, e Leonardo Gulotta: a chi chiedeva un recapito telefonico per pratiche e documenti, il latitante dava il suo numero.
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